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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Ricci, Corrado: Fieravante Fieravanti e l'architectura Bolognese nella prima metà del secolo XV
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0140
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108

CORRADO IIICCI

d'Antonio di Vincenzo. Il lettore anzi non avrà scordato che nel settembre del 1402 fu chiamato
dai fabbricieri di San Petronio perchè su carta bombacina ricopiasse, riducendolo più piccolo e
semplificandolo, il modello originale della basilica petroniana. Però questo lavoro come l'altro
della «pera» dorata di San Pietro mostrano che di Iacopo si faceva un conto tutt'affatto
relativo. Non risulta infatti dai documenti ch'egli architettasse edificio alcuno e nemmeno dalle
sue pitture risulta che ne avesse la capacità. Fu semplicemente figurista e non fu degli ul-
timi (fra i magri suoi contemporanei fioriti in Bologna) come mostrano i dipinti che di lui si
trovano nel Museo civico, nella Pinacoteca, in San Giacomo Maggiore e nella chiesa di Mez-
zaratta.

Francesco Guidetti racconta anche che dopo il 1425 si fece un nuovo ospedale della Morte
e la chiesa su la Savonella in capo di Mirasole, ma non è possibile stabilire nessun criterio non
si trovando più quegli edifici. E chi potrebbe asserire anche se Fieravante ebbe parte nella rico-
struzione di San Giovanni in Monte?

Altre due fabbriche, invece, ben notevoli, costrutte proprio mentre quell'architetto si trovava
in Bologna e che dell'arte sua e del suo stile portano traccie evidenti, sono la Mercanzia e una
delle case Bovi-Silvestri, ora Tacconi, nella piazza di Santo Stefano.

Il Gozzadini, dopo avere scritto che il Foro dei Mercanti fu « cominciato al declinare del
secolo xiv (1382) e ricostrutto in parte dopo che nel 1484 fu guasto per la rovina d'una torre »,1
finisce per accettare l'opinione d'Amico Ricci il quale ritiene che fosse architettato da frate
Andrea Manfredi.2 Gaetano Giordani, all'incontro, dopo aver corretta la data della costruzione,
non cessa dal fare ipotesi intorno all'architetto ora nominato e ad un Giovanni d'Antonio
e ad un Bonino muratore, che lavorò nel campanile di San Francesco, e ad Antonio di Vin-
cenzo. 3

Eppure la notizia che la Mercanzia, quale ancora s'ammira, fu edificata nel 1439 escludeva
ogni partecipazione artistica di frate Andrea e di Antonio di Yincenzo, perocché il primo era
morto da quarantatre anni ed il secondo da trentasette almeno ! D'altra parte, quel Bonino non
risulta affatto che fosse architetto, perchè soltanto è noto che lavorava sui disegni d'Antonio di

Vincenzo, e, per finire, quel Giovanni d'Antonio non è che un parto della fantasia del

Giordani ! 4

Il Barbieri nella sua cronaca manoscritta che si conserva in casa Gozzadini mette senza
reticenza per data della costruzione dell'attuale Mercanzia il 1439. Il Giordani scrive: « Del 1439
l'Uni versità delle Arti comperò per intero il carrobbio. ... di modo che in quest'anno soltanto
debbesi ritenere il Foro Mercantile si rifabbricasse nell'ordine ed aspetto in cui oggidì pure si
ammira». Giuseppe Guidicini finalmente dallo spoglio dei documenti rileva: «La fabbrica del
Foro, più magnifica che estesa, si cominciò nel 1439 ». 5 Nessun dubbio dunque in proposito,
come nessun dubbio che non vi poterono lavorare nè Andrea, nè Antonio. D'altra parte la serie
dei nuovi architetti in Bologna, intieramente ligia alle formule del Rinascimento, non era per
anco cominciata. Aristotile avea poco più di vent'anni; Gaspare Nadi, cui si sono attribuite
tante fabbriche che non ha fatto, era nato del 1418 e contava ventun anni. Maestro Pagno
di Lapo Portigiani da Fiesole non era ancora andato a Bologna per costruire il famoso palazzo

1 Note per stadi sull'architettura civile in Bologna
dal secolo XIII al XVI (Atti e memorie della li. De-
putazione di Storia patria. Nuova serie, I, 23).

" Storia dell' architettura in Italia, Modena, 1858,
II, 297.

5 Notizie intorno al Foro dei Mercanti di Bologna,
volgarmente detto la Mercanzia, Bologna, 1837, p. 3.

4 Gaetano Giordani, op. cit. 28, scrive : « Giovanili
Antonio architetto e capo mastro muratore fabbricò la

sagrestia (li San Francesco di Bologna nel 1397 come

si ha documento del medesimo Archivio ». 11 documento
citato non ricorda nessun Giovanni Antonio, ma bensì
Antonio di Yincenzo. La scrittura, in prima persona,

cominciando: « Hio Antonio di Vincenzo muradore

prometo, ecc. », il Giordani lesse quell1 Ilio- per abbre-
viazione di Iohannes o Hiovanni. Così non seppe valu-
tare tutto il pregio del documento pubblicato poi da
Alf. Rubiìiani, op. cit. p. 128.

5 Op. cit. Y, 112.
 
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