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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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Venturi, Adolfo: La pittura modenese nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0400

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LA PITTURA MODENESE NEL SEGOLO XV

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dei monocromati dei tondetti che si ritrovano profusi sull'arco. La profusione di quelle forme attesta
forse di per sò il pittor di rotelle. Del resto il Bianchi Ferrari, morendo, avrà lasciata disegnata,
meno qualche accessorio forse, la parte non colorita dell'ancona; e quindi noi possiamo riguar-
darla in gran parte come opera sua.

Questo è il solo quadro autentico, e quindi il solo punto di partenza pe' confronti. Un quadro
che gli si approssima grandemente, quantunque eseguito qualche decennio prima, è la grande tavola
d'altare, rappresentante la Crocifissione, che si vede pure nella R. Galleria Estense, ove fu attribuita a
Gherardo d'Harlem (tav. 6). Alla Mirandola, ove stette sino al 1818, era ascritto al Mantegna, e
vedevasi nella chiesa di San Francesco, in un altare dell'antichissima casa Pedocca, una delle
tante diramate dai figli di Manfredo. Il Gicognara la reputò di buon pittore tedesco, cadendo nel-
l'errore di molti che prima e dopo di lui, nella forte impronta settentrionale della scuola ferrarese
non seppero che trovare riscontri con la scuola tedesca, e non videro invece un'indipendente
manifestazione dell'arte italiana. Crowe e Cavalcasene vi scorsero lo stile d'un intarsiatore, in
parte mantegnesco e in parte ferrarese, e pensarono ai Lendinara; ma, come abbiam detto, la
Madonna di Cristoforo Canozzi e le sue tarsie e quelle del fratello suo sono là per attestare che
i due maestri lendinaresi non ebbero che comunanza di origine con l'arte ferrarese e la modenese.

Noi manifestammo già la supposizione che il quadro fosse opera d'un incognito allievo d'Er-
cole Roberti, e dopo un esame più attento, dopo continuati riscontri, abbiamo sospetto ch'essa sia
un'opera dei primi tempi del Bianchi Ferrari. La testa della Madonna nel quadro à<ò\YAnnuncia-
zione, come quella della Maddalena nella Crocifissione hanno gli stessi caratteri, gli stessi linea-
menti, lo stesso ovale del volto, gli stessi capelli increspati e dorati che scendono giù dagli omeri.
V'è poi un simile modo di piegare nei due quadri, e quella durezza metallica speciale de' contorni;
e quei fondi con colline azzurre, senza le vallate solcate da rivi e canali come ne' quadri ferra-
resi, con quelle montagne a mo' di scogliere ripide, con la vetta che sporge a mo' di dente, come
ne' quadri ferraresi del tempo, nella predella ad esempio co' miracoli di san Giacinto al Vaticano.

Il quadro della Crocifissione aveva per cimasa un quadretto, che pure si ritrova nella R. Gal-
leria Estense, ove, perdutasi notizia dell'origine sua comune con la grand'ancona, fu ascritta alla
scuola antica bolognese; ma evidentemente il quadretto è della stessa mano del pittore che quella
dipinse. Rappresenta Cristo che appare alla Maddalena, la quale è riproduzione fedele di quella
che si vede nel gran quadro appiè' della Croce. Il quadro della Crocifissione non è l'opera d'un
artista di prim'ordine, ma energico ed espressivo. La lotta de' soldati, che si azzuffano per le sacre
vesti giuocate ai dadi è espressa con la forza, con la potenza degna del Roberti; il gruppo delle
donne, che sostengono la Vergine svenuta e cadente all'indietro, è bello per la pietà che le anima;
fantastica la testa feroce del ladrone, alla sinistra del Cristo, su cui si addensano altre nubi; caiat-
teristici, variati e strani i costumi de' guerrieri e del popolo affollato nel Calvario.

Alcune figure qua e là sembrano improntate da un pittore ultramontano; e forse furono co-

» • .

piate da qualche incisione tedesca o fiamminga.

Un seguace del Bianchi e in qualche parte il Bianchi stesso in persona si rivela nella pittura
dell'altare in pietra della Cattedrale modenese: la lunetta, ove è rappresentata la Natività; i pen-
nacchi dell'arco con l'angiolo e l'Annunciata ; le figure dei profeti Malachia, Iacob, Abramo, Elia
e le altre che sono coperte dall'altare innestato barbaramente entro il vecchio altare ricordano
grandemente il Bianchi. Tengono anche, ma alquanto meno di lui, le figure ridipinte dei santi Ge-
miniano, Sebastiano, Caterina d'Alessandria e un Monaco con una crocetta rossa: figure in piedi,
che si veggono ne' fianchi della cappella. Ma la parte più importante della pittura, e la più salva
dai ritocchi oggi non si vede: essa è nascosta dall'altare sovrapposto! Quaranta anni fa all'incirca,
restaurandosi la cappella, si vide da alcuni, e fu descritta dall'arciprete Pietro Cavedoni e dal
Campori, quella parte nascosta, come rappresentante II Giudizio Universale. A ritenere che quelle
pitture sieno in parte almeno del Bianchi basti osservare l'arcangelo Gabriele di uno dei pennacchi
dell'arco: la posa è identica a quella che si vede nella Galleria Estense, egualmente disegnato l'in-
curvarsi del braccio in atto di benedire, eguali le mani con lunghe dita. Anche le teste dei pro-
feti hanno l'ossatura angolosa delle teste scarne del Bianchi. Così la Madonna annunciata, nella
acconciatura, nel carattere della fisonomia ricorda quella della tavola della Galleria Estense. In
 
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