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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Reymond, Marcel: Opere di Rubens in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0189
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OPERE DI RUBENS IN ROMA

venienti dal riverbero della luce. Per questo egli ricorse a due modi; dipinse i suoi quadri sulla
pietra, e adottò una disposizione nuova. La posizione sull'altare era cattiva, e perciò egli non
fece per esso che una semplice corona di angeli destinata a sostenere l'immagine miracolosa, e
quanto al soggetto principale, ai santi patroni della Chiesa, li trasportò nei muri laterali in una
posizione in cui la luce ò molto favorevole. Ma questo secondo lavoro non era, per così dire,
che un lavoro di replica, non offriva più a Rubens un grande interesse; egli dovette sbrigarlo
in fretta, e non bisogna quindi meravigliarsi se non si trova, nei quadri della Chiesa Nuova,
la bellezza che saremmo in diritto di aspettarci da Rubens.

Se paragoniamo il quadro di Roma col quadro primitivo, oggi al Museo di Grenoble, reste-
remo sorpresi dalle profonde differenze che esistono tra le due opere. Le differenze sono tali che
per ispiegarle non basta invocare da parte di Rubens una minore applicazione. Esse fanno imme-
diatamente supporre che le due opere non possono essere della stessa epoca. Ed, in effetto, dopo
averle paragonate attentamente tra loro e avvicinate alle altre opere di Rubens, io credo che il
quadro di Grenoble, fatto nel 1606, sia stato ritoccato in parte da Rubens verso il 1625. Noi
abbiamo davanti a noi un quadro del periodo italiano, ritoccato durante il periodo fiammingo.
Rubens, noi lo sappiamo, dopo aver portato via il San Gregorio della Chiesa Nuova, cercò invano
di venderlo in Italia; egli lo custodì, lo portò ad Anversa, e, allorché la sua prima moglie morì
nel 1625, lo posò sulla sua tomba nell'abbazia di San Michele d'Anversa. Non è verosimile il
supporre che Rubens, ponendo nel 1625 un quadro sulla tomba di sua moglie, abbia potuto con-
tentarsi di un'opera fatta nel 1606 con tutti i difetti della sua gioventù! Come avrebbe egli
resistito al desiderio di correggere le imperfezioni e di supplire all'inesperienza del 1606 con
un poco della scienza del grande artista del 1625? Ito notato precedentemente 1 quanto sia strano
di trovare in un'opera del 1606 le due figure sì straordinariamente commoventi dei Santi posti
a destra di santa Domitilla. Si può affermare che Rubens nel 1606 non era capace di dipingere
delle figure simili: è l'arte della maturità del suo genio in tutta la sua scienza e in tutta la
sua profondità d'osservazione.

Questo ritocco mi sembra innegabile. Si può anche dimandarsi se Rubens abbia ritoccato il
piviale di san Gregorio che è ben superiore al piviale abbastanza grossolano del quadro di Roma,
e che ricorda quello del sant'Ambrogio di Yienna; si può domandarsi con più ragione ancora,
se tutti i panneggiamenti dell'abito di santa Domitilla sieno del Rubens del 1625. Infine, vi è
una prova materiale che il quadro di Grenoble fu modificato da Rubens. Questo quadro, come
quello della Chiesa Nuova, aveva, verso la sommità, una grande apertura destinata a lasciare
apparire una Madonna miracolosa. Quest' apertura è stata chiusa da Rubens, che dipinse una
Tergine nel posto altra volta vuoto.

La mia convinzione è che il quadro di Grenoble abbia conservato nella sua composizione e
nel disegno dei principali personaggi il carattere essenziale dell'opera del 1606, ma che esso
sia stato abbastanza sensibilmente modificato nel colorito, cosicché, se il quadro di Grenoble
rappresenta in certa maniera l'arte italiana del 1606, rappresenta non meno l'arte fiamminga
del 1625.

Il Rubens del 1606, il vero Rubens italiano, è solamente nella Chiesa Nuova di Roma.

Come ultima osservazione su quest'opera della Chiesa Nuova, io noto il suo debole carattere
espressivo. Rubens nel 1606 non ha ancora subita l'azione dei maestri drammatici di Bologna
e di Roma. Egli è ancora tutto intero sotto l'influenza dei maestri decorativi del Nord e d'Italia.
Il vero discepolo dei maestri di Bologna e di Roma, lo troveremo soltanto nelle due prime opere
fatte da Rubens al suo ritorno ad Anversa, nella Crocifissione, e in quella Deposizione dalla Croce
derivata direttamente da Daniello da Yolterra e dal Barocci.

I quadri della Chiesa Nuova non sono i soli lavori che Rubens facesse a Roma: nel 1602,
in un precedente soggiorno, egli dipinse tre importanti quadri a Santa Croce in Gerusalemme. 2

1 Etude sur le Musée de Grenoble.

2 Yedere Wauters, Pitture fiamminghe.
 
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