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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Venturi, Adolfo: La pittura bolognese nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0305

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ADOLFO VENTURI

sentano una grande varietà, ma rivelano la coscienza scrupolosa dell'artista, un' intelligenza ordi-
nata, un animo semplice e pio. Egli non toccò che una corda sola, ma ne trasse melodie indefi-
nibili. La tranquillità regna nelle sue composizioni, nella placidi!n delle sue figure, nella limpi-
dezza delle sue tinte. Se rappresenta la Pietà, come nel lunettone della galleria nazionale di
Londra, non un atteggiamento violento, drammatico toglie la augusta compostezza della Vergine
e degli angioli. Il Cristo sembra riposare, e la Madre, che lo tiene sulle ginocchia, non dimostra
una contrazione, non ha solcato da una ruga il volto atteggiato a mestizia: appresso un angiolo
ginocchioni congiunge le mani, ma i suoi sguardi non esprimono intensità di preghiera; l'altro
che gli fa riscontro, sostiene il capo del Cristo, mettendogli la mano tra i lunghi capelli rica-
denti, e volge graziosamente la testina allo spettatore.

Le sue caste Madonne si assomigliano tutte per l'espressione monacale e l'aria stanca: il volto
tondeggiante viene incorniciato generalmente con grazia da un bianco velo col contorno incre-
spato, e dallo scialle che scende sul busto, e forma larghi piegoni sulle braccia. La bella Madonna
della galleria di Monaco e le tante che si veggono a Bologna e in tutt' Italia hanno i caratteri
stessi; e tuttavia bene poteva dire Raffaello, senz'eccedere troppo in cortesia, che non vedeva
Madonne « da nissun altro più belle e più divote e ben fatte ».

Altre figure del maestro conservano ne' diversi dipinti il tipo medesimo. Così il san Giuseppe
della predella della pinacoteca di Bologna si rivede con poche modificazioni nell'ancona dipinta
pel protonotario Galeazzo Bentivoglio, nel Presepio di Forlì, nella tavola con l'Adorazione dei
Magi a Dresda. I putti che stanno sulle ginocchia della Vergine hanno tutti le testine tonde con
fronti prominenti e con radi capelli, le membra grassoccie, le braccia stese in arco. Gli angioli
sono per tutto gli stessi, sia che adorino il Cristo nell'elegante predella della galleria di Bologna,
o che in alto appaiono fra le nubi in atto di apportar gigli o corone, ovvero che suonino viole
o mandole sul plinto del trono della Vergine.

Per farci un'idea della poca facilità del Francia nel comporre una scena, basta considerare
la citata Adorazione dei Magi, una delle più ricche di figure, e confrontarla con quella dello
stesso soggetto di Lorenzo Costa alla galleria di Brera in Milano. Trovasi in quella una maggiore
unità, poi che tutte le figure, meno quella che si volge dietro a sè, e guarda un cane in atto di
abbaiare, convergono verso il centro dell'azione, verso il divin Bambino, con lo sguardo supplice
o pieno di stupore. Ma mentre il Costa presenta grande novità di motivi e varietà di caratteri,
il Francia, per tre volte, al seguito dei Re Magi, raffigura un simile personaggio del corteo, con
la testa piegata sulle spalle e volta di tre quarti, in attitudine di interrogare un altro a lui vicino
visto di profilo.

Nel quadro i cavalli hanno grosse teste, e scorciano poco felicemente, tanto da far ricono-
scere che il Francia non s'applicò allo studio degli animali; e il fondo ove sono riprodotte som-
mariamente le roccie traforate del Cossa e le ampie vallate del Costa, dimostra la mancanza del
sentimento del paesaggio nel Francia, che non seppe spirare, come il suo collega, per entro alle
valli la frescura e la luce. Egli resta sempre, anche nella pittura, orafo: distribuisce bene gli
smalti de' suoi colori, intaglia sottilmente i suoi ornati, incide con fermezza i contorni delle sue
figure; ma non ricerca nuovi effetti pittorici. L'effetto ch'egli vuole ottenere è sempre quello, sia
che ai lati del trono della Vergine sia san Sebastiano rosseggiante nelle carni, o un guerriero
dalle armature scintillanti, o san Girolamo col bel manto rosso scuro. Anche nelle linee de' suoi

& delitise nostrte Francia spectatae virtutis artifen, cuius
unicum ingenij fastigium pariter omnes & amant, &
admirantur, & tarnquam numen adorant, cum ob alia
tum in primis, & quia summus nostro sevo est aurifex,
& tarnquam artis huiusce Deus, & in pictura nemini
posthabendus ; nullius et enim ante ipsum neq ; pictura,
neq; etiam coelatura in propatulo visitur, qute teneat
oculos &.

Intorno al Francia, scrisse Girolamo da Casio nelle

sue rime sacre due sonetti, uno per il quadro che ornò
S. M. della Misericordia, 1' altro per il ritratto di M.
Graziosa Pia.

E ricordato il Francia anche da Fra Leandro Al-
berti nella sua Storia d'Italia, a p. 329, così: « Fran-
cesco Francia era di tanta eccellenza nella pittura, e
nel fabbricar vasi d' oro, e d' argento, che nelle opere
da lui fatte in pittura si scriveva orefice e nelle opere
di metallo pittore. »
 
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