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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0423

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410

nel mezzo su fondo dorato ; ambedue tengono la destra
alzata in atto di benedire, e portano colla sinistra un
libro aperto sotto cui si scorgono le fettuccie di colore
aranciato, dalle quali il libro è legato. Spiccano su fondo
dorato ed hanno forme grandiose, veramente classiche,
mostrando, specialmente la seconda, un'esecuzione assai
diligente, un disegno abbastanza corretto, e panneggia-
menti larghi e bene intesi, come nelle sculture e pitture
della buona epoca, senza tritumi di pieghe, senza du-
rezze di linee e di chiaroscuro. Queste figure e special-
mente l'ecclesia ex circumcisione, son superiori per bel-
lezza a quelle del grande mosaico sull'arco trionfale in
Santa Maria Maggiore, eseguite soltanto pochi anni dopo.
Il bizantinismo non era ancora incominciato. Tanto la
iscrizione quanto le figure sono circoscritte dà una larga
fascia a doppio meandro ricorrente, formato da tessere
dorate spiccanti su fondo verde.

Le tessere musive, tutte di smalto, sono, com' era
proprio dell'arte antica, di forma o quadrata o rettan-
golare, ma non tagliate regolarmente e perciò non dis-
poste con troppa simmetria, nè aderenti troppo le une
alle altre, come ora, con malinteso sforzo di pazienza,
si usa.

Alcuni restauri qua e colà, particolarmente sui fondi,
sulle lettere e sui meandri, ha subito in diversi tempi
il mosaico, non però tali e tanti da togliervi il suo ca-
rattere primitivo. Esso può anzi dirsi in buono stato;
ma la polvere ed il sudiciume lo imbrattavano così che
non poteva essere ammirato. Certo il tempo ha levato
agli smalti dorati la loro lucentezza, ma la pulitura di-
ligente con semplici mezzi meccanici ha ridonato al
mosaico lo splendore che pareva oramai perduto.

N. Baldoria

Milano. Copia della Cena di Leonardo
da Vinci, scoperta in una sala dell'Ospe-
dale Maggiore. — Verso la metà dell'ottobre 1890,
eseguendosi alcuni lavori d'adattamento in una delle
sale dell'Ospedale Maggiore, fu scoperta una copia ad
affresco del Cenacolo di Leonardo da Vinci. Essa mi-
sura m. 6 di lunghezza per 2,70 d'altezza. Da indagini
praticate nell'Archivio dell'Ospedale, risulta, com'ebbe
a riferirci il ch.o architetto On. Luca Beltrami, che essa
è opera d'un certo Antonio de Glaxiate (Antonio da
Gessate), il quale la eseguì nel 1506. Sarebbe adunque
la più antica che si conosca del capolavoro vinciano,
e perciò, quantunque non d'artista di prim'ordine, assai
pregevole e degna d'esser conservata.

Pur troppo due lesioni già da molto tempo avvenute
nella parete, deteriorarono due figure del dipinto, il
quale subì alcuni danni anche ultimamente dalla scro-
statura dell'intonaco che lo ricopriva, fatta troppo fret-
tolosamente dagli operai che ne avrebbero dovuto av-
visare i soprastanti al lavoro.

Ad ogni modo, come si è detto, il dipinto mantiene
sempre un notevole interesse, e diamo con piacere la

notizia che il li. Governo ha già pensato di farlo stac-
care dal luogo dove non può esser visitato, per porlo
insieme colle altre copie del Cenacolo Leonardesco nel
Refettorio di S. Maria delle Grazie.

E. A.

Milano. Refettorio delle Grazie. Copia
della Cena di Leonardo di Cesare Magnis.

— Sappiamo che la Direzione delle RR. Gallerie di
Brera ha acquistato dalla signora baronessa Cecilia
Zino di Torino una copia del Cenacolo di Leonardo
da Vinci, la quale entro il timpano della porta in fondo
alla Sala che v'è rappresentata, mostra la scritta ori-
ginale: CESAR MAGNIS FECIT. È su tavola di m. 1,40
in larghezza e m. 0,65 in altezza, molto ben conservata,
di forte colorito e di tecnica affatto Leonardesca. Tutti
i particolari vi son bene definiti ed é completa; pre-
senta però, comparata coll'originale vinciano, qualche
piccola variante. L'epoca della sua esecuzione risale
molto probabilmente a quella del Luini e del Solari.
Noi godiamo di questo nuovo acquisto che andrà ad
ornare il Refettorio delle Grazie, accanto al capolavoro
di Leonardo che, quasi ormai scomparso, conserverà
almeno il riflesso della sua bellezza nelle copie quasi
contemporanee, di cui ora, con lodevole cura, si sta cir-
condando. Così potessimo avere almeno le copie delle
più celebri pitture dell'antichità, per noi irremissibil-
mente perdute !

N. B.

Cortona. Chiesa del Calcinaio. Ripara-
zioni alla vetrata attribuita al Marcillac.—

La bellissima chiesa del Calcinaio in Cortona, archi-
tettata dal senese Cecco di Giorgio Martini verso la
fine del secolo xv (nel 1485 ne fu posta la prima pie-
tra), conta, fra le altre cose degne d'ammirazione, tre
vetrate attribuite al Marcillac che, siccome è noto, fece
in Cortona parecchi lavori ; 1' una circolare nella rosa
della facciata, rappresentante la Madonna del soccorso,
ieratica figura che accoglie sotto l'ampio manto, soste-
nuto da due angeli, molte persone, fra le quali un re
ed un pontefice; le altre due rettangolari, rappresen-
tanti san Paolo e san Sebastiano.

Sia per l'incuria, che in molte parti vi fu cagione
di sconnettitura, sia per atti vandalici di ragazzi, che
le hanno spesso fatte bersaglio di sassi, sia finalmente
pel ciclone del 25 agosto 1890 che, per essere indifese,
vi distrusse qualche altro pezzo di vetro, esse recla-
mavano opportune riparazioni. Siamo quindi lieti di
poter registrare che il Ministero della Pubblica Istru-
zione ha incaricato il prof. Francesco Moretti, quello
stesso artista cioè che altri lavori di riparazione con-
dusse intorno alle vetrate del Duomo d'Orvieto, ed eseguì
i due stupendi finestroni per la Cappella dedicata a san
Giuseppe nella Basilica di Loreto, di compiere anche alle
importanti vetrate della chiesa del Calcinaio in Cortona
 
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