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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0233
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220

Giuseppe Biadego, L'arte degli Orefici in Verona. —

Memoria letta nella pubblica adunanza dell'Accademia
d'Agricoltura, Arti e Commercio il giorno 8 maggio
189(3. Verona, Franchini, 1890 (Estratto dal volume
LXVI, serie 111 dell'Acc. d'A. A. e C. di Verona,
pp. 55).

Negli archivi delle compagnie d'Arti, che si conser-
vano nell'Archivio comunale di Verona, l'A. raccolse
notizie storiche ed artistiche relative alla compagnia
degli orefici. Il primo documento ritrovato è del 1260,
un atto d'acquisto di beni, già posseduti da Ezzelino
da Romano; in esso si incontrano come testimoni Bona-
ventura aurifex a Bota, Bellebonus aurifex jilius q. do-
mini ferani notarli de hora § aneti firmi maioris, e come
acquirente Rauaninus aurifex de Sancto salvatore. 11
secondo documento è del 1318, e riguarda l'istituzione
di un ospitale che, per volontà del fondatore, il gram-
matico Gaiferio, fu retto e governato dall'Università del-
l'Arte degli Orefici. L'A. produce un inventario di beni
mobili appartenenti a quell'ospitale, che reca le date
1394, 1395, 1396 e 1397, e i nomi di Lazarin orevexo,
di Dominieo orevexo, di Maffe orevexo. Accanto allo
spedale sorgeva una chiesa, detta di S. Maria della Mi-
sericordia, poi di S. Eligio o Sant'Aio; e per essa gli
orefici veronesi ebbero sempre cure speciali, le quali
porsero occasione all'A. di parlare di parecchi artisti
veronesi e di accennare ad alcuni lavori non ricordati
sin qui dagli storici. A Bernardino di Gregorio Panteo
tagliapietra fu commesso nel 1497 dall'arte degli orefici
l'incarico di fare una porta de preda rossa viva per
la gesia; e ad Antonio Badile, nello stesso anno, fu
affidata la dipintura di due ancone per gli altari di san
Alò. Il documento è tanto interessante per la storia della
pittura veronese, che stimiamo utile di ripubblicarlo :

iesus V. M.a adì p.o auosto 1497

Sia noto a chi lezerà questo presente scrito come
M.o f 'raneesco de M.o nicholò horevese masar de l'arte
de li orevesi e M° bastian del mozo gastaldo e orevese
de l'arte dita dà a fare a maestro Antonio baillo de-
pentoro doe anchone di li altari de la gesia de santa
M aria de la misericordia e sant'aio gesia de li oresi le
quale anchone el dito m.o Antonio le de' farre a questo
modo. Item chel m.o Ant.o sia ubigado far l'anchona a
man drita con 3 figure de sancte. L'altra anchona dove
se sona le champane con la piatà e con figure li dirà
li soprascriti ofiziali. Item ch'el soprascrito M.o Ant.o se
obliga a dorar tuti li tagi de le dite anchone e fare lo
resto de biacha bronida e de boni cholor fini chome
piaserà li soprascriti hofiziali e li soprascriti hofiziali se
obliga a darge le anchone fate de legnamo con li telari
e la tella dove va le figure depente. Item che la p.a an-
chona sia fata per tuto setembro prosimo che vin 4497.
Item li soprascriti merchà in ducati desse zoè due. 10
e s. 26, e '1 dito m.o Ant.o se obliga a fare le soprascrite
anchone a tute sue spese zoè de cholori e oro e tuto

quel li bisognerà ; el dito M.o Ant.° à budo li soprascriti
26 s. per chapara de le dite anchone,

L'A. si trattiene a discorrere della famiglia pittorica
dei Badile, e con accuratissime ricerche ne segna l'al-
bero geneolagico. Capostipite Giovanni Badile pittore,
fiorente negli anni 1416-1447; figli di lui Pietro Paolo
(1446-1476), Antonio seniore (1424-1501), Bartolomeo
seniore (1451): tutti e tre pittori. Da Antonio seniore
derivano Girolamo, [ indicato dal Zannandreis fra i [lit-
tori (1465-1531)|, Francesco intagliatore (1476-1541), e
Bartolomeo iuniore (1464-1544). Da Bartolomeo seniore
deriva un Antonio (1492); da Bartolomeo iuniore un
Francesco (1505-1557); da Girolamo quell'Antonio iuniore
che dapprima fu maestro e poi divenne suocero di Paolo
Caliari (1518-1560). Dal 1416 al 1557 si ha quindi il
ricordo di dieci artisti della famiglia Badile.

Il documento su riportato non si riferisce quindi ad
Antonio Badile, maestro di Paolo Veronese, ma ad An-
tonio Badile seniore, che nel 1496 aveva 73 anni. Dove
sieno andati a finire l'ancona con le tre Sante e quella
della Pietà non è dato di stabilire per ora, ma quel
documento potrà essere un filo alle ricerche da prati-
carsi in proposito. Notiamo che fra le note dei paga-
menti fatti ad Antonio Badile seniore per le due ancone
e per altri lavori, dall'agosto del 1497 al dicembre del
1498, trovasi indicato come massaro dell'arte degli orefici
M.o hieronimo mondela. Avremo desiderato che l'erudito
A. si fosse alquanto soffermato su questo nome, che fu
vantato in due sonetti di Antonio Tebaldeo. In uno il
poeta animava il pittore a non sfuggire di ritrarre la
sua donna, promettendogli di esaltarlo supra i pictor
prisci, se riusciva a vincere ed uguagliar la natura;
nell'altro sonetto, dedicato a Hieronymo Mondeila Pl-
etore optimo, il poeta ci fa conoscere che il pittore aveva
ritratto in carte l'immagine della sua bella. Lo Zorni
disse il Mondeila da Verona; ed il Vasari nominò, in
seguito alle Vite di Fra Giocondo e di Valerio vicentino,
Galeazzo Mondeila veronese, come incisore di pietre
fine. La galleria del Louvre possiede due disegni di que-
st'ultimo, segnati col suo nume, e rappresentante l'ub-
briachezza e il trionfo di Bacco. Possano questi dati
invogliare l'A. a darci note biografiche sui Mondeila,
come ne ha fornito sui Badile! Intanto non è vano os-
servare che nelle note di pagamento ad Antonio Badile
seniore, il nome di Girolamo Mondeila s'incontra per la
prima volta accanto ad una data, la quale è dolii 30
dicembre 1498. In un frammento di documento, pubbli-
cato a pag. 19 in nota, trovasi di nuovo indicato il nome
di Girolamo Mondeila, accanto alla data del luglio 1496.

Arrivato l'A. con le sue ricerche al cinquecento, ci
narra le tristi sorti dell'ospedale, dell'annessa chiesa e
degli altri edilìzi appartenenti all'arte degli orefici. Nel
4518 furono demoliti in forza di un decreto della Sere-
nissima; e con molta lentenza ricostruiti in altro luogo.
Alessandro Turchi, detto l'Orbetto, Vincenzo Ligozzi e
forse Bernardino India adornarono di dipinti la nuova
chiesa. Restava in essa un gruppo antico marmoreo,
 
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