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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc.I
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Carotti, Giulio: Opere di maestri italiani nel museo di Chambéry
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0072
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40

GL CAROTTI

Francesco Laurana », fu già dato in quest' Archivio dal dottor Coceva. 1 II dottor Bode conferma
anzitutto l'analogia già rilevata sin dal 1883 dal Courajod, tra le due maschere in discorso,
<1 nelle segnalate dallo stesso Courajod e riprodotte in illustrazione nella Gazette des beaux arte2
le quali appartengono ai Musei di Yilleneuve-les-Àvignons — di Aix-en-Provence — al signor Morel
in Carpentras, ai Musei di Puis-en-Yelay e di Bourges, ed i busti di giovine donna anticamente
detta Marietta Strozzi nel Museo di Berlino, di Battista Sforza al Bargello in Firenze, di Beatrice
d'Aragona, della collezione Dreyfus ,di Parigi; di giovane donna nella Galleria Ambras di Vienna
e di altra giovane donna nel Louvre a Parigi. Passa poi il Bode ad estendere questa analogia
ad altri busti: uno posseduto dagli eredi Castellani in Roma, ma proveniente da Napoli; altro
trovato a Napoli nel 1883 e passato nella raccolta André a Parigi; altri infine rinvenuti dal
professor Salinas in Sicilia ed oggi esposti a Palermo. A questo punto si è affacciato al dottor Bode
il quesito della relazione tra queste opere appartenenti alla seconda metà del xv secolo, sparse
in Francia e nell'Italia meridionale e quelle di un artista già additato dal Courajod e che oprò
precisamente nella stessa epoca nel sud della Francia, a Napoli ed a Palermo e che sarebbs
Francesco Laurana. Fra le opere lasciate in quei paesi dal Laurana, il dottor Bode sceglie a ter-
mine di confronto le sue madonne del duomo e della chiesa del Crocifisso in Palermo, della cap-
pella di Santa Barbara nel Castelnuovo a Napoli ed il bassorilievo dell'incontro del Redentore colla
Madonna nella salita al Calvario, della chiesa di Saint-Didier in Avignone. Il dottor Bode è
d' avviso trattisi di uno stesso artista e quindi di Francesco Laurana, per la forte corrispondenza
delle caratteristiche dello stile, nella stessa inclinazione della testa che posa alquanto rigidamente
sul collo, nella posizione obliqua degli occhi che sono molto distanti l'un dall'altro ed han le
palpebre semichiuse, nella bocca chiusa stretta, nella trattazione dei capelli, nel modo con cui il
velo è gettato sul capo.

Una lunga contemplazione di parecchie di queste opere, delle loro fotografie od incisioni,
ed una paziente riflessione mi conducono a deviare da questa conclusione, spiacente di non po-
tere in questo caso convincermi della attribuzione data da un'autorità così competente.

Prendiamo a studiare la celebre statua del Laurana nel duomo di Palermo, riprodotta dal
Di Mai 'zo 3 coi bassorilievi dei due evangelisti in San Francesco in Palermo (opera fatta con
Pietro di Bontate); il bassorilievo della scena della Passione in Avignone, riprodotto dal Muntz
assieme alla tomba di Charles du Maine al Mans, nella sua opera La renaissance eri Italie et en
France; 4 le varie sue medaglie date in ottimi facsimili da Aloi'ss Ileiss, 5 quali caratteri stilistici
si sprigionano da tutte queste opere perfettamente corrispondentisi a vicenda? Una assoluta lon-
tananza da ogni caratteristica toscana e da ogni caratteristica lombarda del xv secolo. Figure e
tipi non già sottili, svelti e idealizzati pur con rispetto del vero, ma bensì tarchiati, tozzi, rotondi,
pesanti, di un verismo coscienzioso al punto da sfuggire ogni tentativo di idealizzare, di rendere
geniale un tipo, una linea. Quella Giovanna di Lavai, ripetuta dal Laurana in parecchie medaglie
del 1461 e 1463, è un ritratto diligente e fedele ma privo di ogni ricerca di garbo e di gentilezza nel
viso. Eppure, senza scostarsi dalla rassomiglianza, seppe ben raddolcirlo quello stesso viso il Pietro
da Milano nella sua medaglia del 1462! Le stesse figure tozze, pesanti, gli stessi tipi di viso
rotondo, massiccio, appaiono nel bassorilievo di Avignone. Una maggiore idealità e larghezza di
stile risalta, è vero, nella Madonna di Palermo, ma questa è ancora recisamente di massa larga,
pesante, di testa rotonda, sempre lontana dalle linee delicate, dalle forme sottili delle teste toscane
e lombarde di questo periodo.

All'incontro, prendendo nel suo complesso il gruppo di maschere e di busti di autore ignoto,
il cui nucleo venne formato dal Courajod e poi fu assai arricchito dal Bode, si riscontrano carat-

1 Anno II, fase. 2°, 1889, p. 87 e segg.

Observations sur deux bustes du Musée de sculpture

de la renaissance au Louvre. — Gazette des beaux arts,

XXV année, tome XXVIII, p. 24.

,s Gioacchino Di Marzo, I Gaggini e la scultura in

Sicilia nei secoli XV e XVI. Palermo, mdccclxxx.

4 Paris, Didot, 1885.

5 Aloiss Heiss, Les médailleurs de la renaissance,
Francesco Laurana, Pietro da Milano. Paris, Rothschild,
1882.
 
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