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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Thode, Henry: Pitture di maestri italiani nelle gallerie minori di Germania
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0269

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256

HENRY THODE

lavoro d'un imitatore di Filippino Lippi e non già un' opera autentica di questo maestro, come
farebbe credere la scritta: « Filippino Lippi fece in Firenze an . . . V », la quale è senza dubbio
una falsificazione di epoca remota; rappresenta la madonna seduta innanzi ad una balaustrata di
marmo, dietro a cui si vedono ai lati sei angeli che cantano, mentre si avanzano in atto di vene-
razione santa Caterina e san Giovanni Battista. Se in questo quadro non si può lare a meno di
riconoscere un'analogia con Raffaellino del Garbo, un altro invece che prima gli si ascriveva, un
Cristo in croce in mezzo a san Girolamo e a santa Maddalena (n. 184), non ha proprio alcuna
relazione con lui. Anche in questo lavoro, per il quale non si può proporre il nome d'un autore,
si vedono due diverse influenze, quella di Filippino Lippi e quella del Signorelli, di cui richiama
il Crocifisso dell'Accademia di Firenze. Di nessuna importanza poi è una Madonna con angeli'
(n. 181) di un imitatore del Botticelli e così pure una Madonna con santi (n. 190) di rozza ese-
cuzione, del principio del Quattrocento. Invece è buon lavoro della scuola di Lorenzo di Credi una
Adorazione dei magi (n. 117), che io anzi ritengo possa essere di mano del maestro stesso.

Secondo un' antica tradizione, alla quale facilmente si crede, la galleria possiede anche un
quadro di Leonardo da Pistoia, una Madonna seduta su d'un banco di pietra innanzi ad un muro
che tiene in mano un libro ed abbassa amorevolmente lo sguardo sul bambino che giuoca col suo
proprio piede e tiene legato ad un filo un cardellino (n. 198). Il motivo della composizione dimostra
ad evidenza che Leonardo si propose specialmente come modelli i primi quadri fiorentini di Raffaello.

Pure imitata da Raffaello è la Madonna (n. 513) che forse non a torto è attribuita al Bacchiacca.
In (ine nominiamo una tavola proveniente dalla collezione Solly in cui è rappresentato Davide
che suona l'arpa innanzi a Saul in una sala piena di gente (n. 193). Il catalogo che vede in
questa tavola un lavoro della seconda metà del xvi secolo, osserva: « Il carattere dello stile
estremamente incerto di questo quadro ricorda ora la maniera fiorentina, ora (nei costumi) la
umbra, ora perfino la veneziana. Il quadro che più di tutti gli si avvicina nel colorito e nelle
figure è quello ascritto alla scuola di Piero di Cosimo nella galleria degli Uffizi, rappresentante il
Sacrifizio di ringraziamento dopo la liberazione di Andromeda. » Invero dovrebbe essere stato
un meraviglioso artista questo che dipinse un tal quadro nel secolo xvi, e ci sarebbe da rompersi
il capo per cercare di spiegarsi la mescolanza delle più differenti maniere, se, a mio giudizio, la
soluzione più semplice di questa questione non consistesse nel ritenere che il dipinto sia stato
eseguito al principio del nostro secolo, e debba la sua artistica varietà ad uno dei pittori nazareni
tedeschi.

Dell'epoca posteriore dell'arte fiorentina non c'è in questa galleria che un solo dipinto, un
Busto di gentildonna su fondo scuro in grandezza naturale eseguito da Alessandro Allori ; dicesi
sia un ritratto di Bianca Capello, moglie del granduca Francesco II di Toscana; però la persona
qui rappresentata è diversa dal ritratto comunemente detto di Bianca Capello in Firenze.

Scuola veneziana. — Il ritratto in profilo del beato Lorenzo Giustiniani, quadro non privo
d'interesse, è da considerarsi come il più antico prodotto di questa scuola ; siccome somiglia al
ritratto dello stesso eseguito da Gentile Bellini e conservato nell'Accademia di Venezia, va anche
esso sotto il nome del Bellini. E veramente sembra aver mostrato una volta il suo stile ed essere
stato un buon dipinto ; ora è completamente ridipinto. Il nome del grande fratello di Gentile,
Giovanni Bellini, porta una Madonna (n. 187), la cui composizione è bensì bellinesca, ma che non
ha alcun diritto d'essere ritenuta come un'opera originale, sì bene come lavoro di qualche scolaro;
la firma del maestro sul quadro è falsificata. Ciò non si può dire con pari certezza di un'altra
firma che si trova su di un quadro rappresentante la Madonna in trono fra santo Stefano e
san Giovanni Battista (n. 052) e che suona : « Joannes Bonij. Cóselij. Dito. Marescalcho A P »
e sembra veramente antica. In alcune particolarità, come specialmente nelle figure dei santi, il
dipinto ha analogia con i lavori conosciuti di questo maestro, che sono così rari nelle gallorie;
quello che è strano è il volto piccolo di Maria, che si potrebbe mettere in relazione con Iacopo
Barbari, e la forma del bambino. Però, finché le nostre cognizioni intorno al Buonconsigli non si
saranno accresciute, dobbiamo vedere nel presente quadro un suo lavoro. Un terzo quadro porta
la firma d'un artista, una Madonna dal tono bruno caldo, seduta col bambino dalle forme esage-
ratamente gentili in una stanza, da cui si gode la vista d'un paesaggio dal tono forte e di gusto
 
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