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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Schmarsow, August: Un capolavoro di scultura fiorentina del quattrocento a Venezia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0265

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233

sarà bene confrontare il risultato ottenuto per mezzo dell'esame dello stile del monumento con
la tradizione locale dalla quale abbiamo preso le mosse.

Abbiamo adunque un lavoro veramente fiorentino di più da annoverare fra le sculture del
Quattrocento in Yenezia; un contributo nuovo e finora sconosciuto della Toscana alla città delle
lagune fra il sorgere di Donatello e del Yerrocchio? Già questo sarebbe abbastanza importante.
Ma il più notevole di tutto è il nome del maestro. Non senza un po'd'ironia diciamo agli av-
versari del Bottari : «Ma dunque c'è nel San Giobbe Antonio Rossellino?» Certamente; ma lo
si è trovato per una via affatto diversa da quella tenuta dal Bottari con la sua congettura pu-
ramente filologica; ci siamo arrivati seguendo meglio di lui l'indicazione del Cicognara: «Le
opere di scultura e di pittura, come gli scritti, hanno la loro fisionomia, e da questa debbono
prima che da ogni altra cosa trarsi le induzioni». Ciò è avvenuto con buon risultato.

Sorge una sola difficoltà. La tradizione in quel Forestiere illuminato, da cui il Bottari
tolse la sua notizia, parla di Antonio Ruscelli fiorentino soltanto a proposito della cappella Gri-
mani, non in generale di una cappella qualunque nel San Giobbe, e meno ancora della seconda,
nella quale noi lo abbiamo trovato. Anzi, anche se risaliamo alla fonte di tutte queste guide, le
parole suonano addirittura contrarie.

Tutte le notizie che abbiamo provengono dalla Venetia città nobilissima et singolare, de-
scritta in XIIII libri (1581) di Francesco Sansovino, e questo autore, pure abbastanza vicino
di tempo, si esprime con molta chiarezza nella descrizione della chiesetta di San Giobbe (libro III):

« Yi si vede di scultura in marmo in mezzo rilievo la palla della cappella di Pietro Gri-
mani Procurator di San Marco fatta da Antonio Rosselli Fiorentino. Et un' altra palla pur di
marmo con un San Giovanni Battista di mano di buon maestro». (Edizione del 1664, p. 155).

Se potessimo trasportare il nome del maestro al secondo altare e lasciare alla cappella Gri-

mani quella indicazione indeterminata «di mano di buon maestro», il risultato della nostra at-

\

tuale ricerca sarebbe in pien accordo con la tradizione letteraria. E forse troppo ardito il supporre
che il Sansovino abbia inavvertentemente scambiato le sue notizie, o che sia caduto in errore
riunendo ciò che ricordava di aver udito sul luogo stesso, oppure che le notizie da lui raccolte in-
torno al 1580, cioè un secolo dopo la costruzione della cappella di San Giovanni, sieno state già
allora così scomposte com'egli ce le dà? Un errore da parte del Sansovino sarebbe tanto più
strano, inquantochè l'iscrizione che ricorda il fondatore della prima cappella è di un tempo a lui
ancor vicinissimo. La cappella Grimani, la prima a sinistra di chi entra, è stata fondata, come
dice l'iscrizione che più sopra abbiamo riportata togliendola dal Cicognara, da Pietro di Fran-
cesco Grimani, procuratore di San Marco; ma quest'iscrizione ci dà la data del 1553, epoca in
cui Pietro, rimasto vedovo per la seconda volta, si sentiva forse spinto a pensare alla sua pro-
pria sepoltura. Certamente la notizia che anche la sua prima moglie vi era già stata seppellita
ci permette di dedurre che la cappella gli doveva appartenere già da tempo, e che quindi po-
teva esser decorata già qualche decennio prima di quella data. In ogni caso però non è una cap-
pella di famiglia dei Grimani, giacché sappiamo che Francesco, padre di Pietro, fu seppellito
nell'anno 1539 in un'altra chiesa, cioè in Sant'Andrea della Certosa. Le sculture, che noi nem-
meno qui vogliamo esaminare da vicino, appartengono adunque al Cinquecento, ad un'epoca in
cui l'arte in Yenezia aveva già trovato la sua propria via. Ora, siccome Francesco Sansovino
nomina come loro autore Antonio Rosselli fiorentino, il quale, secondo gli esempi sopra citati di
Francesco Albertini, può indubbiamente identificarsi con Antonio Rossellino di Matteo Gambe-
relli, come già fece il Bottari con congettura puramente filologica, e siccome abbiamo ricono-
sciuto nel modo più deciso la mano di questo maestro fiorentino, morto intorno al 1479, nell'al-
tare di San Giovanni della cappella vicina, non ci resta che quest'ipotesi: dev'essere stato o
Francesco Sansovino o la fonte a cui ricorse a nominare erroneamente l'autore della seconda
cappella per quello della prima. E così si scioglie tutta la controversia dei critici del Bottari,
quali il Cicognara, il Selvatico e il Motlies, e noi giungiamo ad un risultato che — speriamo —
sarà da tutti ben accolto, e che, invece di fondarsi su di una cieca combinazione alla Bottari, si
dimostra accettabile perchè proviene da un giudizio bene assodato.

Archivio storico dell'Arte - Anno IV, Fase. IV. 2
 
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