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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0240

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227

del principio del secolo xvii, proveniente dalla famiglia
del marchese Ricci di Rieti ; è montata su d'un cavallo
scolpito in legno e conservata perfettamente fin ne' più
minuti particolari. Un'altra, quasi completa, cesellata e
dorata, porta la segnatura Pompeo, cioè Pompeo della
Chiesa, famoso armaiuolo milanese della seconda metà
del secolo xvi e fornitore dei duchi d'Urbino.

Tralascio di parlare delle varie specie d'arma bianca
e d'arma da fuoco, per segnalare alcuni oggetti d'arte,
i quali, sebbene non sieno numerosi nè d'importanza
straordinaria, meritano tuttavia di essere menzionati.
Tali sono una graziosa morsa a mano in acciaio brunito
finamente inciso al bulino, con fogliami, frutti e lo
stemma granducale dei Medici; un cofanetto rettango-
lare, di fabbrica italiana della fine del secolo xv, in
bronzo dorato con smalti champlevés a colori, con
mezze figure di santi e sul coperchio un'aquila; una
cassa da nozze in legno scolpito, dipinto e dorato, la-
voro italiano della fine del secolo xv proveniente dal
castello d'Arsoli, di proprietà dei principi Massimi:
agli angoli ha due colonnette ornate di festoni; davanti
un fregio di draghi e di foglie, in mezzo al quale delle
armi sostenute da due amorini ; sul coperchio, decorato
d'intarsi in legno, si legge l'iscrizione QVE NVPTA AD
GARVM TVLIT. Importante è una tappezzeria fiam-
minga della fine del Quattrocento, proveniente dalla
famiglia dei marchesi Spinola di Genova. E tessuta in
lana e seta con rialzi d'oro e d'argento. Rappresenta
Maria col bambino seduta su d'una seggiola, sotto un
portico a colonnette e pilastri con festoni di fiori e
frutti, medaglioni e figurine. La Vergine è riccamente
vestita ed appoggia i piedi su d'un tappeto orientale.
Due sante stanno inginocchiate, una da ciascun lato;
una sporge un vaso al bambino che si piega verso di
lei ; più lontano, dietro le sante, due gruppi di due an-
geli ciascuno, che cantano e suonano ; nel fondo un pae-
saggio montuoso. Notiamo infine due bacini in bronzo
con smalti a colori della fabbrica di Limoges; l'uno,
del secolo xiu, ha nel fondo un medaglione in cui è
rappresentata l'incoronazione d'un re, e tutt'intorno, in
18 scompartimenti, varie figure di uomini che suonano,
danzano e cantano; l'altro, del secolo xiv, ha nel mezzo
uno stemma consistente in una fascia rossa verticale su
fondo d'armellino e intorno sei altri stemmi, fra cui
quello della famiglia Piccolomini di Siena.

C.

Wilhelm Bode. — Versuche der Ausbildung des Genre
in der florentiner Plastik des Quattrocento (« Jahr-
buch der kòn. preuss. Kunstsammlungen », 1890, II
Heft).

Tre piccole sculture in terra cotta, recentemente en-
trate nel museo di Berlino, danno occasione all'A. di
trattare abbastanza estesamente delle rappresentazioni
così dette di genere nella plastica fiorentina del Quat-
trocento, dipendenti essenzialmente dalla tendenza rea-
listica dei te npo. Ha f arzialmente questo carattere già

nella seconda metà del Trecento, e poi nel secolo xv
ed in parte anche in Donatello e ne' suoi scolari, la
rappresentazione della Madonna col bambino, in cui
però la concezione e riproduzione realistica non si vede
che nel bambino, laddove la Madonna conserva il ca-
rattere sacro. Questo fatto conduce l'A. a parlare di
quella figura in cui il genere specialmente si esplica, e
quest'è il «putto ». L'A. ne discorre a lungo, dalla sua
origine che è a vedersi nei genii e negli amorini antichi
(essendo esso sconosciuto nel medio evo); lo studia in
Donatello, che per primo gli diede il suo vero valore,
quantunque di putti se ne trovino già ne' suoi prede-
cessori ; negli scolari di lui, che ne seguono il modello
senza però svilupparlo ; nel Mantegna, che copia il putto
fedelmente da Donatello e ne fa una delle più graziose
figure in tutta la pittura dell'alta Italia che egli domina
alla fine del Quattrocento ; in Andrea del Verrocchio
che lo perfeziona, mentre il suo rivale, Antonio Pol-
laiolo, non lo adopera che eccezionalmente; in Desi-
derio da Settignano che lo modifica alquanto, e ne' suoi
successori; finalmente in quella splendida fioritura arti-
stica che fu la scuola robbiana.

Dopo il putto l'A. esamina un'altra figura che, 'an-
ch'essa in veste di putto, ha nella plastica fiorentina del
Quattrocento una caratteristica di genere: è questi il san
Giovanni Battista, il patrono popolare di Firenze. Dona-
tello che lo rappresentò in varie statue, ora come gio-
vane, ora come uomo fatto, rendendolo una delle più
grandiose figure del Quattrocento, d'altra parte in varii
busti e rilievi lo rappresentò come bambino e compagno
di giuoco del Cristo; ed il suo esempio fu anche in ciò
seguito dagli artisti della seconda metà del secolo xv, da
Desiderio e da' suoi successori ; e in una quantità di scul-
ture in marmo o in terra cotta dipinta lo troviamo in
figura d'un bambino di cinque o sei anni, in cui nulla,
ad eccezione del vestire, accenna al precursore di Cristo.
Tale il S. Giovanni nella grotta, piccola scultura in
terra cotta invetriata recentemente donata al museo di
Berlino, e che il Bode dà riprodotta in una non buona
fototipia; sono notevoli in questa figura la testa qua-
drata, il viso largo e contadinesco, il collo corto e le
forme esageratamente muscolose; e questi tratti sono
così caratteristici, che l'A. crede di poter ragionevol-
mente attribuire ad un solo artista, oltre al S. Gio-
vanni, parecchie altre sculture che presentano gli stessi
caratteri, quasi tutte in terra cotta e tutte eseguite in
Firenze, dove alcune tuttora si trovano, mentre altre
due sono pure entrate da poco nel museo di Berlino
ed altre si trovano nel South Kensington Museum di
Londra. Tutte sono di particolare interesse per il loro
carattere di genere e per i motivi presi dal mondo dei
bambini. Due fanciulli che lottano, in terra cotta stu-
pendamente bronzata, dell'altezza di circa dieci centi-
metri, sembrano far riscontro ad un gruppo simile nel
nominato museo di Londra, il quale ultimo però, oltre
all'aver perduto l'originario colore, il che nuoce all'ef-
fetto, ha veramente le figure più tozze e più brutte. I
 
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