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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0237
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RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRÀFICI

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fuori ne' musei dell'estero. Nello studio sul Sodoma, l'au-
tore si trovò più a miglior partito che in quello dei de-
cadenti napoletani, e seguì il pittore con la scorta del
Jansen, o abbandonando la scorta quando egli vide me-
glio di essa. Nello studio susseguente su Baldassare Pe-
ruzzi, le ricerche dei caratteri stilistici del pittore e
della sua evoluzione pittorica ne' suoi disegni, nelle sue
opere pittoriche, negli arazzi, nelle incisioni sono buone,
intime, nuove. Nell'altro studio sulla galleria nazionale
di Londra, la discussione delle attribuzioni tradizionali
o capricciose è fatta rapidamente, però da chi è arri-
vato, a furia di riscontri di opere d'arte tra loro, a
vedere spesso in modo chiaro e sicuro; e, infine^ lo
scritto sugli affreschi dell'oratorio di Santa Cecilia a
Bologna è una sobria e buona illustrazione di essi. Non
possiamo che augurarci per il bene degli studi che l'au-
tore ripubblichi anche gli altri suoi scritti, dispersi nelle
riviste italiane ed estere, in una forma definitiva.

A. Y.

Pietro Bortolotti — Di un murale dipinto nel MCCCXXXIIII
scopertosi nel 1882 nel lato esterno settentrionale del
duomo di Modena. —Modena, tipografìa Yincenzi, 1891.

Nel disfare un rivestimento esterno al duomo di Mo-
dena, si scoprì un antico dipinto, sugi'intonacati marmi,
disotto al muro addossatovi a sostegno di una volta so-
prastante. Da quella sepoltura fu tratto a brandelli il
dipinto e poscia ricomposto; ma non lo potè essere in-
teramente, perchè, mentre pendeva il lavoro di stacco,
notturni devastatori strapparono alcune bende incollate
sull'intonaco. L'autore, a buon diritto, chiama gran ven-
tura la sua di aver potuto trascrivere in tempo l'epi-
grafe che fu così barbaramente distrutta, e che recava
la data M . CC . C . XXXIIII, e il nome del committente
Berteo Testagrossa.

11 dipinto, o meglio il frammento di esso, interes-
sante per lo studio dell'antica scuola modenese, trovasi
ora esposto nel Museo Civico di Modena. Rappresenta
la Tergine in trono, col Bambino ritto sul grembo ma-
terno; e dinanzi ad esso, in proporzioni minori, ginoc-
chioni, una donna orante; dietro la quale un canuto
vescovo, in abiti pontificali, sta come in atto di presen-
tarla a quel trono. L'autore non si trattiene ad esami-
nare lo stile del dipinto, ma, a prova della fedeltà del-
l'iscrizione di cui fortunatamente serbò ricordo, espone
le diligenti, coscienziose ricerche da lui eseguite negli
archivi del municipio e de' notai, tanto intorno al com-
mittente, come alla famiglia sua, ed alla madre Zacca-
ria, in suffragio della cui anima il figlio commise il di-
pinto. La prova è completa ed evidente.

A. Y.

L'antico pavimento delle Logge di Raffaello in Vaticano.

Studio di Giovanni Tesoroni. — Napoli, 1891.

L'Autore, che è direttore tecnico del Museo arti-
stico industriale e Scuole officine di Napoli, fu chiamato
a far parte di una Commissione nominata, affinchè « ve-
nissero fatti gli opportuni studi per potere, quando che
sia, sostituire al pavimento di marmo bianco delle Logge
di Raffaello un pavimento di maiolica quale era in an-
tico, e possibilmente del medesimo disegno di quello
fatto eseguire da Raffaello ». Il Tesoroni in questa sua
relazione al maggiordomo di Sua Santità, prefetto dei
sacri palazzi apostolici, espone, a facilitare il compito
della Commissione, i risultati delle sue ricerche e dei
suoi studi. Egli ha incominciato dall' interrogare quelli
che han veduto il pavimento prima che fosse disfatto,
e specialmente il signor Achille Costantini, uno de' più
antichi custodi de' Musei vaticani. Dalla sua testimo-
nianza, confermata da parecchie altre, risulta che il
mattonato seguiva lo spartito architettonico delle Logge;
che ciascuno scomparto era diviso dall' altro mediante
una soglia, in cui era figurata una treccia fatta di rami
di quercia; il fondo degli scompartì era di una sola
tinta azzurra, e intorno correva un fregio di diverso
disegno; in alcuni un intreccio di rami di color verde
pisello, come un otto in cifra; in altri una semplice
cornice bianca con una fascia di giallo-scuro ; in altri
infine una ricca decorazione formata dagli anelli di
Leon X colle tre penne. Solo in qualche scomparto, forse
quello del centro, il fondo era giallo. Crede il Tesoroni
che gl'intrecci di rami che erano nelle soglie o che
giravano intorno agli scomparti, rappresentino non già
il troncone, impresa medicea, ma la rovere di Giulio II;
nella quale opinione non saprei convenire coli'autore.

Simili testimonianze, che hanno senza dubbio un
gran valore per farsi un' idea generale dell' antico pa-
vimento, mi paiono però assai dubbie, per la troppa di-
stanza di tempo, quando si voglia discendere ai parti-
colari. Anche un pavimento che si sia veduto infinite
volte e in tempo recente, diffìcilmente lo si ricorda nei
suoi particolari, a meno che non se ne sia fatto ma-
teria di studio. Le opere illustrative del Vaticano e
delle Logge in particolare non forniscono alcun dato
attendibile per la ricostruzione del pavimento. Qualche
lume possono dare sulla questione altri pavimenti rob-
biani della stessa età che si trovano in Yaticano (vedi
tav. 1, fig. 4); e finalmente una mattonella ritrovata di
recente nello sgombrare un corridoio accanto alle stanze
di Raffaello, corrispondente alla descrizione del Costan-
tini, e che pare aver appartenuto al fregio d'uno degli
scompartì delle Logge (vedi tav. I, fig. 3). Con questi
elementi il Tesoroni ha ricomposto il pavimento d' uno
degli scomparti, che dà riprodotto in cromolitogiafia

nella tav. II.

Quando già il signor Tesoroni era al termine del
suo lavoro, ebbe notizia del pavimento della cappella
di fra Mariano a San Silvestro, da me ritrovato, e di
 
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