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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. II
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Necrologia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0181

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NECROLOGIA

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Nè va dimenticata, per quanto concerne il carattere della sua opera, la circostanza fortu-
nata in che si trovò l'autore per un verso di essere cresciuto nell'ambiente vasto dell'antica ci-
viltà latina, per un altro di essersi trovato in un continuo e diretto contatto colla moderna cul-
tura delle stirpi germaniche.

Il concetto dominante del libro si verifica massimamente nella cura ch'egli adopera a sta-
bilire il metodo col quale si deve procedere in siffatti studi per riescire ad evitare i vieti pregiu-
dizi e a formarsi dei criteri meno fallaci che sia possibile. A varie riprese, nel corso della sua
opera, egli rileva l'importanza che annette a questo suo pensiero, e accenna nelle prime pagine
in che consista il metodo da lui con buon esito esperimentato, e che raccomanda a quelli fra
i suoi lettori i quali sono animati da un vivo desiderio di addentrarsi negli elevati godimenti
dell'arte.

Le sue parole in proposito vogliono qui essere rammentate: « Questo metodo — egli osserva —
al parer mio non può essere altro che lo sperimentale, il quale dal grande Galileo e da Bacone
fino a Tolta e a Darwin ha messo capo alle più meravigliose scoperte. E vero bensì che il me-
desimo adoperato pel riconoscimento delle opere d'arte non può essere che un aiuto. La mas-
sima parte dei dipinti, per non dire tutti quanti, che dai tempi migliori per l'arte furono a noi
tramandati, andarono soggetti a restauri di ogni genere, da paragonarsi, nella maggior parte dei
casi, a veri martiri ; e colui che in quadri siffatti pretendesse ravvisare la fisonomia dell'artista,
in realtà non vi vedrebbe se non una maschera oscura, oppure una fisonomia scorticata e svi-
sata del tutto. Stando le cose siffattamente, come mai si saprebbe riconoscere peranco la mano
del maestro originale là dove si tratta di una rovina? Come si riescirebbe a distinguere un ori-
ginale da una copia? Non è altrimenti che mediante una rigorosa osservazione delle forme del
corpo umano che si riesce ad un opportuno risultato. Ciò va inteso, com' è naturale, unicamente
per rispetto ai grandi artisti, a quelli, vale a dire, che camminano sulle proprie gambe e che
hanno la loro maniera particolare di estrinsecare i loro concetti, non già rispetto agli imitatori,
da poi che costoro non sono che degli zeri così nella storia dell' arte, come in quella della
scienza. Tediosi di loro natura, dessi non possono avere qualche attrattiva se non per gente te-
diosa, e non per altro che per la bontà della parte tecnica.

«Ora, essendo io venuto nell'intima convinzione, mercè reiterati studi, che questo mio me-
todo sperimentale potrebbe riuscire di qualche utilità a più di uno fra i giovani studiosi dell'arte
(se pure in ciò io non m'illudo), così cercherò di chiarire l'argomento con alcuni esempi quanto
meglio mi verrà fatto, ogni qual volta mi si presenterà l'occasione, bensì avvertendo fin d'ora
che l'intuizione delle forme peculiari a ciascun artista non è cosa tanto facile a conseguirsi quanto
da molti viene creduto e che è necessario quindi un esercizio prolungato dell'occhio, ma pro-
lungato assai, per imparare a vedere rettamente, precisamente, come richiede tempo e fatica pa-
recchia l'apprendimento di una lingua forestiera».

Dal metodo raccomandato poi ne segue naturalmente, e l'autore non si perita di avvertirlo,
che sono a ritenersi assolutamente insufficienti all'intento di formare un buon conoscitore e un
giudice competente in opere d'arte tanto le qualità del letterato e dell'erudito quanto quelle di
chi è dedito all'esercizio dell'arte, quando esse vadano scompagnate da quello spirito di osser-
vazione assiduo e penetrante che nasce spontaneamente dall'amore dell'argomento in sè stesso,
congiunto ad una naturale disposizione della mente a simile ordine d'idee. La qual cosa si ca-
pisce agevolmente ove si consideri che gli artisti viventi, tanto più se ispirati ed originali, so-
gliono per via naturale essere preoccupati in modo troppo prevalente del loro modo di vedere
per potere immedesimarsi in quello degli antenati, e gli uomini dotti generalmente propendono
di loro genio alle considerazioni teoretiche, laddove il metodo seguito dal Morelli è essenzial-
mente pratico.

La prova poi della bontà del metodo ce la fornisce il libro stesso coi risultati definitivi rag-
giunti nel procedimento dei suoi giudizi, per quante riserve parziali si avessero a fare ; poiché
non esitiamo ad asseverare che, mediante l'applicazione del medesimo, gli venne fatto di squar-
ciare il velo che copriva molte verità e di distruggere moltissimi pregiudizi, conquistando così
 
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