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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. III
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0246

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214

MISCELLANEA

Finalmente, l'incisore, che ha ritoccato col bulino
la sua opera all'uscire dalla fusione, ha prima trac-
ciato intorno all'iscrizione un doppio filo sottile che
contorna la croce. Ivi, la sua mano meno sicura non
ha profilato la linea con un tratto magistrale; si vedono
i colpi lenti e ripetuti del cesello, che, sotto la pres-
sione della mano o del martello, procede a scosse.

Tutto sommato, questa croce pettorale è un saggio
molto interessante dell'oreficeria all'epoca di transizione,
che dal xn entra nel xiii secolo.

X. Barbier de Montault.

Riparazioni al dipinto (li Tiziano rappresentante
san Marco e quattro santi nella " Salute „ a Ve-
nezia. — Il prezioso dipinto di Tiziano, rappresentante
san Marco seduto in trono in mezzo a quattro santi in
piedi, Sebastiano e Rocco, Cosma e Damiano, eseguito
nel 1512 per la chiesa di Santo Spirito in Isola, e da
quella passato già fin dal 1656, con bolla, da quanto
si dice, di papa Alessandro YII e per decreto della
Repubblica veneta, alla chiesa di Santa Maria della Sa-
lute, dove fu posto nel locale che sta tra la chiesa stessa
e la sacrestia, aveva ancora bisogno, dopo pochi anni
dacché fu compiuto l'ultimo restauro, cioè dal 1883,
di nuove riparazioni, essendovisi verificate alcune fen-
diture, cagionate dalla inopportunità del locale troppo
caldo all'estate, ed all' inverno troppo freddo.

Perciò il quadro fu rimosso di là, e, come si usa in
simili casi, trasportato nell'Accademia di belle arti, ove
si eseguiranno in esso le necessarie operazioni per la
sua conservazione.

Ora, trattandosi anche d'uno de'più importanti ca-
polavori del grande maestro che lo eseguì nel 1512,
rispecchiandovi tutta la potenza del suo stile e la magia
della sua tavolozza, non senza una grande finezza gior-
gionesca di disegno e di sentimento, è da augurarsi che,
compiute le riparazioni, il quadro non sia più ricollo-
cato in quel sito che gli tornò fino ad ora tanto dan-
noso. E siccome tanto la sacrestia quanto la chiesa
della Salute sono già riboccanti di decorazioni e d'opere
d'arte, e queste non si potrebbero rimuovere dal posto
originariamente occupato, anche perchè non fossero al-
terati il carattere e la fisonomia de1 due ambienti, sa-
rebbe necessario che il nobile capolavoro di Tiziano,
il (piale non potrebbe trovare nella Salute un conve-
niente collocamento, fosse lasciato in deposito nella
stessa Accademia di belle arti, ove potrebbe stare stu-
pendamente in compagnia di altri splendidi dipinti ese-
guiti dallo stesso maestro, e rappresentanti altre fasi
della sua carriera artistica.

Sappiamo che il ministro della pubblica istruzione,
tanto vigile custode della conservazione dei monumenti,

ha già iniziato i necessari uffici per ottenere questo
intento, e le autorità ecclesiastiche ed i preposti alla
chiesa della Salute dovrebbero essere i primi ad ap-
plaudire a questo provvedimento che, mentre toglie loro
una gravosa responsabilità, li mantiene però nel pos-
sesso dell'oggetto, il quale sarebbe restituito non ap-
pena essi avessero trovato un locale adatto e per la
conservazione del dipinto e per il pubblico che ha di-
ritto di andare a visitarlo.

Sappiamo eziandio che si avrebbe l'intendimento di
esporre il quadro nella sala dell'Accademia dove stanno
i bronzi, i quali, tolti di là, saranno trasportati nel Pa-
lazzo Ducale, ove, insieme cogli altri ivi tenuti in de-
posito, troveranno un più opportuno collocamento.

\

E da augurarsi che tutto ciò avvenga prestissimo.

N. B.

Palazzo tìnastaverza a Verona e la conservazione

\

de' monumenti. — E stata pubblicata, in data delli
22 aprile 1891, la sentenza del tribunale di Verona per
la quale fu vietato al cav. Malfatti, di Ala, di modifi-
care, e perciò di guastare, il prospetto monumentale
del palazzo Guastaverza. Essa, venuta in seguito alla
splendida difesa a prò dell'integrità de'monumenti, so-
stenuta dai signori avvocati senatore Augusto Righi ed
Ettore Scipione Righi, è un documento che fa molto
onore al presidente estensore signor Rigoni, e da cui
trarrà gran profitto la nazione nelle sue preziose me-
morie artistiche, poiché la parte monumentale degli edi-
fici è con finissimo acume ed abbondanti ragioni giu-
ridiche e storiche considerata come un patrimonio pub-
blico.

Siamo adunque, forse per la prima volta nella sto-
ria del diritto, come giustamente osserva il giornale
La Riforma (4 luglio 1891), di fronte ad una sentenza
nella quale si estende il principio giuridico della pre-
scrizione a usufrutti immateriali, principio ch'era d'al-
tronde latente anche nel diritto romano.

Essa è anche molto solidamente fondata su qualche
articolo del locale regolamento edilizio, in cui gli arti-
coli 1 e 5 suonano in questo modo:

« Nessuno può eseguire un'opera edilizia o modifi-
care od alterare comunque Vaspetto esterno (V un edificio
senza averne prima fatta dichiarazione all'autorità.... »
« .... Il proprietario deve poi attenersi alle norme che </li
prescriverà l'autorità municipale sentita la Commissione
d'ornato ».

Poche città d'Italia, pur troppo, hanno votato il loro
regolamento edilizio, adattandolo ai particolari bisogni,
sì che parecchi Municipi ricchissimi di monumenti non
hanno saputo finora, coni' è detto nel citato articolo
della Riforma, trar profitto dalle facoltà loro accordate
 
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