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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Harck, Fritz von: Quadri di maestri italiani nelle gallerie private di Germania
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0117
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QUADRI DI MAESTRI ITALIANI NELLE GALLERIE PRIVATE DI GERMANIA 85

nel 1523 per la chiesa di Sant'Andrea a Ferrara, rappresentante l'allegoria del Trionfo del nuovo
Testamento sull'antico e che ora si trova nell'Ateneo di Ferrara (n. 59). Nella copia c' è qualche
variazione richiesta dalla riduzione in piccolo e dal formato differente (che qui è più alto che
largo), ma ci sono tutti i gruppi principali della composizione così sparsa del Garofalo. 11 colorito,'
il paesaggio e tutta l'esecuzione mostrano che la copia, dipinta probabilmente verso la metà del
xvi secolo, proviene dalla scuola ferrarese stessa e che può essere lavoro d'uno scolaro del
Garofalo.

Teniamo ora alla scuola veneziana ed a quelle da essa dipendenti, delle quali abbiamo i lavori
di gran lunga più numerosi della collezione, fra cui più d'uno interessantissimo. Procedendo per
ordine di tempo, spetta il primo posto ad un quadro di Girolamo da Treviso rappresentante in
mezza figura la Madonna in atto di adorare il Bambino giacente innanzi a lei su d'un cuscino
giallo che sta su un parapetto. Da una finestra a sinistra si vede un paesaggio attraversato da
un fiume ; accanto ad esso sorge un castello al quale conduce un ponte. Il quadro in alcuni punti
presenta delle screpolature malamente turate ; del resto è molto ben conservato. In un cartellino
si legge la segnatura: HIERONYMVS TARVISIO P.

Subito dopo a questo per ordine di tempo viene un quadro per noi di sommo interesse e
veramente importante per la storia dell'arte. Esso appartiene ad un artista di cui non si conoscono
che poche opere e del quale tratta a lungo in apposito capitolo, dandone un'eccellente caratte-
ristica, il Morelli nel suo ultimo libro intorno alle Gallerie di Monaco e di Dresda ; intendo dire
Iacopo de' Barbari. Il quadro ha speciale importanza perchè porta tutta intera la firma del pittore
e la data 1503, ed è quindi, per quanto io so, l'unico lavoro di data precisa del Barbari, oltre
al dipinto del 1504 conservato nella Galleria di Augusta e rappresentante una Natura morta.

Agli otto quadri del maestro veneziano citati dal Morelli come esistenti in Germania se ne
aggiunge pertanto un nono, e per di più indubitatamente autentico, il che non è ancora del tutto
certo per alcuni degli altri. Il nostro dipinto si trovava prima in possesso del signor consigliere
Kretz a Regensburg, e come colà esistente si trova già citato in un articolo su Iacopo de' Barbari
pubblicato dal Koloff. 1 Ma passiamo ad esaminarlo : esso rappresenta in mezze figure, grandi
circa la metà del naturale, un Vecchio che abbraccia una fanciulla, o che forse soltanto le parla
confortandola, a giudicare dall'espressione mesta e malcontenta del volto di lei. Innanzi sta la
fanciulla coi capelli sciolti di color giallo chiaro e leggermente ondulati, con il volto atteggiato
a mestizia, gli occhi dall'espressione stanca, gli angoli della bocca tirati in giù ; tiene il capo
lievemente abbassato ed appoggiato al braccio sinistro che riposa su di un cuscino con cui il
quadro termina a destra in basso. La camicia bianca, che ricade in pieghe sottili e delicate, le
è scivolata per metà dal seno ed è in parte coperta da una, veste di color verde splendente ;
intorno ai capelli gira una corona di fiori. Alla sua sinistra si vede un vecchio con barba e
capelli lunghi e folti; egli appoggia la mano sinistra sulla spalla della fanciulla e con la destra
le tiene la veste ; ha il capo coperto da un berrettino rosso. Ambedue mostrano il cranio parti-
colarmente alto e sviluppato proprio alle figure del Barbari; il capo della fanciulla è stretto;
quello del vecchio largo, con occhi che guardano obliquamente, quali li ritroviamo anche in pa-
recchie sue incisioni, per esempio in quelle del Bartsch, 9 e 22. Nel resto si trovano le particolarità
caratteristiche rilevate dal Morelli, cioè la bocca alquanto aperta, la palpebra superiore molto
pronunciata, tozzo e rotondo il pollice ; quest'ultimo è addirittura deforme e in generale i movi-
menti delle mani sono duri e rigidi. Il quadro è dipinto ad olio con colori molto fluidi, che non
svaniscono l'uno nell'altro ; i chiari sono sovrapposti a striscie, e quelle dei capelli sono straor-
dinariamente fine. La tecnica ha un po' dell' impacciato e sembra piuttosto quella d'un disegna-
tore o d'un incisore, che quella d'un pittore ; il che reca tanto maggior meraviglia, inquantochè
il dipinto del 1504 conservato ad Augusta ò di una esecuzione addirittura perfetta, e per la
sua finezza sembra quasi una miniatura. La tavola è di legno di tiglio e a destra del capo della
fanciulla vi si legge la segnatura: IA. D. BARBARI, MDIII, con sotto un caduceo. Sia che si

1 Meyer, Kùnstlerlexikon, voi. II, p. 710.
 
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