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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. V
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Cronaca artistica contemporanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0427

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CRONACA ARTISTICA CONTEMPORANEA

414

— Anche la National Gallery di Londra si è locu-
pletata in questi giorni di tre capi d'opera che esiste-
vano già nel castello di Longfort, e che sono stati acqui-
stati per quella pubblica raccolta londinese, mercè le
cure del Cancelliere dello Scacchiere. Sono questi: gli
Ambasciatori, di Ilolbein, il Ritratto dell' ammiraglio
Fareja di Velasquez, e altro Ritratto incognito di Ma-
roni dei quali parlai già nella mia cronaca precedente.
La National Gallery è pur venuta in possesso d' un
Paesaggio invernale con castello fortificato, di Beere-
straaten, d'una Scena di villaggio, di Giovanni Victoor
e d'una Veduta di Maés, di A. Storch, stati collocati
nella sala della Scuola olandese, e di un Ritratto ma-
schile incognito di Mazo, allievo di Velasquez.

— Una delle non rare scoperte di quadri preziosi
in mano a rigattieri, che non ne conoscono affatto il
valore, è avvenuta recentemente a Mosca.

Un tal signor Abramowski, trovò appunto presso
un rigattiere stabilito in uno dei bazar della grande
città russa, un vecchio quadro che attirò la sua atten-
zione per certe caratteristiche, le quali bastano a rive-
lare all'occhio dell'intelligente l'opera di un maestro.
Egli acquistò subito il quadro per il prezzo di dugento
rubli; e avutolo, lo sottopose all'esame di abili periti.

Questi non esitarono a riconoscerlo come pregevo-
lissimo dipinto della Scuola olandese, e precisamente
come opera autentica del celebre Franz Halz, ritrattista
esimio, considerato come iniziatore della Scuola anzi-
detta, e a cui si devono lavori di un'originalità tutta sua 1
che nulla ritiene dell'influenza delle scuole contempo-
ranee italiana e fiamminga. Lo prova lo stupendo ri-
tratto di Descartes che è una delle gemme del Louvre.

Stabilito il valore del quadro esumato di fra gli
stracci e le ferrarecce, il suo acquirente lo ha posto in
vendita, e il ricchissimo lord Roseberry, grande ama-
tore di opere d'arte, lo ha comprato per 125,000 lire
e lo ha aggiunto alla principesca sua galleria. Il colpo
d'occhio del sig. Abramowski gli ha fruttato un patri-
monio.

— A Monaco di Baviera il favore del pubblico con-
tinua ad esser rivolto a quegli egregi artisti nostri com-
patriotti che con i loro lavori han concorso al buon
esito dell'annua esposizione di belle arti in quella città.

Oltre i lavori già ricordati nella precedente mia cro-
naca, sono stati venduti, un quadro del veneziano Et-
tore Tito, rappresentante Le elezioni, e un altro quadro
di Guglielmo Ciardi, veneziano egli pure, rappresentante
una scena peschereccia e intitolato Dopo la pesca. Il
napoletano sig. Eugenio Buono ha venduto la sua tela
rappresentante il Cortile di una casa rustica di cam-
pagna, e il fiorentino sig. Arturo Ricci ha esitato il suo
bel quadro Una sorpresa. Anche un artista non italiano,
ma che studia e lavora tra noi, il sig. G. Paolo Salinas,
della Scuola spagnuola in Roma, ha venduto a Monaco
il suo quadro Una festa campestre in una villa in
Spagna.

In totale, le opere italiane vendute a quella mo-

stra sono staté trentotto, e il loro prezzo è ammontato
a marchi 61,945. Nessun'altra, fra le nazioni rappresen-
tate a quella esposizione, ha raggiunto risultati sì splen-
didi, ove se ne eccettuino i bavaresi, che naturalmente
furono quelli che fecero maggiori affari. Il nostro paese
adunque può esser contento dei suoi rappresentanti in
quella artistica gara e dei resultati che essi vi hanno
ottenuti.

— A Liegi pure, nel Belgio, dove è stata fatta una
mostra artistica ed industriale, i nostri compatriotti han
figurato in modo degno delle tradizioni italiane, e son
giunti a conquistarsi i più alti premi concessi agli espo-
sitori.

Il mosaicista fiorentino sig. Ruggero Cappelli ha
vinto il gran premio per gli stupendi mosaici in pietra
dura da lui esposti; e l'aUro fiorentino sig. Frilli An-
tonio, scultore, ha ricevuto il diploma d'onore per le
sue sculture in marmo.

A questi due artisti han tenuto onorevole compagnia
gli industriali Pasquale Raimondi di Milano e G. B.
Rondelli di Ventimiglia, il primo dei quali ha avuto una
medaglia d'oro per la sua manifattura di guanti e l'altro
un diploma d'onore per i suoi finissimi olii di oliva.

— Alcuni giorni dopo la fatta inaugurazione della
statua di Voltaire a Ferney, inaugurazione della quale
già mi sono occupato nella cronaca precedente, è stata
trovata nella collezione d'autografi del poeta Lebrun,
ora in gran parte posseduta dal senatore francese Dide,

I una lettera diretta da Voltaire allo scultore Du Tillet,
che gli aveva domandato il permesso di inserire il suo
ritratto in uno dei medaglioni che dovevano formare il
Parnaso contemporaneo, opera che si era proposto di
eseguire. Il documento è così curioso che non posso
astenermi dal riportarlo, non solo perchè rivela il sen-
timento del grande poeta e critico circa la vanità dei
ritratti, ma anche perchè rivela una curiosa scappata
artistica dell'amico suo, il gran Federico II di Prussia.

« Potsdam, 8 luglio 1752 — Si bene vales, ego quidem
« non valeo. Son ben lieto, o signore, che abbiate set-
« tantasei anni e un possesso di quattordici arpenti in
« Parigi. Vorrei di tutto cuore vedervi un giorno in età
« di cento anni e con cento arpenti : un bel giardino
« nel sobborgo di S. Antonio vai meglio che le due
« pendici del Parnaso. Godete la vita, se potete, e man-
ie date al diavolo tutto il resto, e specialmente il mio
« medaglione. Credo già di avervi fatto sapere altre
« volte che io non sono affatto dignusque numismate
« ouìt-us. Potrei certo essere un viso anch'io; ma non
« ne ho più affatto. Son diventato una mela cotta sopra
« un collo di gru : non è possibile dar un tal soggetto
« ad incidersi. E poi, lo credereste? ho imparato alla
« corte di un gran re a disprezzare le vanità umane !
« Tempo fa la signora duchessa di Brunswich -pregò
« tanto calorosamente il re di Prussia di mandarle una
« sua statua, sul genere di quella di Luigi XIV sulla
« piazza delle Vittorie, che il re non potè rifiutargliela.
« Si fece dunque scolpire, ma ecco come: si fece met-
 
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