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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc.I
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0098

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

colta Malcolm, riprodotte in apposite tavole. Il foglio
rappresentante lo studio per la Madonnina già attribuita
a Leonardo da Yinci, ora a Lorenzo di Credi nella Gal-
leria di Dresda, dà occasione al critico di prendere in
esame ad un tempo tanto il quadro accennato quanto
quello recentemente acquistato dalla Galleria di Monaco
e quivi esposto per opera del Yinci. Egli li crede dello
' stesso autore, qualificando la Madonna della Pinacoteca
di Monaco per una prima e più debole redazione di ana-
logo argomento, e dagli indizi che rivela in entrambe
deduce che in verun modo si possono considerare per
opere non solo del grande maestro toscano, ma neppure
di un pittore italiano, bensì di un meschino imitatore

0 plagiario che dir si voglia d'oltremonte.

E qui di seguito si compiace di dare una lista di
opere di pittura da lui osservate in parecchie raccolte
estere, come tali che, a suo modo di vedere, per i tratti
caratteristici che vi scopre, non sarebbero che copie di
Fiamminghi e d'altri oltremontani, mentre vengono pre-
sentate come prodotti genuini di arte italiana.

Il nuovo libro del critico che si nasconde sotto un
nome russo darà campo, non ne dubitiamo, come i pre-
cedenti suoi volumi, ad apprezzamenti svariati, a molte
discussioni prò e contro le abbondanti sue osservazioni
e gli arditi suoi assunti. Una qualità che nessuno,
neanche fra1 suoi più decisi avversari, vorrà conten-
dergli ad ogni modo è quella di stimolare allo studio

1 veri ed attivi amatori dell1 arte, richiamandoli princi-
palmente ad una pratica e continuata osservazione delle
opere tramandateci dai secoli scorsi.

Gustavo Frizzoni.

La Vierge à l'QEillet. Peinture attribuée à Léonard de

Yinci. — Gazette des Beaux-Arts, n. 1°, aout 1890.

Con tale titolo il barone IL de Geymiiller illustra
un bel quadro acquistato l1 anno passato dalla Pinaco-
teca di Monaco, dietro istanza del conservatore M. Ba-
yersdorfer, per il prezzo di ottocento marchi.

Il quadro rappresenta la Yergine, in piedi, dietro un
muricciuolo, sul quale posa, seduto sopra un cuscino,
il Divino Infante. La Yergine porge al Bambino un ga-
rofano, che ha levato, pare, da un mazzo di fiori che le
sta accanto, mentre il Figlio, con infantile vivace sor-
presa, alza le braccia per prenderlo, con un movimento
generale del corpo. Sullo sfondo si vedono due finestre,
divise ciascuna da una leggiera colonnetta, attraverso

le quali appaiono delle cime rocciose.

\

E un quadro di centimetri 40 X 60 di altezza, con
figure di mezza grandezza naturale, dipinto ad olio sopra
una tavoletta di superficie leggermente convessa.

L'opera è ben conservata, e, come osservò il Gey-
miiller, non abbisognò di restauri, se non che ad un
dito del piede del Bambino, ad una cima di monte ed
ai capitelli delle colonnette.

Il Geymiiller ci fa subito comprendere ch'egli crede
l'opera autentica del sommo Leonardo, e s'affretta ad
uscire in una tirata contro quella ch'egli chiama « l'opi-
nion conservatrice », vale a dire contro la tendenza di
non tener calcolo della cronologia delle opere di un dato
autore, e della storia del suo svolgimento artistico, e
di attenersi unicamente ad un certo numero di crea-
zioni dell'epoca più perfetta e matura.

Così egli non esita a ritenere di Leonardo la Belle
Ferronnière del Louvre, la Annunciazione degli Uffizi,
ora dai più ritenuta del Ghirlandaio, e così via. Anzi
è appunto dal confronto di questa e dal trovarvi col
quadro di Monaco certe analogie particolari, e un « aire
de parente », che egli fu condotto questa volta a pro-
nunciarsi rapidamente. Gli sembra insomma di trovarsi
in presenza di due interpretazioni differenti, fatte dal
medesimo artista, sul medesimo modello.

A parte la discussione sulla bontà di tale confronto,
non possibile senza la visione di ambedue le opere, mi
sembra che tale conclusione non regga.

Si comprende più innanzi la ragione dello zelo del-
l'autore nell' affermare, con tanto assolutismo, a guisa
di prefazione, l'autenticità oltre che delle suddette opere,
anche dell' Annunciazione del Louvre, per poter trarre
argomento valido ad attribuire a Leonardo il quadro in
discorso. Si dovrebbe partire, mi pare, da opere real-
mente autentiche, mentre invece l'autore, dove deve toc-
carle per qualche accidentalità, le sfugge.

Confessa il Geymiiller essere il colorito, cosa rara
nei quadri di Leonardo, splendidamente conservato ; es-
sere lo sguardo e il colore del Bambino un po' gris ou
terne; rassomigliare questo nel corpo anche a certi tipi
del Yerrocchio; essere la bocca e le labbra difettose;
le pieghe della veste non corrispondenti alla forma del
petto ; le parti ombreggiate della carne avere un1 infinità
di piccole rughe ; essere qualche concetto un po1 arbi-
trario, ecc.

Or bene, è tutto ciò che il 15 ottobre 1889 fa pro-
nunciare airautore « arrivò en face du tableau : Oui,
celui-là est authentique ! » ?

E abbandonandosi a' voli arditi della fantasia, gli
pare di potere concludere che quando il giovane Leo-
nardo dipingeva la testa incantevole di quella Yergine
era innamorato !

L'ultimo argomento, mentre doveva essere il primo,
è il confronto di ques^opera con un disegno del Museo
di Dresda, attribuito con ragione, secondo il Geymiiller,
da Bagersdorfer e Bode, a Leonardo. Pur concesso che
sia uno studio per la Vierge à VCEillet, quantunque la
cattiva eliotipia non consenta di accertarlo, dove sono
i segni caratteristici del tratteggio del Yinci, speciale
persino nella direzione ? Quali gli argomenti degli auto-
revoli critici invocati ?

Ma questi dubbi mi fanno reo di quel peccato, che
ora finalmente ha un nome : « l'opinion conservatrice ».

A. M.
 
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