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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0188
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DOMENICO (INOLI

facciata delia chiesa, 11011 ce nulla che possa in alcun modo attribuirsi a lui. Vedremo bensì opere di
Mino nella chiesa e nel palazzo; ma queste, di cui discorreremo appresso, furono da esso eseguite
non già per Paolo II (Pietro Barbo), il quale, del resto, aveva la passione edilizia e favoriva i
gioiellieri e gli orefici, ma non gli scultori, nè i pittori, 1 ma bensì pel cardinal Marco Barbo,
che dopo la morte dello zio proseguì la fabbrica del palazzo e della chiesa di san Marco. L'errore
del Vasari deve aver avuto origine da questo, che Mino, dopo la morte di Paolo II, eseguì più
lavori per commissione del nepote cardinal Barbo, e principalmente il monumento del papa stesso.

Quando fu eseguito il monumento di Paolo II?

A' 25 giugno 1471 Mino era a Firenze e non pensava di allontanarsene, poiché sotto quella
data ei stipulava nuovi patti co' monaci della Badia, pe' quali si obbligava di dar compiuta la
sepoltura del conte Ugo entro il termine di diciotto mesi: l'opera invece rimane sospesa, e fu ter-
minata solo dieci anni dopo, nel gennaio del 1481. Causa di questo indugio dovette essere appunto
la sua partenza per Roma chiamatovi a lavorare pel monumento di Paolo II, morto a' 26 luglio
del 1471, cioè un mese dopo il rinnovamento de' patti co' monaci della Badia.

Alcuni però, osservando come si trovino lavori di Mino a Perugia, a Prato e a Firenze
negli anni 1473 e 74, e parendo loro troppo ristretto il tempo dalla morte di Paolo II al 1473
per eseguire un così gran monumento, qual'è quello di Paolo II, hanno creduto che Mino si por-
tasse a Roma solo dopo il 1474. Lo Tschudi però ha fatto già osservare quanto sia poco credibile
che il cardinal Barbo indugiasse tre anni a metter mano al monumento da lui fatto erigere allo
zio. Se si voglia prestar fede al Vasari, Mino avrebbe terminato quel monumento in termine di
due anni; il che non è affatto incredibile, sapendosi oggi che solo la metà di esso è opera sua:
e due anni poterono correre dalla sua venuta a Roma pel monumento di Paolo II, ai lavori di
Perugia e di Prato.

Ma c' è di più, che il dossale di san Pietro a Perugia pare che non fosse eseguito in
quella città; il Vasari infatti dice che Mino «mandò una tavola di marmo a messer Baglione»;
e inoltre l'iscrizione di quel dossale, in cui è la data del 1473, indica l'erezione della cappella
— /). Baglionus... altissimo erexit mcccclxxiii, — ma nulla esclude che l'opera di Mino sia
stata eseguita in altro anno, probabilmente di non poco anteriore, a giudicarne dalla fattura.
Io credo per tanto, se documenti sicuri non vi si oppongano, che non si possa protrarre di
molto l'erezione del monumento oltre la morte del papa, e che Mino si recasse a Roma ad ese-
guirlo verso il termine del 1471.

Si gareggiava in quegli anni di sontuosità nelle sepolture de' cardinali e de' papi ; ma questa
di Paolo II « fu allora tenuta, secondo le parole del Vasari, la più ricca sepoltura che fusse stata
fatta d'ornamenti e di figure a pontefice nessuno ». Narra il Vasari che l'allogazione del monu-
mento fosse data a Mino, e lo Tschudi si mostra disposto a crederlo. Veramente a me pare che
si debba dubitarne; poiché i lavori appariscono divisi fra due scultori, Mino e Giovanni Dalmata,
in parti uguali, in modo da non lasciar credere, che l'allogazione fosse data all'uno piuttosto che
all'altro. Secondo le idee del nostro tempo, non si sa quasi concepire un lavoro d'arte che non
sia eseguito da un artista o in parte da altri co' suoi disegni, e sotto la sua direzione e respon-
sabilità; ma a quel tempo la divisione delle parti di un'opera fra più artisti indipendenti l'uno
dall'altro, era un fatto ordinario. E ciò dovette avvenire pel monumento di Paolo II, chè non si
spiegherebbe altrimenti, come Mino non avesse riserbato a sé le parti principali del monumento,
nò come il Dalmata lavorasse non già su disegni di Mino ma propri, e conservando intera la sua
individualità artistica. Io credo che Mino e il Dalmata avessero fatto compagnia insieme per un
tempo determinato, come usavano fare non di rado gli artisti, e che l'allogazione fosse data alla
compagnia; il che acquista credibilità e sarei per dire certezza da altri lavori che vedremo in
seguito eseguiti da essi in comune. Probabilmente, oltre a' due artisti, ce n'era un terzo, forse
Pagno da Settignano o altri, incaricato dell'esecuzione della parte architettonica e decorativa del
monumento.

1 l pittori non ebbero commissioni da questo papa,
gli scultori, fra i quali Paolo Romano, dovettero adat-

tarsi a scalpellare travertini per san Marco e per la
Loggia della Benedizione a san Pietro.
 
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