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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Gnoli, Domenico: Le opere di Mino da Fiesole in Roma, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0194
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DOMENICO GNOLI

qualche durezza, quel partito di pieghe può considerarsi un capolavoro d'ornamentazione e di tec-
nica. Lo sentì Mino, e più 11011 si mosse da quel modello. La figura della Carità, se non ci fossero
accanto le altre virtù teologali, potrebbe passare per una madonna ; ed egli infatti la ripetè più volte
per madonna, mantenendo sempre, come vedremo, appena con qualche modificazione, quello splendido
partito di pieghe. Le due pieghe principali poi, divengono comuni a tutte le sue figure sedute, e si
ritrovano, quantunque in forma affatto rudimentale, anche nel bassorilievo del pergamo di Prato.

Sembrandomi di vedere qualche vestigio di lettere nell'orlo superiore del marmo raffigurante
la Fede, ai due lati dell'arco della spalliera, ne ho rimosso la calce che lo copriva, e n'è uscita
fuori, a piccoli caratteri, la solita leggenda ■— Opus Mini. — Abbiamo così il monumento firmato,
dai due autori, e per la terza volta troviamo in Roma la firma dello scultore di Fiesole.

Credo che a quest'epoca stessa appartenga la statua della Fede, in parte finita e in parte solo
abbozzata, che si conserva nel museo di Berlino. Il eh. signor Bode la pone al termine della vita
di lui, ed esprime anzi il dubbio che sia rimasta incompiuta per la sua morte ; 1 ma avendo ora
sott'occhio le sculture del monumento di Paolo II, che per esser poste in luogo oscuro e per non
esservene riproduzioni in fotografia non si prestavano fino ad ora ad esame accurato nè a raffronti,
non può sfuggire una parentela così stretta tra quella scultura e queste, da rendere assai credibile
che sieno contemporanee. Infatti la Fede di Berlino, che è ritta in piedi, nella parte superiore e
finita, può dirsi una ripetizione della Fede e della Carità nel monumento di Paolo II, mentre la
parte inferiore, solo abbozzata, colla solita gamba in fuori, è simile nel movimento e nelle pieghe
alla statua di san Luca del monumento stesso. 2

Ho già detto che nel disegno del monumento di Paolo II del Giacconio, le stat ue e i bassorilievi
sono collocati a capriccio entro le nicchie e le cornici; infatti, secondo quel disegno, la Fede sarebbe
stata collocata nel piedistallo della colonna a destra, e la Carità nel mezzo. Invece i due bassorilievi
di Mino dovevano esser posti, l'uno incontro all'altro, nei piedistalli ; non solo perchè è naturale
che due figure simili e della stessa mano stessero l'una a rincontro dell'altra, ma più ancora perchè
la forma del trono che colla spalliera forma nicchia alle due virtù, è perfettamente eguale in queste
due, mentre differisce nella terza, cioè nella Carità, che doveva stare nel mezzo. Ciò è confermato
dal disegno attribuito a Benedetto da Rovezzano, nel quale troviamo la Carità di Mino non già nel
mezzo, ma nel piedistallo di sinistra.

Nel mezzo del basamento 3 era la figura della Speranza, dell'altro autore del monumento,
Giovanni Dalmata ; uno scultore valente e con fisionomia, propria, di cui ignoreremmo perfino il
nome s'egli non avesse avuto l'avvertenza d'inciderlo sotto questa statua: Ioannis Dalmate opus.
Questa graziosa figura, che il Vasari attribuiva a Mino del Reame, forma il più vivo contrasto
coll'arte di Mino. Modellata, senza alcun paragone, meglio che le altre due, essa non si piega che
a malincuore e in piccola parte alle esigenze architetturali. Per rispetto a queste, essa tiene le mani
congiunte in mezzo al petto, ma colla testa e colle ginocchia si piega verso un raggio di luce che
scende dall'angolo destro della cornice. È tutta movimento, tutta vita; e con quella testolina vivace
contornata di ricciolini, con quel vezzo di perle che le scende sulla fronte, pare che volentieri uscirebbe
dal suo trono, e rinunzierebbe a far la parte d'allegoria. Alle pieghe lineari di Mino fanno contrasto
queste rocciose e ondose del Dalmata, che quando non debbono seguire le forme della persona
divengono addirittura un mare in tempesta. Questo tipo della Speranza era già fissato nell'arte
toscana, e colla Speranza del Dalmata ha certamente parentela quella del Civitali al Bargello. Ma
anche qui, per non lasciarmi tirar fuori dal mio argomento, lascio da parte il Dalmata, sul quale è
merito dello Tschudi d'aver richiamato l'attenzione degli studiosi. In altro fascicolo farò cono-
scere il restante del monumento di Paolo II e le principali opere di questo scultore.

1 Kónigliche Museen su Berlin. Besclireibung der
Bildcoerke der christlichen Epoche, bearbeitet voti

Willhelm Bode und Hugo von Tschudi. Berlin 1888.

Due figure di Miao, la Fede e la Carità entro nicchie
a conchiglia si trovano nella collezione Dreyfus a Parigi.
Dice il Bode che la figura della Fede è assai simile a

quella di Berlino. Non ne conosco alcuna riproduzione.

3 Nel disegno attribuito a Benedetto da Rovezzano
nel mezzo del basamento pare che s'avanzi un semicer-
chio, nel quale doveva esser collocata la Speranza. Ma
ciò non s'accorda nò col disegno del Ciacconio, nè col
marmo della Speranza che è piano.
 
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