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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0253

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240

MISCELLANEA

(Guirìus Ubaldus II, Urbini Dux IVT) e sopra lo finestre, le
lettere G. V. Dux. Queste parti dunque, cioè i due cortili
e l'ala spettante sulla Via del Corso, sono quelle restau-
rate e costruite sotto i duchi della casa della Rovere
dai due Genga, padre e figlio. Ma anche senza aver
riguardo a questi indizi materiali, solamente dal loro
stile, dalle forme e dagli ornamenti adoperati, tutti già
del Cinquecento, si desume indubitatamente l'epoca della
loro origine. Del tutto diversa è al contrario la facciata
che guarda sulla piazza maggiore. Qui ci troviamo di-
rimpetto a un concetto architettonico e a forme e de-
corazioni affatto improntate dal carattere dell'arte del
Quattrocento. La loggia a archi del pian terreno; le
ghirlande di foglie e frutti nei pennacchi fra quest'ul-
timi; il grande spazio liscio del muro, frapposto fra le
due fascie- che corrono sopra gli archi l'una e sotto le
finestre l'altra; la forma e gli ornamenti delle finestre,
specialmente i putti che ritti sui cantoni delle loro cor-
nici sostengono festoni, attaccati a targhe di stemmi,
coronanti le finestre, come pure la forma caratteristica
esagona di questi scudi; il cornicione di forme sobrie
e maestose; finalmente il trascurare la simmetria nella
corrispondenza fra gli archi della loggia e le finestre
del piano superiore (a sei archi non fanno riscontro che
cinque finestre), — tutti questi tratti rimandano il nostro
monumento al Quattrocento e rendono assolutamente
impossibile la sua origine in un'epoca così avanzata,
come fu quella del regno dei due primi duchi di casa
Rovere. Esiste però anche un indizio decisivo che ci fa
sapere, come la facciata abbia già avuto la sua origine
sotto la dominazione degli Sforza. Le vecchie Guide
di Pesaro accennano a stemmi Sforzeschi scolpiti negli
scudi collocati sopra le finestre di cui parlammo testé,
come pure nelle ghirlande fra gli archi della Loggia, e

che furono quasi del tutto abrasi dai repubblicani del
1797; ed i cronisti ci raccontano, che nella magnifica
sala che resta anch'oggidì sopra la Loggia furono già
nel 1475 celebrate le nozze di Costanzo Sforza, figlio
d'Alessandro, con Camilla d'Aragona. Questa parte del
Palazzo era dunque di certo terminata alla morte di
Alessandro (>J 1473), ma probabilmente già molto prima.
E per connettere il nome di Luciano Laurana con questa
fabbrica, oltre quella lettera che ce lo fa vedere occu-
pato a Pesaro, ci servono criteri di stile. Infatti, raf-
frontando le forme architettoniche delle finestre del Pa-
lazzo di Pesaro e le loro proporzioni con quelle di alcune
parti della Corte di Urbino — opera incontestata del
Laurana — segnatamente della parte fra i due torrioni
e dell'ala che contiene il cosidetto « Appartamento del
Magnifico » non è possibile di non trovar fra loro la
più grande somiglianza sì nelle proporzioni alquanto
larghe, come nei capitelli dei pilastri che le fiancheg-
giano, come anche negli altri loro ornamenti. Ed è spe-
cialmente da notare, che proprio questo motivo di finestre
con pilastri che sostengono una trabeazione completa
(epistilio, fregio e cornice), tanto usato nell'architettura
classica romana, venne pel primo ripristinato nell' arte
del Rinascimento dal nostro maestro, non trovandosene
nessun esempio anteriore a quello dei Palazzi di Pesaro
e Urbino. Sarebbe, dunque cosa troppo temeraria se,
fondandoci su tanti indizi, facessimo valer i diritti del
Laurana sulla costruzione anche del primo di questi
splendidi monumenti del Quattrocento? Intanto facciamo
voto che qualche testimonianza irrecusabile tratta dai
documenti degli Archivi Sforzeschi o Rovereschi venga
quanto prima a confermare le nostre congetture.

C. de Fabriczy
 
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