Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 3.1890

DOI Heft:
Fasc. III
DOI Artikel:
Harck, Fritz von: Quadri di maestri italiani nelle gallerie private di Germania
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0185

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
QUADRI DI MAESTRI ITALIANI NELLE GALLERIE PRIVATE DI GERMANIA 178

quadri di scuola fiamminga, fra i quali parecchi di grande pregio, e inoltre diversi buoni lavori
di antichi maestri tedeschi, di scuola spagnola e di scuola italiana; tutti questi dipinti furono ac-
quistati nei primi venticinque anni del nostro secolo.

Un catalogo compilato l'anno scorso dall' odierno proprietario ci informa — e ne dobbiamo
esser grati al compilatore — intorno alla provenienza dei quadri, e di molti ci dà anche l'indi-
cazione del prezzo d'acquisto, da cui è interessante il vedere come allora fosse determinato il va-
lore delle pitture in vendita-

Fra i dipinti italiani il più noto per essere ricordato da vari autori è l'Ecce homo di Andrea
Solari. Il Growe e il Cavalcasene, 1 oltre ad una estesa descrizione la quale mi dispensa dal par-
larne diffusamente, ci danno anche notizie intorno a quelli che prima lo possedettero, e lo dichia-
rarono lavoro autentico di quel maestro. Il Morelli 2 nel principio del suo libro lo annovera an-
ch'egli fra le opere certe del Solari, ma verso la fine cambia giudizio, e lo ritiene una copia fatta
a bella posta per trarre in inganno l'osservatore; nel suo ultimo libro non ne fa nemmeno men-
zione. È ben vero che l'arte italiana non può essere convenientemente apprezzata che dagli italiani ;
tuttavia voglia perdonarmi il signor Morelli se io, tedesco, mi permetto di essere riguardo a questo
dipinto d'opinione differente dalla sua. Ed esprimo qui il mio parere, non fosse altro per far sì
che alcuno degli studiosi d'arte italiani, il quale per caso visiti la galleria di Lùtschena, esamini
il quadro più attentamente di quello che farebbero considerandolo a 'priori come una copia. Prima
di tutto mi sembra che, per dare un giudizio intorno ad esso, si debba tener conto di una circo-
stanza, che cioè esso fu trasportato dal legno su tela; di fatto vediamo scritte a tergo le parole:
« Enlevé de dessus bois, mis sur toile par Haquin 1785. » Che il dipinto abbia molto sofferto, pro-
babilmente durante tale trasporto, lo mostrano le fessure di cui è letteralmente pieno ; e i varii
ritocchi, fra i quali specialmente i chiari sovrapposti ai capelli, ne fanno mettere in dubbio 1' au-
tenticità. Qualora però si osservi il quadro con maggiore attenzione e si giunga, direi quasi, a
leggervi dentro, vi si trova una modellazione delle carni di una tenerezza così meravigliosa, i
passaggi dai chiari alle ombre sono segnati con tale finezza, e finalmente i toni dei colori chiarì
e trasparenti sono di una perfezione tale, quale di solito riscontriamo propriamente soltanto in
Leonardo. E quella vera nobiltà e dignità che spira da tutta la figura, quella meravigliosa delica-
tezza di sentimento con cui è espresso il dolore dell'animo, tutto ciò non dovrebbe essere che l'o-
pera d'un copista? Non posso credere che un copista sarebbe in grado di entrare siffattamente
nello spirito di un maestro e di appropriarsene la maniera; non credo che una copia pura e sem-
plice possa mostrare in tal guisa i caratteri di un'importante opera originale d'un artista. E vero
che non abbiamo delle prove esterne dell'originalità del dipinto, giacche la segnatura, ammesso
che sia antica ed autentica, non dice nulla ; a mio avviso però esso parla da se stesso, ed in mezzo
agli strappi ed attraverso i ritocchi si vede ancora la mano del maestro che lo ha eseguito; ond'io
devo accettare pienamente il giudizio che ne dànno il Crowe ed il Cavalcasene.

Un altro dipinto, pure già nominato dal Morelli, appartiene a Giovanni Francesco Caroto. E
un quadretto benissimo conservato rappresentante in mezza figura e in grandezza metà della natu-
rale la Madonna colle mani giunte dietro un parapetto in atto di adorare il bambino che vi
giace sopra. Sulla vesta di color rosso ciliegia ricade un manto azzurro carico foderato di verde;
la testa con capelli biondi lisci e spartiti nel mezzo è coperta da un fazzoletto bianco; il fondo è
formato da una tenda verde non larga, a destra e a sinistra della quale si vede un paesaggio
montuoso che sul dinanzi finisce in prati piantati d'alberi. Il tono del quadro è dorato, e così
pure le carni con forti velature rosse, il paesaggio trattato largamente; il tipo della Madonna e
principalmente il carattere del paesaggio tradiscono a prima vista l'origine veronese dell'autore.

Dopo YEcce homo del Solari, il più importante fra i quadri italiani della collezione è una
eccellente e caratteristica Santa conversazione del Cima, da annoverarsi fra gli ultimi lavori di
lui. Nel mezzo sta seduta la Madonna, e sulle sue ginocchia sta in piedi il bambino ; san Giovanni
che gli si accosta a sinistra gli consegna la croce; a destra san Girolamo con la mano destra sul

1 Crowf. e Cavai.casfxi.e, Storia della pittura in

Italia, ediz. tedesca, VI, 63, 04.

2 J. Lf.rmoueff, Die Werke ecc., 1 ediz. tedesca
pagg. 71 e 484.
 
Annotationen