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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Gatti, Angelo: Maestro Antonio de Vincenzo: Architetto Bolognese
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0210

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ANGELO GATTI

prime due cappelle verso la fronte, così a destra che a sinistra, appaiono frastagliate da una
elegantissima pentafora, terminante in combinazioni curvilinee splendide che colmano l'ogiva,
mentre le altre cappelle hanno i finestroni divisi schematicamente in bifore, ciascuna delle quali
è divisa da altra bifora marmorea. Tuttavia le proporzioni ed il sesto perimetrale sono invariati
tanto nel primo che nel secondo caso, e, ripeto, queste particolarità costituiscono da sole il
tipo de' finestroni cui importa dedicare un po' di studio, allo scopo di scoprirne le relazioni
d'origine.

È da credere che M. Antonio s'ispirasse davanti alle cattedrali germaniche, ovvero davanti
ai disegni per il duomo di Milano, appena intrapreso quando egli tracciò lo schema del San Petronio?

Per verità, la seconda ipotesi parrebbe avvalorata dai ripetuti viaggi di M. Antonio alla
capitale lombarda, da certi rapporti di misure planimetriche tra San Petronio ed il duomo mi-
lanese, dalla rivalità tra Bologna e Milano, dalla copiosa cooperazione esecutiva data dagli arte-
fici lombardi alla basilica bolognese, ed in fine dagli schizzi tratti da M. Antonio dai disegni
per il duomo di Milano conservati nella fabbriceria petroniana e scoperti dal cavaliere Alfonso
Rubbiani.

Ma nel tipo planimetrico di San Petronio non trovasi veruna somiglianza col duomo di
Milano, salvo che nella larghezza totale e nelle sue suddivisioni, mentre sono evidenti le deri-
vazioni dalle cattedrali toscane e specialmente da quella di Firenze. E poi a me sembra che il
sentimento ornamentale spiegato da M. Antonio nella basilica Petroniana e nel campanile di
San Francesco sia troppo puro, troppo personale per concludere che egli ne tolse l'ispirazione
dal duomo milanese, perchè è noto come e quanto ne fossero discusse la scelta del tipo archi-
tettonico e la veste decorativa, prevalendovi bensì l'elemento lombardo e specialmente il cam-
pionese, non però senza qualche intrusione francese e tedesca.

Ma se l'accennata incognita che s'è detto riscontrarsi nella vita di M. Antonio, di cui s'ignora
come trascorressero i primi quarantasett'anni di vita, impedisce di narrarne per intero le vicende
e le glorie, dalle opere sue che ci sono rimaste risulta evidentissimo il già detto studio compa-
rativo da lui compiuto tra lo stile romanico e lo stile ogivale così d'Italia che d'oltremonte. Se
San Petronio ed il campanile di San Francesco non fossero sufficienti, secondo taluni, a tale de-
duzione, sarebbe ultima conferma la cappella Bolognini entro la stessa basilica, di cui la sola can-
cellata marmorea è un documento che palesa la studiata fusione di tali stili in un complesso

singolare.

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E certo che quanto le minuzie ornamentali da lui disegnate rassomigliano alla maniera
tedesca, altrettanto è italiana la struttura schematica. San Petronio fu concepito con modesta
espansione verticale, non già, come ne' bassi tempi, per incapacità a salire molto lungi dal
suolo, bensì onde conservare la maestosa larghezza del tipo, senza accettarvi le snellezze oltra-
montane.

Tutto ciò dunque concorre ognora meglio a confermare l'italianità della basilica Petroniana,
vero anello di congiunzione fra i bassi tempi ed il Rinascimento, e che M. Antonio, più d'ogni
altro architetto contemporaneo, pervenne a concepire un tipo chiesastico nuovo fra le reminiscenze
assimilate e rigenerate dal suo potentissimo ingegno.

Il Rinascimento introdusse una nuova ritualità applicata alla strutture delle chiese, cioè
chiuse il periodo del misticismo simbolico, che subordinava forme e proporzioni ad un' idealità
religiosa, mentre l'età nuova fu paga di conservare le suddivisioni sommarie dello spazio e si
prefisse d'accordare l'espressione architettonica alla fede mercè le splendide estrinsecazioni arti-
stiche. Ed a ciò è da imputare se la maggior parte delle chiese erette dal Rinascimento, pure
essendo magnifici monumenti dell'arte, assunsero un'apparenza ben lontana dal conciliare il rac-
coglimento, quasi pauroso, ispirato dalle costruzioni romaniche.

Al contrario, San Petronio non seduce per la ricchezza; esso s'impone mercè la grandio-
sità severa, ma non arcigna, e per tale motivo deve essere considerato il più felice esemplare
di conciliazione fra il medio evo ed il Rinascimento, tra le forme italiane e le forme oltra-
montane.
 
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