Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 4.1891

DOI Heft:
Fasc. III
DOI Artikel:
Reymond, Marcel: Opere di Rubens in Roma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0191

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
OPERE T)I RUBENS IN ROMA

159

cui Rubens, sopraccarico di lavoro, lasciava spesso a' suoi scolari la cura di preparare i suoi
quadri e spesso di terminarne qualche parte. Così avviene che esso ha nel suo insieme quella
pesantezza che caratterizza i lavori della bottega ne' quali la parte di Rubens ò molto limitata.
A Rubens non bisogna forse attribuire che la figura di Tiberio e i due bambini. Benché Rubens
abbia spesso fatto molto meglio, specialmente verso la fine della sua vita, i due piccoli Romolo
e Remo sono le cose che a Roma rappresentano meglio la sua maniera. In questo quadro il
paesaggio si può supporre di Wildens, e probabilmente Sneyders ha dipinto gli uccellini appol-
laiati sugli alberi e la lupa, che è opera di primo ordine. Si può paragonare questo quadro per
la sua composizione e per l'uso del paesaggio col Delitto dei figli di Latona di Monaco.

Il San Sebastiano della galleria Corsini è un capolavoro. In un soggetto trattato così spesso
prima di lui, il maestro fiammingo seppe essere originale, grazie alla profondità e alla delica-
tezza del suo pensiero. In generale nella scuola italiana san Sebastiano è rappresentato legato
ad un albero, gli occhi verso il cielo, senza l'espressione d'una viva sofferenza. Pel pittore ita-
liano è l'occasione di rappresentare una bella accademia. Nella pittura religiosa del xv e del xvi
secolo il san Sebastiano fa la parte degli Apolli nell'arte antica. Per i maestri naturalisti d'An-
versa, per Rubens o Yan Dyck un soggetto si presenta sempre col suo carattere espressivo e la
natura fornisce loro un' infinità di motivi diversi per esprimere il loro pensiero. Qui san Seba-
bastiano è legato all'albero colla testa china in una ammirabile espressione di dolore, e degli
angeli s'affannano intorno a lui, gli uni per medicare le sue piaghe e coprirle con un velo bianco
e altri per strappargli le freccie o sciogliere i suoi legami. L'opera, non meno potentemente ese-
guita che finamente pensata, è dovuta alla mano di un gran maestro. Questo grande maestro è
Rubens? Non si potrebbe affermare con certezza. Un eminente conoscitore dell'arte fiamminga,
il signor Max Roose, l'attribuisce a Van Dyck, e questa opinione sembra molto verosimile. Le
forme eleganti e allungate di san Sebastiano, le potenti masse d'ombre, la materia colorata così
densa nelle mezze tinte come nella luce, il colore dorato e un po' uniforme delle carni senza i
contrasti di bianco e di vermiglio, che caratterizzano la maniera di Rubens, ricordano in questo
quadro il nome di Yan Dyck più che quello di Rubens.

Se il San Sebastiano della galleria Corsini dev' essere restituito a Yan Dyck, al contrario
è molto probabilmente di Rubens l'ammirabile Cristo 'della villa Albani, attribuito a Yan Dyck.
Qui le grandi trasparenze d'ombre, lo splendore delle carni, la virilità delle forme evocano il
nome di Rubens. E questo in Roma, insieme col Romolo e Remo, la più bella opera del gran maestro.

Di ritratti di Rubens non si possiede in Roma che il Michel Ophovius della Galleria Doria.
Questo quadro è coperto da una spessa vernice giallastra, che gli toglie una gran parte della
sua freschezza primitiva, ma è un' opera certa di Rubens. E lo stesso personaggio che è al Museo
dell'Haye, ma il ritratto è differente e non può considerarsi come una replica.

Finalmente, la nostra rivista sarà terminata quando avremo citato un delizioso schizzo del-
l'Accademia di San Luca: la Incoronazione dell' Abbondanza, che appartiene ai più belli anni
della vita del maestro, posteriormente al 1620. Esso richiama gli ammirabili schizzi per la Gal-
leria Medici, oggi alla Pinacoteca di Monaco.

In somma, la città di Roma non possiede nessuno dei grandi capolavori di Rubens, ma ha
i quadri della Chiesa Nuova, che dal punto di vista storico hanno un'importanza eccezionale.
In Italia per vedere de' bei Rubens bisogna andare a Firenze dove, presso i maraviglisi ritratti,
presso grandiosi paesaggi, presso le grandi pagine storiche relative alla vita di Enrico IY, si
trova il Marte che parte per la guerra della Galleria Pitti, uno dei più perfetti capolavori del
maestro.

Marcel Reymond.
 
Annotationen