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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. IV
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0348

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MISCELLANEA

Un monumento sepolcrale eli Bartolomeo
Spani, detto il Clementi, da Reggio. — Il Ca-
pitolo della Metropolitana di Modena, desiderando col-
locare l'organo nella cappella a nord del presbitero della
Cattedrale, ha dovuto procedere alla remozione di due
monumenti sepolcrali del Rinascimento, uno della fami-
glia Molza e l'altro della famiglia Rangoni. Nel monu-
mento del Molza é apparsa un'iscrizione, da cui si desume
che ne fu autore Bartolomeo Spani, detto il Clementi, da
Reggio, scultore degno di essere studiato e maggior-
mente conosciuto. Il monumento fu eretto a Francesco
Molza e a' suoi genitori dalla moglie Caterina de' Ran-
goni. Francesco Molza morì nel 1512, e la moglie nel 1520.
La data del monumento sta tra queste due.

O. M.

Affresco del Perugino nella chiesa dei
Ss. Sebastiano e Rocco a Città della Pieve.

— Il celebre affresco del Perugino, rappresentante i
Ss. Paolo, Mauro e Antonio, e una gloria di cherubini
col Redentore nell'alto, fu già nel 1861 staccato dal
muro, ma il colore stava sollevato in varie parti, ed
era necessario accorrere al soccorso dell'opera d'arte,
a|spianare e far aderire il colore all'intonaco. L'opera-
zione è stata eseguita con la massima cura dal ripara-
tore sig. Sidonio Centenari, e con vero successo.

O. M.

Quadro di Giacomo Francia ricuperato.

— Neil' ex-convento de' gesuiti a Faenza esisteva una
Madonna col Bambino e S. Francesco, opera di Gia-
como Francia. Asportata dall'ex-convento nel 1865, tro-
vavasi in un luogo delle Marche presso un privato,
che, sajitutone la provenienza, l'ha ceduta al Ministero
della Pubblica Istruzione, da cui è stata devoluta a fa-
vore della Pinacoteca di Faenza.

O. M.

Quadro di Calisto Piazza nel duomo di
Lodi. — Dopo un accurato lavoro di più mesi fu tra-
sportato dalla tavola alla tela il dipinto d'un'ancona del
secolo xvi attribuito a Calisto Piazza.

Partito in sei compartimenti a due ordini, legati da
bellissima incorniciatura in legno ad intagli indorati,
presenta le imagini di vari santi, fra i quali nel quadro
mediano superiore la SS. Vergine avvicinata dalle sante
Lucia e Maria Maddalena, nel sottostante la strage degli

I Innocenti col tiranno, che seduto nel più sfarzoso abbi-
gliamento assiste pacificamente all'orrenda carneficina.

Tale rappresentazione, che a preferenza delle altre
colpisce per la sua posizione ed importanza, non pare,
a mio credere, pennelleggiata per semplice commissione.
| Per quanto siasi rovistato in vari archivi e nella stessa
! nostra biblioteca, non fu dato di trovare veruna memoria,
| nessuna nota di spesa che vi si riferisca, e prescindendo
anche dall'osservazione che non vedesi in nessun scom-
parto dell'ancona la figura del committente ginocchioni,
giusta l'uso dell'epoca, come presumere che un soggetto
si tristo abbia potuto darsi per di vota commemorazione?
Considerandosi invece le grandi difficoltà superate nel-
| l'esecuzione del quadro, sembra più naturale il credere
che l'autore lo trattasse per proprio conto e dar prova
di sua abilità. Tutte le più opposte espressioni, che dif-
[ ficilmente in altro soggetto avrebbero potuto spiccare,
vedonsi nel quadro mirabilmente riflesse. Vi abbiamo il
più ributtante cinismo nell'aspetto ed attitudine di Erode;

la più fredda ferocia negli sgherri che strappano dal
.

seno delle madri i bambini, e ad esso loro infiggono
spietati colpi sotto gli occhi di quelle; la più straziante
sorpresa delle povere madri, che, chiamate nel cortile
del regio palazzo nella speranza d'un premio, subiscono
deluse il più desolante martirio. Tutta insomma la cru-
i dezza dell'orribile scena vi è mirabilmente riflessa.

Orbene tanto capolavoro per l'umido ed il tempo
era in procinto di perdersi. Guasto ed infracidito il sot-
tostrato gessoso dell'imprimitura aveva sollevato qua e
là la pittura, che presentava rigonfiature più o meno
alzate, una serie per così dire di dossi e valli come di
carta geografica a rilievo. Il danno sembrava irrime-
{ diabile ma l'arte e la pazienza del sig. Giuseppe Stef-
fanoni di Bergamo giunsero a sventarlo. Presosi l'im-
pegno del restauro si accinse all' opera, e truciolati
lentamente con pialle sul di dietro del dipinto i tarlati
assoni di rovere, e quindi lo stesso impasto gessoso,
ottenne libera qual sottilissima falda la pura crosta pit-
torica, che attaccava poi con agenti chimici di sua
combinazione a ben disteso telaggio.

Dell'ardita operazione fu subito scritta esatta rela-
zione, a togliere l'eventuale futuro equivoco sulla vera
epoca del dipinto, che trovandosi in oggi sulla tela po-
trebbe supporsi meno antico.

B a ss ano Mariani
 
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