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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Gnoli, Domenico: La Capella di fra Mariano del Piombo in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0158

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I). GNOLI

rendere questo servizio al suo padrone, offrendo il modello delle formella già avute in dono ; che,
seppure non provenissero dalle Loggie, ma da altro pavimento, certo però sono robbiane, appar-
tengono al pontificato di Leone X e provengono dal Yaticano.

Yoglio notare un'altra relazione di fra Mariano coll'arte. Nel carnevale del 1519 si rappre-
sentava a Castel Sant'Angelo, alla presenza del papa, la commedia dell'Ariosto: I suppositi. Sulla
tela o sipario (così scriveva il Paolucci al duca di Ferrara) 1 « era pincto fra Mariano con alcuni
diavoli che giocavano con esso da ogni lato della tela, et poi a mezzo della tela vi era un breve
che dicea: Questi sono li capricci di fra Mariano». Calata la tela, apparve la scena «che era
molto bella, di mano di Raffaello » ; e da lui certamente o da' suoi scolari erano dipinti i famosi
capricci del frate.

Lo ritroviamo poi al letto di morte di Leone X a raccomandargli l'anima ; e più tardi an-
cora, durante il sacco di Roma, riapparisce al letto di un morente la figura del frate buffone.
Un soldato borbonico, armiger Caesareae Majestatis, Valentino Cabryan, d'Alcala presso Valenza,
con una donna che lo serviva, Elisabetta (ruttierez, s'era piantato presso fra Mariano nella sua
casa a San Silvestro sul Quirinale; e colpito di peste a' 6 di luglio del 1527, si confessava a fra
Mariano, e poi, non essendovi tempo da chiamare un notaio, dettava a lui il suo testamento,
col quale ordinava di restituire le taglie rubate nel sacco.2 Erano passati i bei tempi ch'egli te-
neva allegra co' suoi capricci la corte di Leone X; dopo aver raccomandato l'anima al suo pa-
drone, la raccomandava ora ad un ladrone borbonico, che aveva preso stanza nella sua bella ca-
setta di San Silvestro. Sopravvisse al sacco quattro anni, e morì vecchio nel 1531.

Il frate buffone ha diritto anch'egli ad un posto nella storia dell'arte : per lui infatti lavo-
rarono Baldassare Peruzzi, fra Bartolomeo da San Marco, forse Mariotto Albertinelli, Polidoro da
Caravaggio e Maturino, e il sommo Raffaello; il pavimento della sua cappella è formato colle for-
melle di Luca Della Robbia il giovine. Pochi principi possono vantare d'aver fatto lavorare una
così nobile schiera d'artisti, come questo principe della pazzia, quale si gloriava d'essere, che
probabilmente pagava a moneta di capricci.

D. G-noli.

1 Campori, negli Atti e Meni, delle RR. Deputazioni Modena, 1863.

di Storia patria per le provincie modenesi e parmensi, ~ Gtnoli, nella Nuova Antologia, 1880, p. 753.
 
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