Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 4.1891

DOI Heft:
Fasc. III
DOI Artikel:
Reymond, Marcel: Opere di Rubens in Roma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0186
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
154

MARCEL KEYMOND

\

dettero una forma completa. E ciò che la Spagna potò fare col Ribera, è sopratutto ciò che era
riservato di compiere al genio fiammingo.

Il carnefice di Rubens che con le sue tenaglie strappa la lingua di san Levino per gettarla
ai cani ò fratello dei carnefici di Ribera scorticanti san Bartolomeo. Le vergini di Rubens pian-
genti ai piedi della croce sono sorelle delle vergini di Guido e dei Caracci. Rubens ò il vero
risultato delle ricerche italiane del secolo xvi ; egli è il vero capo della scuola di Bologna.

Il popolo fiammingo, come tutti i popoli che hanno studiato la natura senza pregiudizi,
aveva creato nel xv secolo con Yan der Weyden, Memling e Matsys un'arte molto espressiva,
e più che l'Italia questo popolo era predestinato a creare in arte la forma drammatica. Ma du-
rante tutto il secolo xvi il grande movimento delle Fiandre era stato intralciato dalla freddezza
e dalla convenzione dei romanisti.

L'influenza italiana del xvi secolo era stata nefasta per la scuola fiamminga. Nel xvn se-
colo il sentimento drammatico appariva di nuovo nella scuole del Nord e, cosa singolare, fu in
grazia dell'influenza italiana, dell'azione bolognese e di Rubens, loro allievo. All'arte fredda dei
Floris, dei Coxie, dei Martin de Yos, succede la fiamma ardente dei Rubens, dei Yan Dyck e
dei Jordaens. I bolognesi fecero male quello che avevano concepito, ma quello che avevano con-
cepito era una grande forma d'arte. Essi volevano reagire contro quell'arte inespressiva che sotto
pretesto di nobiltà antica aveva reso sterile il xvi secolo. Essi pensarono che l'uomo non era
soltanto un fascio di muscoli, ma che aveva un'anima, ed in realtà è questo il segreto dell'in-
fluenza che questa scuola esercitò sì lungo tempo e che gli vale ancora oggi sì numerosi par-
tigiani. 1

Drammatico come i bolognesi, Rubens ebbe ancora la buona fortuna di poter realizzare una
parte del programma dei Caracci. All'espressione drammatica, egli aggiunse la potenza grandiosa
di Michelangelo, la squisita delicatezza del Correggio e, su tutta quest'opera, egli gettò il velo
magico del colorito veneziano.

Fra gli uomini che hanno cercato con l'aiuto del colore di esprimere la magia degli esseri
creati e di far parlare l'anima umana, egli è ben veramente il re sovrano.

Dopo aver dette le qualità che Rubens prese in Italia e che egli non aveva potuto rice-
vere in Fiandra dai suoi primi maestri, bisogna enumerare i difetti, frutto dell'educazione bo-
lognese. Per il disegno furono il culto dell'anormale, dell'eccessivo, della natura modificata, e per
il colorito l'abuso delle violente opposizioni e della nerezza delle ombre. Il lavoro personale di
Rubens, durante trenta anni di lavoro ostinato, fu di spogliarsi delle sue cattive abitudini e di
avvicinarsi sempre di più in più alla natura, e per l'esattezza delle forme e per la finezza del
colore.

Quello che Rubens era in Italia, noi possiamo saperlo dagli importanti lavori che fece a
Roma alla Chiesa Nuova.

Yi sono alla Chiesa Nuova tre quadri di Rubens fatti in onore d' una immagine miracolosa
della Adergine. Uno di questi quadri, posti nel fondo della chiesa sul muro stesso sul quale è
addossato l'altare, è forato in cima da un'apertura a traverso la quale apparisce l'immagine mi-

1 L'azione dei maestri di Bologna non si limitò alla
Fiandra, ma si estese fino all'Olanda stessa, grazie so-
pratutto all'influenza di Gherardo delle Notti. Non si è
detto abbastanza quanto 1' arte di Rembrandt si colleghi
all' arte italiana del xvn secolo. Rembrandt è in opposi-
zione assoluta coi maestri olandesi suoi predecessori.
L' energia della sua passione, la violenza della sua fat-
tura, i grandi effetti di luce, la forza delle ombre sono i
caratteri che egli attinse dall'arte bolognese. Rembrandt,
al contrario di Rubens, lungi dal modificare la tavolozza
italiana e dirigersi verso la ricerca della chiarezza e
della freschezza del colorito, spinse all' estremo il prin-

cipio bolognese, s'innamorò follemente dell' ombra e in
un metodo condannabile seppe creare degli immortali
capolavori.

L'arte di Rembrandt era in Olanda un'arte d'im-
portazione, in contrasto con tutti gli istinti della razza.
Anche Rembrandt non fece scuola e morì sconosciuto.
Presso a lui e dopo di lui, le qualità ereditarie del-
l' arte olandese, la pulitezza del lavoro, la finezza del-
l'esecuzione, e sopratutto il chiaro della luce, domi-
nano nella scuola coi veri olandesi, il Terburg, il Metzu
e il Miéris.
 
Annotationen