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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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Frizzoni, Gustavo: Il Museo Borromeo in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0363
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GUSTAVO FRIZZONI

è dipinto con buona tecnica e con rigore di disegno. 1 Queste qualità nel modo come ci si presen-
tano si addicono perfettamente, se non andiamo errati, al milanese pittore di ritratti pei* eccellenza
Bernardino de' Conti, al quale secondo ogni probabilità spetta l'esecuzione di una monumentale
tavola nella Pinacoteca di Brera, già tenuta per opera di Bernardo Zenale, nella quale vedesi la
famiglia di Lodovico il Moro inginocchiata solto il trono della Madonna. Chi sia poi il personaggio
rappresentato nel profilo di che discorriamo ce lo indica il nome di Camillo Trivulzio, segnato
in alto a piccoli caratteri ancorché posteriori probabilmente all' origine del dipinto. Il Litta nelle
sue Famiglie celebri lo dà inciso e acquarellato dicendolo tolto da «un quadro di buon pennello »
appartenente al Sig. Giambattista Monti a Milano. Che sia da identificarsi con quello del Museo
Borromeo è cosa certa quando si sappia che va contato nel novero delle opere d'arte che dalla
raccolta Monti passarono in quella del Conte Giberto-

Camillo Trivulzio, come risulta dal racconto del Litta medesimo, condusse una vita alquanto
agitata. Figlio naturale del maresciallo G. Giacomo Trivulzio, legittimato con conferma dell'impera-
tore Massimiliano, crebbe nella scuola del padre. Si trovò a' suoi fianchi nelle due spedizioni dei
Francesi in Italia del 1513 e del 1515. In qualità di generale militava pure nell'esercito francese in
Italia, quando fu stabilita nel 1521 da Leone X con Carlo V la lega contro i Francesi. Quando nel 1522
Prospero Colonna generale della lega ebbe a stringere d'assedio il castello di Milano, Camillo volendo
soccorrere i Francesi che lo difendevano si avvicinò colle sue truppe, e mentre andava spiando i
luoghi opportuni per collocare le artiglierie fu da palla di cannone colpito in una coscia. Procurò
di farsi trasportare sul territorio di Bergamo, ma morì per via.

Osserveremo in fine che il nome di un Catellano Trivulzio unitamente a quello del pittore
Bernardino de' Conti si trovano segnati sopra altro ritratto di profilo appartenente ai Marchesi
d'Angrogna a Torino.

È una piccola gemma, benché deturpata da nefando ristauro, una tavoletta alquanto più in
là sulla stessa facciata dove sta il ritratto di Camillo Trivulzio. Contiene una di quelle composizioni
che gli artisti usarono spesso d'introdurre nei gradini delle loro pale d'altare, cioè una Pre-
sentazione del Bambino al tempio. Porta il n. 140 della seconda sala e viene aggiudicata al Bra-
mantino. Yi si contano ben 19 figurine ben mosse e bene drappeggiate, dirette verso l'altare dove
si compie il sacro rito. L'impronta dell'arte lombarda non può esservi disconosciuta, ma anziché
al Bramantino, se non prendiamo abbaglio, la graziosa predella va riportata alla scuola pittorica
cremonese e più precisamente a quella di Boccaccio Boccaccino. A giudicare dalle misure ch'ebbe
in origine (ingrandite per arbitrio del ristauratore) essa si accompagna perfettamente con certo
quadretto dov'è rappresentato il mistero dell'Annunciazione, spettante ad altra raccolta di un caldo
amatore dell'arte in Milano. Che se in quest'ultimo i tipi, le forme, l'andar dei panni, il colore
nutrito ci richiamano alla mente più che altro Galeazzo, il capostipite della famiglia dei Campi
pittori, allievo del Boccaccino, crediamo che lo stesso si manifesterebbe vie più distintamente nella
storietta della Presentazione, quando si adempiessero i voti che noi facciamo perchè avesse ad essere
ripristinato nel suo stato d'origine.

Delicata cosa è pure il frammento di un affresco 2 racchiudente una testa di Vergine vista di
faccia, attribuita a Bernardino Luini, benché la regolarità dell'ovale del viso ci riporti piuttosto
ai tipi del BoltralTio. Peccato che sia un po' guasto dalle screpolature formatesi verosimilmente
in occasione del trasporto.

Ma dove i guai sono più sensibili e tali da richiedere con maggiore urgenza degli opportuni
provvedimenti di ristauro si è in un'altra tavola da gradino d'altare 3 nella quale ci si presentano
in altrettante mezze figure il Redentore benedicente e i dodici Apostoli muniti dei loro attributi.
Quivi i colori vanno scrostandosi e minacciano di cadere in parecchi posti, sì che l'operazione
del trasporto del dipinto dal legno sulla tuia, quale oggidì suol essere eseguito senza pericolo né
complicazioni, si raccomanderebbe da sé come più che opportuna. Tanto più che il dipinto, con

1 K bensì una copia da codesto ritratto l'ettigie ana-

loga che vedesi nel Museo Trivulzio.

* Contrassegnato col numero 141.
3 Parete di fondo, n. 70.
 
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