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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Schmarsow, August: Un capolavoro di scultura fiorentina del quattrocento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0259
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UN CAPOLAVORO DI SCULTURA FIORENTINA DEL QUATTROCENTO

227

le cui iniziali stanno scolpite sul dossale dello stesso altare, P. G\, come si legge chiaramente nella
lapide :

PETRUS GRIMANUS FRANCISCI F.

OB SUMMAM IN PATRIAM CHARITATEM
PROCUR. DIGNITATEM ADEPTUS
HOC SIBI ET UXORIB. MONUMENTUM F. C.

ANNO DOMINI MDLIII DIE XXII MARCI (sic).

« Probabilmente la scultura fu fatta eseguire dallo stesso diversi anni prima della sua morte,
allorquando, per la generosa sua pietà, fu decorata la cappella e l'altare, e ciò per conseguenza
dopo la morte del Rossellino. Chi sia poi questo Ruscelli o Rosselli non si dirà, nè ci accadde
per quanta diligenza fosse adoperata nella ricerca di questo nome, di trovarlo scolpito in alcuna
parte della cappella o dell'altare, notando qui che moltissimi toscani lavorarono in Yenezia, come
abbiamo veduto e avrem luogo di osservare; e che se si volesse fare un elenco degli artisti, dei
quali è oscuro il nome e non sono citate le opere, ovvero di opere delle quali è incerto l'artefice,
non breve catalogo e singolare potrebbe compilarsi; ma 1'oggetto di questa digressione non nasce
già da una smisurata voglia di critica: unicamente proviene dalla riflessione che le opere di An-
tonio Rossellino essendo poche e bellissime, nè da tutti conosciute, potrebbe avvenire che alcuno
dimorante in Yenezia e non mai stato in Toscana, per avventura fidatosi alle note del Bottari,
argomentasse il merito di questo autore dall'indicata scultura in San Giobbe».

Peccato che il Cicognara, ragionando tanto bene delle sculture di Antonio Rossellino e pre-
dicando tanto bene lo studio delle differenti fisonomie dei monumenti, non si sia servito degli
occhi con un po'più di circospezione, invece di affaticarli nella ricerca di un nome, di un'iscri-
zione, cose delle quali si fidava più che non del carattere artistico personale, della impronta ori-
ginale della mano del maestro.

Un poco avanti andiamo in questo senso col Selvatico, il quale nella monografia Sull'archi-
tettura e scultura di Venezia (1847) comincia almeno a descrivere la decorazione della cappella
di San Giobbe (p. 235 segg.).

« Nella prima, eretta a spese di Pietro Grimani, l'arcone è decorato da frutti e fogliami e
sorretto da pilastri corintii, la cui savia trabeazione gira pei quattro lati della cappella \ stessa.
Sull'altare v' è una figura di San Luca, che quantunque proclamata bellissima dal Moschini è
ben lontana dall'esser tale ; al fianco d'essa stanno due angeli ; sul parapetto dell'altare v' è in
mezzo rilievo un San Pietro. Il Sansovino ci lasciò scritto essere stato scultore di tutte queste
opere un Antonio Rosselli di Firenze, che il Bottari poi nelle note al Yasari credette quell'An-
tonio Rossellino, il quale insieme a Bernardo di lui fratello fu uno dei luminari della scultura
fiorentina. Ben però osserva a questo proposito il Cicognara, troppa corrervi differenza fra queste
mediocri opere di San Giobbe e quelle egregie che Firenze serba del Rossellino, perchè si possa
soscriversi all'opinione del credulo annotatore. E indubitato per altro che questa cappella Gri-
mani mostra nel gusto degli ornati e nelle modanature il fare dei toscani.

« E lo mostra del pari la seguente anch'essa decorata di ornatissimo arcone e dei consueti
pilastri. La sua vòlta è poi scompartita in circoli in cui stanno evangelisti di terracotta dipinti
ed invetriati alla guisa dei lavori della famiglia della Robbia. Quelle mezze figure non son gran
cosa, ma rammentano senza dubbio il puro stile fiorentino d'allora ».

E strano; pare che lo scrittore abbia l'intenzione di formarsi un giudizio completo; ma
dopo i primi passi, proprio al punto critico, si ferma e lascia andare il resoconto.

Segue un tedesco, l'architetto Oscare Mothes, che ci offre una Storia dell'architettura e scul-
tura di Venezia (Lipsia, 1859-60), opera dedicata a Giovanni re di Sassonia, Philalethes, autore
d'una traduzione della Divina Commedia. Nel secondo volume (p. 80) ripete quasi letteralmente
la descrizione di Pietro Selvatico, ma (a p. 32), ragionando dell'ipotesi del Bottari intorno al
Rossellino, si mette a contraddire la sentenza degli autori italiani.

Quanto alle sculture della cappella Grimani, « non vorrei — dice egli — consentire nel giudizio
del Cicognara e del Selvatico, che questi lavori stieno troppo indietro alle opere del Rossellino
 
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