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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Schmarsow, August: Un capolavoro di scultura fiorentina del quattrocento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0264
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AUGIIST SCHMARSOW

sopra e il San Giuseppe seduto nella scena scolpita in rilievo nel mezzo e rappresentante la na-
scita di Cristo. Però le figure dei due apostoli, l'uno a destra, l'altro a sinistra, tanto nell'ese-
cuzione delle singole particolarità come nel carattere generale, non reggono al confronto col
San Giovanni in San Giobbe, sebbene la statua di Andrea gli sia molto affine nel motivo e nel-
l'atteggiamento del corpo. L'apostolo, in figura di un uomo con lunga barba, porta nella sini-
stra un libro aperto e vi legge, mentre tiene con la destra il braccio più lungo della sua croce
che, appoggiata in alto alla spalla, poggia in basso sul terreno fra i piedi. L'affinità col San Gio-
vanni di Venezia è così grande che ne possiamo dedurre la posizione originaria della croce di
canna, che in quest'ultimo si dovrebbe rimettere. Anche in quest'altare a Napoli apostoli e pro-
feti spiccano nettamente sul fondo scuro della nicchia fra due pilastri di marmo bianco, i quali
però, separati dalla tavola in rilievo per causa della distanza più grande, acquistano maggior
forza ed hanno il fusto scanalato.

La stessa esecuzione delle nicchie in marmo rosso-bruno, che serve di fondo scuro alle statue,
la ritroviamo finalmente in un altro lavoro del Rossellino terminato da un'altra mano, cioè
nella tomba del vescovo Lorenzo Roverella nel San Giorgio di Ferrara. Qui veramente è fir-
mato come autore Ambrogio (Barocci) da Milano, con la data 1475; ma l'alzata a foggia
d'altare con le figure dei Padri della Chiesa e di San Giovanni Battista nelle nicchie, e così
pure la Madonna coi due angeli in mezza figura, che non è altro che una replica di quella
in San Miniato, nonché la gloria di cherubini nell'archivolto, appartengono per l'invenzione
all'artista fiorentino, sebbene la maggior parte di queste figure come pure la statua sepolcrale
non possano essere che lavoro de' suoi aiutanti, mentre tutt' al più la figura del Battista e
quella di San Girolamo penitente accennano a disegni nuovi ed originali della mano del Rossel-
lino stesso.

La tomba del vescovo Roverella ci mostra pertanto, peggio ancora dell'altare di Napoli,
come facessero i maestri fiorentini ad eseguire gli ordini di committenti forestieri, specialmente
in quel tempo in cui, carichi di commissioni, non potevano più soddisfare con le sole loro forze
a tutti. Ed appunto quest'osservazione ci riconduce al San Giobbe. Passando in rassegna i la-
vori originali di Antonio Rossellino, non si può fare a meno di riconoscere la distanza che
corre tra la figura di mezzo dell'altare e le altre due. Soltanto in quella di San Giovanni Bat-
tista riconosciamo il nostro artista, mentre invece il San Francesco e il Sant'Antonio da Padova
potranno forse essere eseguiti sugli schizzi-suoi o de'suoi migliori aiuti, ma nell'esecuzione, e
specialmente nel panneggiamento, rimangono indietro di molto alla figura principale, con la quale
non sono in perfetta armonia nemmeno nell'insieme, mancandovi principalmente quella partico-
lare animazione che in essa così potentemente si fa sentire.

Maggiore analogia si mostra nei piccoli angeli che portano ciascuno un candelabro, ingi-
nocchiati sul cornicione principale di quest'ancona. Essi derivano in tutto e per tutto dalle due
figure originali della tomba del cardinale di Portogallo in San Miniato, ma sono di molto infe-
riori per la superficialità della modellazione, perchè non sono che una ripetizione puramente
esterna e mancano affatto di espressione. E una imitazione gretta, manierata, che riproduce per-
fino la cimosa delle vesti, ma però è opera di un allievo del Rossellino il quale si avvicina più
alla maniera di Benedetto da Maiano. Gli angeli sono inginocchiati coi loro piccoli candelieri,
ora spezzati, innanzi a due grandi candelabri lavorati in rilievo, che fiancheggiano una cornice
a foggia di finestra con entro una Madonna, che forma il centro della parte superiore del mo-
numento. Questo pinacolo, terminato a linea retta come la parte inferiore, è coronato superior-
mente da un pesante vaso fiancheggiato da due cornucopie, da cui escono gruppi di frutta. E
questo il lavoro trascurato ed affrettato di quello stesso aiutante che forse eseguì gli accurati
ornati dei pilastri di sotto, e che nella cornice stessa mostra la tendenza alla completa purezza
dell'ornamentazione in marmo della scuola fiorentina nella maniera di Benedetto e di Antonio.
Di maniera differente sembrano invece i due santi monaci al di sotto, sicché sorge il dubbio
che essi non appartengano ai pezzi che il Rossellino fornì da Firenze per la costruzione di questo
altare. Però, prima di esaminare il carattere di queste sculture di maniera differente dal resto,
 
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