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Archivio storico dell'arte — 3.1890

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Fasc. VI
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Recensioni e cenni bibliografici
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18089#0484

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467

cine, tavole il cui stilo accenna alla prima metà del
quattrocento, congettura che possano essere state dipinte
da Olivuccio, e suppone anche dubitativamente che a
lui possa ascriversi la tavola di S. Primiano in Ancona,
lodata dal Cavalcaselle. Una firma, un atto di alloga-
zione che permettesse di riconoscerne una come auten-
tica, ci darebbe il filo per rintracciare Olivuccio d'opera
in opera. E noi speriamo che, continuando ad investi-
gare, l'egregio Gianandrea, ci fornisca una notizia di

questa specie. Olivuccio forse è degno ch'egli seguiti
ad occuparsene, giacché un pittore a cui Filippo Maria
Visconti pagava una tavola cinquanta fiorini d'oro, do-
veva aver fama di assai valente nella regione marchi-
giana, ove gl'insegnamenti e le influenze di Gentile da
Fabriano, morto solo da un anno, avevano educato il
gusto e tolto modo ai pittori dozzinali di esser tenuti
in onore.

G. Cantalamessa

MISCELLANEA

Pitture romaniche nella chiesa di S. Vit-
tore in Ascoli Piceno. — Lo memorie di questa
chiesa risalgono al secolo vm, ma dal suo aspetto ap-
pare che fu tutta ricostruita tra il xn e il xiii secolo.
Affreschi romanici assai prossimi, forse contemporanei
al risorgimento giottesco, coprono altri affreschi, che,
verosimilmente, furono dipinti appena ricostruita la chiesa.
Ma di questi non abbiamo cognizione che per un largo
squarcio ove, cadendo parte dello strato di pittura meno
antica, sono riapparse, dopo un occultamento di sette
secoli o poco meno, una Maddalena piangente dinanzi
al corpo morto di Cristo (del quale però non è sco-
perta la parte superiore) ed alcune altre figure allineate,
che nascondono ancora le teste sotto l'intonaco che le
soverchiò. E un saggio di pittura ridotta allo stato più
rudimentale e più rozzo. 11 cadavere è di una slavata
tinta gialliccia non modificata mai dall' intenzione di
rappresentare le differenze almeno più avvertibili che
il chiaroscuro produce; la faccia della Maddalena, le
mani di lei e delle figuro che le si schierano dappresso
sono lasciate in bianco; un pennello intriso di nero
con linea larga e ruvida determina i contorni e accenna
i lineamenti.

Le pitture più recenti, benché debbano ritenersi lon-
tane un secolo tutt'al più dalle altre, sono molto mi-
gliori, tanto che il confronto fornisce un esempio come
l'arte romanica fosse tult'altro che immobile. Che esse
appartengano all'ultimo periodo romanico, é manifesto
per la figura di S. Francesco d'Assisi, che vi troviamo
rappresentata, riconoscibilissima pel tipo, pel saio ci-
nereo stretto ai fianchi da una corda e, più ancora, per
lo stimmate. L'ignoto pittore ha un concetto quasi nor-
male delle proporzioni delle membra umane; cerca
imitare il colnrito della carne, e lo gradua con mezze
tinte verdastro, poste a guisa di toppe quasi sempre, ma

che pur rispondono ai bisogni essenziali del chiaroscuro.
Egli determina bene sotto i panni il posto delle anche
e delle ginocchia, dalle quali fa divergere pieghe sottili
ch'ei guida con sufficiente intelligenza del vero a re-
cingere il volume delle cosce e delle sure. Sul tronco
predilige pieghe rettilinee, di un certo particolare an-
damento che ricorda le statue dei consoli ; la quale so-
miglianza diviene più palese in qualche figura che ha
la mano raccolta sul petto e in cui il manto seconda
il moto del braccio con tale avvolgimento che non può
essere stato dedotto dalla natura in un pittore ancora
inetto ad intendere le sembianze più complesse, ma
imitato alla meglio da qualche dotta opera di scultura
romana. I visi non hanno espressione: v'è la solita im-
passibilità pensosa, la quale è l'effetto necessario della
impotenza ad esprimere checchessia. Caratteristico è il
modo di rappresentare le bocche: sottile il labbro su-
periore, turgido l'inferiore e diviso sempre in due lobi,
le cui linee esterne vanno a perdersi nel taglio della
bocca prima di raggiungere gli angoli. Costante è l'abi-
tudine di orlare in nero i contorni.

Quel che resta nella navata centrale è un Crocifìsso
colla testa sì reclinata che l'asse della faccia è diven-
tato quasi orizzontale, e col corpo fortemente piegato
sull'anca destra. In basso, San Giovanni e lo Marie;
un divoto in misura assai minore è rappresentato ge-
nuflesso a piè della croce. C' è una figura femminile
alla sinistra di Cristo, della quale é notevole la disin-
voltura di movimento e l'arte del panneggio. Certo
l'idea è desunta da una statua antica. Di avanzi d'arte
romana la città è ricca anche adesso; e la loro presenza
non potè mancare di ingenerare immagini ad esso con-
formi in un pittore che forse ebbe cognizione del grande
risveglio o che gli giunse molto dappresso. Sotto al
Crocifisso sono due affreschi mutilati da un sepolcro
 
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