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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Nuovi documenti
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210

NUOVI DOCUMENTI

per honor suo non li mandaria fuori così imperfetti, ma
promette finirli quanto più tosto poterà, et dice che
vcnirà in persona a Mantua alla venuta del Ser.mo prin-
cipe et che li porterà seco, talché alhora mons. R.mo
haverà copia di vederli a suo modo. È vero che li detti
retratti non sono finiti, che li manca da far parte di
vestimenti, ma le teste sono finitissime che non li manca
cosa alcuna. Io credo che m.° Tiziano non habbia vo-
luto mandar questi retratti perché dice che il Vivaldino
gli ordinò per nome di Madama nostra che ne facesse
uno de la sposa che sua Ex. gli liaverebbe fatto un
presente et per quanto ha detto a me in questo si tiene
deluso dolendosi di haver fatto il retratto et che ha
buttato il tempo e la fatica. »

Al ritratto di Caterina d'Austria, figlia di Ferdinando,
che nel 1549 venne sposa a Francesco duca di Mantova,
si riferiscono appunto queste ultime let ere dell'Agnello
al Calandra:

8 febbraio 1549. « Ilo parlato a m. Titiano per il
ritratto della signora sposa, ma egli non mi l'ha voluto
dare al presente con dire che lo vole mostrare a questi
signori che si trovano qui, cioè al Cardinale., al duca
Mauritio et al duca d'Urbino. Ma io per me credo che
non lo voglia dare finché non habbia finita la copia
che ha da mandare al Re di Romani : la qual apena
é cominciata. E ben vero che la potria finire subito
s'egli vole; non mancherò di solicitarlo et quanto
più tosto havrò il ritratto subito lo mandarò. »

12 giugno. « 11 ritratto de la 111.ma s.ra Sposa a
quest'hora deve esser giunto : un gentilhomo de la corte
del Re che ha visto il detto retratto affirma che non
gli manca altro che il fiato, ma dice però che il vivo
riesce molto meglio senza alcuna comparatione. »

21 giugno. « Hier mattina, essendo in casa di m.
Girolamo Gigante, avocato de la Ill.ma S.ria per veder
la processione del corpo di Cristo, vi venne anco m.
Titiano, il quale dimandandomi s'io havea havuto aviso
de la ricevuta del ritratto, et io dicendogli di sì, mi
dimandò se gli era stato mandato a donar cosa alcuna,
et rispondendogli di no egli soggiunse che non si po-
teva persuadere che Sua Ex. non fosse per fargli un
presente conveniente a la grandezza sua et al merito
de l'opera, et che (piando i acesse altrimenti saria sfor-
zato a dir peggio de l'Aretino. »

Margherita Paleoioga, vedova del Duca Federico.,
non continuava, come si vede, la generosità del marito
verso Tiziano, ed egli spingeva le sue rimostranze sino
a minacciare delle maldicenze aretinesche. Era ben na-
turale che alle labbra dell'artista corresse il nome del
pagello dei Principi, poiché dall'amico e compare aveva
appreso il miglior sistema per farsi pagare il premio
dovuto ai suoi lavori, alla sua virtù: e l'originale di
qualche lettera di Tiziano mostra addirittura che tal-
volta egli avesse nell'Aretino un compiacente segretario.

Alessandro Luzio

Il testa mento di Pietro (la Cortona.

Il documento che segue, tolto dall'originale conservato
nella collezione del compianto marchese G. Ferraioli di
Roma, se anche non aggiunge alcuna interessante novità
a quello che già sappiamo intorno a Pietro Berrettini
da Cortona, dimostra con prove di fatto la verità della
notizia dell'agiatezza a cui l'artista, che aveva sortito
modesti natali — il padre suo Giovanni faceva lo scal-
pellino — giunse col suo lavoro. E noto infatti come
egli, protetto dalle potenti famiglie dei Sacchetti e dei
Barberini e onorato di numerose commissioni dai pon-
tefici e da parecchi altri, fra cui il granduca Ferdinando
II di Firenze, per cui dipinse nel palazzo Pitti, tenesse
veramente il campo nella pittura al suo tempo e fosse
celebrato da' suoi contemporanei fino all'esagerazione.
Fu veramente un buon coloritore, ma nocque all'effetto
dei suoi gruppi — e i migliori sono gli affreschi — lo
straordinario movimento che gli fece anche sbagliare il
disegno dei corpi, i quali hanno la musculatura esage-
ratamente sviluppata.

Il testamento, scritto il 9 maggio 1667, ossia tre
anni circa prima della sua morte che avvenne il 1670,
nomina erede universale la Chiesa dei SS. Luca e Mar-
tina, la cui parte superiore fu da lui ricostruita e in
cui si trova ancor oggi nella chiesa inferiore .la sua
sepoltura. « Il suo prossimo parente » Luca Berrettini
e il fratello di lui Lorenzo, ai quali lascia tutti i suoi
beni in Cortona, sono suoi cugini. Né d'altri parenti si
parla nel testamento (all' infuori della cugina monaca
nel monastero di S. Girolamo in Cortona) né di alcuno
de' suoi fratelli che pur furono parecchi, e che forse
saranno morti prima di lui.

La casa con giardino eh' egli possedeva ed abitava
in Roma e che lasciò pure alla chiesa di S. Martina,
era posta in via della Pedacchia a piè del Campidoglio,
ed è stata di recente demolita pe' lavori del monumento
a Vittorio Emanuele.

G. Coceva

In Nomine Sanctiss.1111? et Indiuidue Trinitatis Amen.

Non essendo in questa uita cosa più certa della
morte, è più incerto il tempo d'essa. Per ciò io infra-
scritto sano per la Dio gratia di mente, senso, loquela,
et intelletto, faccio il presente instrumento commune-
mente chiamato testamento, é con questo dispongo del-
l'infrascritti beni, che la Bontà Diuina mi hà concessi.

Primieramente supplico humilmente sua Diuina Mae-
stà à non uoler entrare in giuditio con il suo seruo, ma
secondo la moltitudine delle sue misericordie perdonarmi
i miei peccati, è condurre l'anima mia in luogo di sa-
lute. Per la mia anima lasso che mi siano celebrate nella
Chiesa di S. Luca in Santa Martina cento messe in quella
mattina prossima alla mia morte, né potendosi nella
rned.ma mattina si dichino nelli giorni seguenti à d.ta
morte.
 
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