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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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Venturi, Adolfo: La pittura modenese nel secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0403

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ADOLFO VENTURI

tutte le figure si vedono poi quei grandi e spalancati occhi, che i modenesi storiografi notarono
come caratteristica delle antiche pitture, oggi perdute, di Bianchi Ferrari.

Al tempo di Bianchi Ferrari, fioriva un altro pittore modenese più giovane di lui, e che ebbe
celebrità grande al suo tempo, ricordato dal Vasari, come ornamento del suo secolo, Pellegrino
Aretusi, detto Pellegrino da Modena od anche Pellegrino Munari: soprannome questo che egli ere-
ditò dal padre, il quale teneva in affitto il mulino di Panzanello. Figlio di un pittore di barde da
cavalli, di rotelle da giostre, di cassoni nuziali, in breve tempo seppe acquistarsi nome di bello
ingegno nella patria. Sin dal 1483 un poeta modenese, Giovan Maria Parente, che scrisse versi
assai deboli in commendatione delle donzelle modenesi allora viventi, parla di Pellegrino Munari

« Zoveno bello e degno in la "pictura »

come del fidanzato di una giovinetta che ne andava nobilmente orgogliosa, di Cassandra Calori,
la cui bellezza, al dire del poetucolo galante e audace come un secentista, era un canestro di
rose e di viole. 1

Quando si udirono le meraviglie di Raffaello da Urbino in Roma, Pellegrino Munari, benché
avanzato negli anni, lasciò la città sua per recarsi allo studio dell'Urbinate, ma a torto il Vasari

10 mostra mettersi a tutta lena allo studio per corrispondere alle speranze già concepite di lui,
gareggiare co' discepoli di Raffaello per ottenere la grazia di questo e nome fra i popoli. Se nel-
l'anno 1483 era un giovane bello e degno nella pittura, doveva essere almeno cinquantenne, quando
a fianco di Raffaello dipinse nelle Loggie vaticane. Erroneamente perciò fu ascritto nel novero dei
discepoli di Raffaello, chè a cinquantanni un artista non si rifa, non si rinnova, non rinuncia a
tutto il suo passato: molto meno poi si può applicare a studii ed acquistare soltanto allora la pra-
tica maestrevole nell'arte.

Venuto meno l'Urbinate, Pellegrino tornò a Modena, sua patria; ma verso la fine del 1523
ebbe tronca violentemente la vita. Aveva il figlio di lui fatta pace col nemico Giuliano di Bastardi;
ma poscia, incontratolo per via, lo colpì mortalmente con una partigiana. I Bastardi, saputo il fatto,
si levarono in armi; e il figlio di Pellegrino Munari, preso da spaventosi rifugiò in casa amica.
Intanto Pellegrino, venuto a cognizione dell'accaduto, corse a parlare col figlio; ma nel ritornare
poi alla dimora fu assalito da' Bastardi, crivellato di ferite, e spirò in casa de' Rococcioli. « Dolse
molto, scrive il Vasari, ai Modenesi questo caso, conoscendo essi che per la morte di Pellegrino
Munari restavano privi d'uno spirito veramente peregrino e raro ».

Tanto sappiamo di lui; ma purtroppo l'artista ch'ebbe un posto nell'Olimpo vasariano, oggi
è dimenticato, sconosciuto quasi, perchè non si conservano opere certe della sua mano. La gloria
dell'arte non vive di sole tradizioni. Caddero gli affreschi delle chiese di Roma citati dal Vasari
o furono guasti e mascherati: nelle Loggie vaticane si addita con certezza l'opera sua, e non si
distingue chiaramente da quella degli altri aiuti di Raffaello: le figure da lui colorite nel 1495,
sul timpano della porta dell'oratorio dell'ospedal della Morte di Modena, furono assai per tempo
distrutte: di una tavola co'santi Cosma e Damiano dipinta nel 1523 e d'un'altra rappresentante il
Battesimo di Cristo e di altre ancora, più non resta ricordo.

Solo si addita come opera sua un quadro della Galleria Estense, in cui si alternano gl'influssi
dei Dossi e di Giulio Romano, ed è opera evidente di un artista che fiorì più tardi di Pellegrino
da Modena. Certo non è cosa d'un pittore che passò la sua giovinezza nel secolo xv, negl' ideali
dell'arte, ancora rigorosa e casta, ancora devota figlia della natura; ma chiaramente appartiene
ad un artista cresciuto agli esempi de'Dossi, e che risentì ad un tempo l'influsso di Giulio Romano,

11 quale dalla vicina Mantova affascinava gli artisti con le fastose decorazioni dei palazzi dei Gonzaga.
Gli angioletti con quelle chiome mosse dal vento sono caratteristiche dei Dossi; come la figura della
giovane donna, che si rivolge sorpresa ad una vecchia abbacinata dallo splendore emanato dal divin
fanciullo, appare, fin nell'acconciatura, un'imitazione da Giulio Romano.

E chiaro che Pellegrino Munari non poteva, com'avemmo a scrivere altra volta, seguir le

1 Giov. Maria Parente, In commendatione de Donzelle modenese meenti nell'anno 1483. Modena, 1483.
 
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