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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0164

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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

affatto falsificazioni, ossia lavori eseguiti allo scopo (li
ingannare i compratori e i conoscitori; di tali disegni
poi non si può dimostrare che ne esista nemmeno uno
in quella parte della collezione di cui FA. si occupa.
Siamo poi tanto meno autorizzati a chiamare falsifica-
zioni tutte quelle copie, sieno esse di quadri interi di
grandi maestri o di singole figure o gruppi, che si tro-
vano nelle mappe delle collezioni più antiche, giacche
in parte esse sono studi di artisti più giovani da mae-
stri anteriori, in parte furono fatte perchè chi voleva
completare la sua collezione d'incisioni d'opere di grandi
pittori con le loro composizioni non incise, era costretto,
prima che esistesse la fotografia, a farsele disegnare.
Naturalmente il committente metteva quei fogli nelle
mappe che portavano il nome dell'autore dei rispettivi
quadri, poiché in confronto al suo nome era indifferente
quello del disegnatore ; i collezionisti d'allora avevano
ancora abbastanza intelligenza per non confondere i
disegni riproducenti dei quadri con gli studi prepara-
tori. E quei fogli possono spesso essere per noi di grande
pregio, poiché almeno ci hanno conservato nella loro
composizione dei quadri che andarono perduti; così, per
esempio, troviamo fra i disegni attribuiti a Griorgione
uno riproducente un dipinto ora perduto del Romanino,
mentre d'altra parte si vedono fra i disegni del Prima-
ticcio delle copie dai suoi quadri rappresentanti storie
della vita d'Ulisse. Ed il loro pregio, come nota il
"Wickhoff, diviene per noi tanto più grande, inquanto-
chè essi sono di una mano che, tanto per il tempo
come anche per il sentimento, è molto vicina all'arti-
sta e perciò riproduce le sue opere con maggior fedeltà
e con più fina intuizione del loro stile. Oggi e' incombe
naturalmente il dovere di separare questi disegni dagli
altri e di ascrivere innanzi tutto quelli smarriti ai loro
veri autori, se si vuole che la collezione sia utile per
la storia dell'arte ; e con ciò giungeremo a questo buon
risultato, che invece di molti fogli dubbi si otterrà una
bella serie di disegni autentici d'artisti.

Il Wickhoff ricerca poi come i disegni vadano sotto
falsi nomi, e cita a questo proposito un esempio istrut-
tivo, quello del Manette. Tediamo che, quando l'autore
d'un disegno non era ancora troppo lontano dal suo
tempo, egli di rado errò nel suo giudizio; ed anche
oggi un collezionista intelligente sa distinguere molto
bene le opere de'suoi contemporanei e quelle dell'ul-
tima generazione d'artisti; meno certe diventano invece
le attribuzioni quando si tratta dei secoli xvi o xv, giac-
che in questo caso gli mancavano i più necessari ele-
menti di confronto ; egli doveva ricorrere soltanto ai
suoi ricordi, i quali naturalmente non bastano a garan-
tirci l'autenticità di questo o di quel disegno e perciò
di regola rendono prive di valore le sue asserzioni. Così,
per esempio, causa l'idea del Mariette che Michelangelo
dovesse aver disegnato con la penna in una maniera
molto larga, andò sotto il nome di Michelangelo una
serie di fogli, che il Wickhoff restituisce a Bartolomeo

Passerotti, per analogia con un disegno che rimase col
vero nome del suo autore. In simil guisa il Wickhoff
è in grado di restituire al suo vero autore, cioè a Bar-
tolomeo Manfredi, buono scolaro del Caravaggio, quel
disegno punto attraente esistente in Oxford, che si dice
di mano di Michelangelo e che vuoisi rappresenti lui
stesso ed il medico Antonio della Torre in atto di se-
zionare un cadavere, nel cui petto aperto hanno posto
una candela. L'autore accenna perciò all'importanza che
ha il conservare ai disegni l'antico nome e al pericolo
che c'è nel ribattezzarli spensieratamente. Come i fondi
d'un archivio, i gruppi di disegni riuniti già da antico
dovrebbero esser lasciati insieme, poiché i fogli dispersi
si vendicano in una collezione come in un archivio. È
ben vero che dalla esatta attribuzione dei nomi e dalla
separazione di copie e di studi si ritrae subito un altro
nesso storico; però si dovrebbe sempre deplorare che
sieno staccati gli uni dalle altre come presentemente
avviene spesso in altre collezioni, perocché appunto col-
l'avere riunito tutto ciò che si riferisce ad un maestro
ci possiamo fare una chiara idea del suo posto nella
storia e del suo valore artistico. Così, per esempio, noi
comprendiamo perfettamente quale alto posto occupi il
Parmigianino quando, trovando raccolto come nell'Al-
bertina tutto ciò che va sotto il suo nome, vediamo la
quantità di disegni eseguiti su opere sue e provenienti
da tutte le provincie d'Italia; così, sfogliando i pae-
saggi attribuiti a Tiziano, e che ora gli si avvicinano
abbastanza, ora a mala pena ricordano la sua maniera,
impariamo più di quanto potremmo apprendere da una
lunga dissertazione intorno all'importanza di Tiziano
per il paesaggio.

Si dovrebbero anche ricordare i molti scambi di
mediocri pittori contemporanei o quasi contemporanei,
scambi da attribuirsi per la maggior parte a disatten-
zione o all'assoluta ignoranza di singoli periodi della
pittura italiana, come di quello dei Quattrocentisti ; per
non parlare degli scambi provenienti dalla falsa pra-
tica, dalla manìa di voler sapere più degli altri, spesso
anche semplicemente dal legger male un nome. Non sono
rari nemmeno gli scambi di antichi maestri italiani con
artisti tedeschi o fiamminghi: troviamo, per esempio, at-
tribuito a Francesco Vecellio un bel disegno del Brue-
ghel, a Giorgione un interessante intérieur di un ar-
tista olandese del Rinascimento, al Mantegna un di-
segno di uno dei molti artisti olandesi imitatori dei
lombardi ; troviamo perfino sotto il nome di Domenico
Campagnola un paesaggio della maniera di Roland So-
wery, e sotto quello di Giovanni da Udine dieci pitture
di soffitti eseguite nel 1595 da quell'Olandese che si
segna col monogramma Gr. H.

Nei casi in cui gli artisti disegnavano avendo già
da bel principio l'idea di vendere i loro disegni agli
amatori, i quali li potevano comperare in massa, e cosi
pure quando i pittori sono quasi contemporanei ai rac-
coglitori, gli errori sono rarissimi; e così si trovano
 
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