Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 4.1891

DOI Heft:
Fasc. III
DOI Artikel:
Reymond, Marcel: Opere di Rubens in Roma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0185

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
/

OPERE DI RUBENS IN ROMA

IItalia Rubens ha dimorato nove anni ed in Roma tre.

Quando ritornò ad Anversa nel 1608 aveva più di trenta
anni. Non è un allievo che torna nella sua patria, è un
maestro in tutta la forza dell'età e dell'ingegno.

Rubens è uno dei più grandi inventori della pittura,
uno degli uomini che hanno più cercato e più rinnovato.
Per ben comprendere quello che costituisce la sua vera
gloria, bisogna sapere quello che i suoi maestri gli hanno
insegnato, stabilire esattamente la parte della sua educazione.
In certi punti Rubens modificò completamente le sue prime
idee: per esempio, nella sua maniera di dipingere e di co-
lorire ; in altri restò fedele alle influenze della sua educa-
zione : per esempio, nell'arte sontuosa della composizione
e nella maniera drammatica di concepire i suoi lavori.

Colorista raffinato, maestro della luce, tale è il Rubens nuovo che noi vedremo comparire
verso il 1615. Ma il vasto ordinatore dei ricchi spettacoli ò sempre l'allievo del Veronese, come
il maestro drammatico e vivace è sempre il discepolo dei Caracci. In sostanza, il carattere co-
stante, uno dei tratti essenziali del genio di Rubens, ò il fondo stesso dell'arte bolognese.

I bolognesi, alla fine del xvi secolo, avevano sognato un'arte nuova che avesse la nobiltà
di Raffaello, il disegno di Leonardo, la grandezza di Michelangelo, la finezza del Correggio e il
colorito de'veneziani ; ora avvenne questo fatto strano, che di tutte queste qualità sì ardente-
mente ricercate, non potettero raggiungerne alcuna, ma ebbero una qualità nuova che formò
tutta l'originalità della loro arte; per la prima volta, essi furono per eccellenza i maestri della
espressione.

Non già che prima di essi non vi fossero stati degli artisti appassionati per la ricerca del-
l'espressione drammatica: questa ricerca fu una delle glorie del Donatello e di frate Angelico
e fu quella del capo della scuola fiorentina, del gran Giotto stesso. Ma qui il fatto particolare N
è che a Bologna, per la prima volta, la ricerca della violenza, del dramma, della passione, di-
venne la ricerca predominante dell'opera d'arte, alla quale tutto era subordinato.

Per disgrazia, i Caracci, eredi di tutte le tradizioni del Rinascimento, non potevano rivol-
gere i loro occhi dall'antico, e avevano dimenticato che la sola fedeltà alla natura poteva per-
mettere di dare all'opera d'arte tutta la sua potenza espressiva. La preoccupazione d'una no-
biltà ideale, d'una natura purificata fece andare a vuoto il loro tentativo. Ma di questa idea
nuova che i bolognesi avevano concepita e che la loro cattiva educazione non permetteva loro
di realizzare, s'impadronirono alcuni stranieri, meno schiavi al giogo dell'antichità, i quali le

Archivio storico dell' Arie - Anno IV, Fase. III.

1
 
Annotationen