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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Frizzoni, Gustavo: L' affresco del cenacolo di Ponte Capriasca
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0203

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190

GUSTAVO FRIZZONI

colla quale sono resi i movimenti a seconda della circostanza, in ispecie quelli significativi delle
mani, e gli svariati tratti caratteristici espressi in -quei visi dalla tinta chiara e delicata, laddove
la scelta dei colori dei panneggiamenti si scosta affatto da quella dell'originale di Leonardo.

Il pittore Giuseppe Bossi invece, che si era occupato in lungo e in largo di quanto concerne
il celebrato Cenacolo facendo una descrizione di tutte le copie che gli venne fatto di rintracciare,
per quanto fosse un serio osservatore non ci pare ben ispirato nel suo giudizio intorno all'affresco
di Ponte Capriasca.

Egli in primo luogo dà una particolare importanza alla circostanza del trovarsi scritti i nomi
di ciascun Apostolo sotto la rispettiva figura (per quanto lo scritto vi apparisca rinnovato), venendo
così ben determinato il tipo di ciascuno, certamente secondo il concetto del maestro in capo.

E in ciò non vorremmo dargli torto.1 Dove invece egli procede troppo di fantasia e alla lesta
si è nell'accennare sopra indizii certamente fallaci per autore un Pietro Lui ni, fratello di Aurelio
e di Evangelista, tutti e tre figli del noto Bernardino Luini. Il suo giudizio non ha altro fonda-
meli lo se non quello fornitogli dalla presenza di due figure d'angeli di rilievo ch'egli ebbe ad
osservare a canto alla tavola della Madonna di Loreto, già da noi menzionata e che mostravano
in certe targhette di che erano muniti la figura di un piccolo lupo unitamente alle lettere PE.
LV. Il lupo quindi secondo lui accennerebbe alla famiglia dei Luini, Lovini o Lupini, le lettere
manifestamente a Pietro Luino. Ora chi non s'avvede della fallacia di simile argomento per trarne
la conclusione voluta dal Bossi? Astrazione fatta dal non trovarsi alcuna opera nota altrimenti
di codesto Pietro Luino, quelle targhette sostenute dagli Angeli fuori del dipinto potrebbero tutt'al
più riferirsi alla famiglia e al nome del devoto committente, mentre sarebbe cosa affatto fuori
del consueto che un pittore si fosse segnato in simil modo anziché dare contezza di sè sull'opera
da lui eseguita.2 Nè milita maggiormente in favore di Pietro Luino l'argomento della pre-
senza dei due quadretti nello sfondo dell'affresco, che il Bossi dice analogamente introdotti dal
padre Bernardino Luini nello sfondo del suo grande affresco della chiesa degli Angeli a Lugano,
quelli cioè a dire dov'è rappresentata da un lato l'Orazione all'Orto, dall'altro il Sacrificio di
Abramo; poiché la prima di tali composizioni non ha somiglianza con quella introdotta da Ber-
nardino in distanza nel suo affresco della Crocefissione, come episodio della passione di N. S., la
seconda poi, puramente simbolica, non è nè punto nè poco compresa nel novero delle diverse
composizioni grandi e piccole che vedonsi nel dipinto a Lugano e che riferisconsi strettamente
agli avvenimenti che precedettero e che seguirono quello principale occupante il piano anteriore. 3

Pietro Luini infine ci pare propriamente da escludere come autore del Cenacolo di Ponte Ca-
priasca per un'altra considerazione, quale è quella che scaturisce dalla notevole evoluzione compitasi
nello sviluppo dell'arte pittorica da Bernardino Luini alla generazione che immediatamente gli tien
dietro. Chi non rimarrebbe colpito infatti dal divario che corre fra le pure ed equilibrate creazioni del
primo e quelle caricate, tronfie e manierate del figlio suo Aurelio, che si vedono le une a canto alle
altre a Milano nella chiesa di S. Maurizio e nella Pinacoteca di Brera ? Impossibile pertanto ac-
costare a simili produzioni un affresco del genere di quello di che ci occupiamo, dove gì' indizii dell'età
aurea, fedele ai principii leonardeschi, sono tutt'altro che spenti e dove non si ha il ben che mi-
nimo sentore dell' infausta influenza suscitata dalla grande e generale ammirazione per i concetti
e per le forme eternate arditamente da Michelangelo, quale apparisce fra tante altre nelle opere
di Aurelio. In altre parole noi ci meravigliamo come il Bossi artista colto e giudizioso abbia potuto
sentirsi indotto a collocare un Cenacolo così vivamente improntato del soffio di Leonardo in epoca
tanto avanzata oltre la metà del xvi secolo. Egli infatti inclina a crederlo eseguito verso il 1505,

1 Se nel Cenacolo delle Grazie non rimane più trac-
cia di nómi sotto le figure, ben si può assicurarsi che

Leonardo si fosse studiato di determinarne i tipi. Ba-
sterebbe a provarlo lo schizzo suo nella raccolta di
Venezia, dove già si compiacque scrivere di suo pugno
i nomi sopra parecchie toste di Apostoli.

Quanto al pittore Gian Pietrino veramente vuoisi

rammentare, che il mistero in cui sta avvolta la sua
figura è accresciuto dal non essersi mai trovata sinora
alcuna opera segnata del suo nome.

3 Vedansi in proposito le belle riproduzioni fotogra-
fiche dal celebrato affresco del Luini, che trovansi pa-
rimenti vendibili presso lo stabilimento G. Brunel in
Lugano.
 
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