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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Recensioni e cenni bibliografici
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0238

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206

RECENSIONI E CENNI BIBLIOGRAFICI

cui ho dato in parte il disegno neW Archivio di que-
st'anno a p. 125. Egli riconosce che il pavimento, senza
dubbio di fabbrica robbiana e appartenente al ponti-
ficato di Leon X, non è fatto per la cappella, ma è
formato di mattonelle avanzate a un qualche pavimento
del Yaticano. Il Costantini ha riconosciuto nel fregio
il disegno e le tinte di alcuni dei fregi delle Logge;
nondimeno il Tesoroni crede, e per la misura delle mat-
tonelle del fregio, e pel disegno di tutte le altre, che
certamente, secondo il signor Costantini, non entravano
nel pavimento delle Logge, che quelle mattonelle pro-
vengano non già da queste, ma da alcuna delle sale
vaticane di cui, come sappiamo dalYasari, Luca della
Robbia il giovine fece i pavimenti. Ad ogni modo i
fregi della cappella di fra Mariano, che il Tesoroni dà
riprodotti in cromolitografia (tav. I, figure 1, 2) ci for-
niscono il materiale per ricomporre altri scomparti delle
Lo^ere di Raffaello.

o o

Lo studio del Tesoroni getta certamente non poca
luce sulla questione del pavimento delle Logge famose,
ma non credo che debba arrestarsi qui. C1 è poco da
sperare che escano fuori stampe o disegni di quel pa-
vimento; ma parecchie mattonelle (tre ne erano posse-
dute dal Castellani) debbono aver preso posto in Musei
pubblici o privati. Tocca probabilmente ad esse il dire
l'ultima parola; e noi invitiamo gli amatori italiani e
stranieri a voler comunicare ogni notizia che abbiamo
in proposito.

D. G.

Luca Beltrami — Andrea Qrcagna sarebbe autore d' un
disegno per il pulpito nel Duomo d'Orvieto? — Aprile,
1891.

Quest'opuscolo è una nuova prova della costanza e
diligenza nella ricerca e dell'acume critico di cui è
dotato l'egregio architetto di Milano.

Egli, che ha già magistralmente illustrato la fac-
ciata del Duomo di Milano, rintracciando negli Archivi
e nelle raccolte di disegni tutto quanto poteva servire
a dar completa la storia di essa, è pur venuto ad ag-
giungere un' importantissima notizia alla grande ed ela-
borata opera di Luigi Fumi intorno al Duomo d'Or-
vieto.

Oltre ai tre disegni riguardanti la facciata di questo
Duomo, intorno ai quali si occuparono diffusamente Luigi
Fumi e Paolo Zampi in questo stesso periodico, conser-
vasi nel Museo del Duomo d'Orvieto un altro disegno,
pure in pergamena, d'un pulpito sorretto in parte da
arcate a tutto sesto impostate sopra pilastri ottagonali
e col parapetto riccamente decorato di statue e basso-
rilievi. Intorno a questo disegno rimasto inedito e giun-
toci alquanto mutilato e guasto, richiama appunto il

Beltrami l'attenzione degli studiosi, e le osservazioni
ch'egli fa relativamente al metodo grafico di esso, e
l'interpretazione che ne dà delle singole parti per la
risoluzione dell'insieme, sono veramente acute e giu-
stissime.

Così ci sembra che l'illustre architetto abbia colto
nel segno, attribuendo quel prezioso frammento ad An-
drea Orcagna, il quale, come si sa, prese parte ai lavori
del Duomo sia come architetto, sia come mosaicista
dal 1358 al 1361, dopo cioè d'aver terminato a Firenze
il celebre tabernacolo d'Or San Michele.

Vi trova infatti il Beltrami corretta ed armonica
semplicità di linee; ricca policromia'd'intarsi marmorei
e di mosaici sui pilastri, sulle fascie, sugli archivolti
e sui fregi; finissimo sentimento pittorico nelle mezze
figure di angeli nei tondi dei pennacchi delle arcate;
rara perizia ed abilità scultoria nelle composizioni dei
bassorilievi del parapetto, nelle statuette e nel gruppo
del leone che tiene fra le zampe un agnello, sorreggente
il pilastro: tutte insomma le doti d'un artista che po-
teva accogliere e fondere, come l'Orcagna, nel suo vasto
intelletto con mirabile armonia i caratteri delle tre
arti, architettura, scultura e pittura.

Ed il disegno, di cui il Beltrami dà una riprodu-
zione fototipica, conferma pienamente il giudizio ora
accennato: vorrei anzi aggiungervi di più, che cioè le
composizioni chiare e ben ordinate dei bassorilievi, gli
atteggiamenti nobili e composti delle figure alquanto
lunghe e colle teste alquanto piccole; la semplicità stessa
e la larghezza con cui sono svolti i panneggiamenti ed
indicate le pieghe, son tutti caratteri che, più che alla
scuola de' Pisani o dei pittori senesi, s'addicono alla
scuola giottesca a cui appunto l'Orcagna appartiene.

X. B.

Carlo Cipolla — Un'iscrizione dell'anno 996; e le più
antiche pitture veronesi. Estratto dall' Archivio ve-
neto, T. XXXVIII, parte II, 1882. — Venezia, 1890.

Son molto conosciuti gli antichi affreschi della cap-
pellina o grotta di San Xazaro in Verona, ma incerti
finora furono i pareri riguardo alla loro epoca.

Le più antiche pitture erano state rifatte su nuovo
intonaco che vi si era posto sopra molto probabilmente
fino dall'xi secolo; ma poiché queste per l'umidità mi-
nacciavano rovina, furono levate insieme coi loro into-
nachi ed ora si conservano nel civico Museo di Verona.
Sotto ad esse comparvero le pitture dell'intonaco infe-
riore e pi ù antico, certo in pessimo stato di conserva-
zione e molto frammentarie, ma ancora tali da potersene
formare un concetto.

Il secondo vano pel quale si passa alla chiesetta,
aveva le pareti laterali e la supcriore decorate di angeli
 
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