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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0243

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MISCEL

LANKA

non è fatta ancora.1 Se non si è tentata fin qui, ciò
è probabilmente per mancanza di documenti sufficienti.
Infatti le croci di questo genere sono rare e fin qui io
non ne ho incontrate che un piccolo numero.

La descrizione della croce romana, che ha un grande
valore archeologico, mi ha indotto ad intraprenderla.
Ecco un capitolo tolto da questo studio:

L' oggetto di questo lavoro è una croce, analoga a
quella d'Aix-la-Chapelle e, come quella, appartenente
all'epoca di transizione. Io l'ho, per così dire, scoperta
perchè, prima di me, nessun archeologo ne aveva fatto
menzione; ma io mi sono affrettato di toglierla dalla

per il crogiuolo. Il medio evo fu bene ispirato quando,
per economia, impiegò delle materie prime senza valore
reale per se stesse; l1 arte era in seguito incaricata di
dissimulare una tale parsimonia. Questa croce misura
in altezza 0.14 sur una lunghezza di 0.08 sul braccio
della croce. Le dimensioni sono dunque molto ristrette
come si conviene ad un oggetto di questo genere, fatto
per essere portato sul petto. Perciò si nota nel dorso
un anello di sospensione. Ma siccome il piede è acu-
minato, forse questa croce aveva una doppia destina-
zione. Negli uffici pontificali il vescovo la teneva sotto
la pianeta; celebrando poi in forma privata in casa o


FIGURA GIACENTE DEL CARD. FORTEGUERRI, DI MINO DA FIESOLE.

sua immeritata oscurità, facendola fotografare da Carlo
Simelli per la mia collezione delle Antiquités chrétien-
nes de Rome, nella quale merita di comparire. Se questa
croce è rimasta molto tempo ignorata, è perchè essa è come
nascosta nella biblioteca, non frequentata dal pubblico,
del convento di San Carlo a Catinari. Eppure vi è là,
oltre ad una bella bibbia illustrata del xii secolo, un
embrione di museo che non è di poco valore per un ama-
tore. I Barnabiti mi hanno assicurato che essa prove-
niva da Perugia; è dunque un'opera d'oreficeria ita-
liana.

Essa ha sopravvissuto alla distruzione, perchè è in
rame dorato: un metallo più prezioso, attirando la cu-
pidigia, avrebbe avuto grande probabilità di passare

1 Io sono maravigliato che il Glossaire archéologique non abbia
stabilito una suddivisione per la croce pettorale, della quale esso dà
un saggio sbagliato nella croce merovingia di Santa Croce di Poitiers,
che è una croce da cassa, come ho dimostrato fin dal 1880 nelle Mé-
moires de la Société iles aittiqtiaires de l'ouest, 2* serie, t. IV, p. 327
e segg.

in viaggio, perchè vi era l'usanza dell'altare portatile,
poteva piantarne la punta in un sostegno qualunque. Io
non esagero, perchè nel xiv secolo la croce d'altare aveva
ancora delle proporzioni molto piccole, almeno in certi
casi. Io ne ho depositata una al Museo del vescovato di
Angers, che non ha che 0.18, compresa la punta di ferro,
fatta per essere conficcata nel basamento sul quale do-
veva essere adattata.

La croce è piatta come un legno squadrato; soltanto
un bordo sporge tutt'intorno, e forma in qualche modo
un orlo al campo della croce, nel quale però non è
traccia di smalto.

In alto, in luogo del titolo abituale, è incastonata,
in una targa rigonfia e ovale, una pietra di cui il cri-
stallo, punticchiato di azzurro chiaro, indica una pietra
artificiale cotta al fuoco.

Sulla croce s'innalza in rilievo un Cristo, dignitoso,
nobile e bello. Egli sta diritto e sembra che regni piut-
tosto che subisca un ignominioso supplizio. I suoi ca-
pelli, divi8i sulla fronte, ricadono in lunghe frezze sul
 
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