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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Venturi, Adolfo: Amico Aspertini
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0280

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AMICO ASPERTINI

o squilibrio della sua fantasia si sente innanzi a ogni sua
composizione: egli yì getta per entro a piene mani tutta
la zavorra de' materiali della sua bottega, tutti i frutti
della sua educazione, gli studi da Ercole Roberti, i tipi
del Costa, gli abbozzi dei monumenti e degli affreschi delle
terme di Roma. Cincischia le sue figure con numerosi ac-
cessori, spesso a rilievo, di collane, corone, fiori, simboli ;
e riempie i suoi fondi di macchiette, di torricelle, di mo-
numenti antichi, di rupi traforate. Come nel Costa, la linea
delle sue composizioni si dispone secondo i lati di un trian-
golo, ma non sempre chiaramente essa svolgesi e si rompe
agli apici, perchè troppa gran folla di figure fanno ressa nei
quadri dell'Aspertini, troppi capricci vi hanno sfogo. E
tuttavia in quella baraonda non manca vivezza nel sentire
la realtà, nè qualche sprazzo di poesia. Accanto alla tomba dei martiri Tiburzio e Yaleriano,
dipinta in Santa Cecilia a Bologna, sono disseminati crani, stinchi, mandibole che danno una nota
funerea alla scena; sui troni delle Yergini delle sue ancone si arrampicano putti, coronati di fio-
rellini bianchi, rossi e verdi, belli di grazia infantile.

Giunto nel momento in cui l'arte del Risorgimento stava per formare la sua crisalide, ed
era per tutto un anfanarsi nella determinazione dei tipi della bellezza nazionale, Aspertini pure
ricerca una formula per la beltà giovanile delle sue figure ; e come il Perugino, nella stanza del
Cambio, diede ad antichi sapienti ed eroi di età senile un'espressione melliflua di fanciulla, Amico
Aspertini dà alle sue figure di maschi e femmine uno stesso tipo melanconico, con occhi che
guardano di sbieco, tra lo spaurito e il languido. Pei vecchi però segue un tipo speciale, de-
rivato dal Roberti, ossuto e scarno, ma con lineamenti a sagome più appuntite, col mento breve
e con una fissità nello sguardo e un impaccio nel movimento da dar loro l'aspetto di vecchi
ebeti. Tale è il vecchio scudiero che sta accanto all'imperatore assistente alla morte dei martiri
Tiburzio e Yaleriano; tale l'altro che nella stessa composizione, dietro ai martiri, tiene uno sten-
dardello, e tale ancor quello della decorazione del castello Isolani a Minerbio. Nei tipi dei ma-
nigoldi, l'Aspertini riproduce talora questi suoi vecchi, e ne fa figure efferate, sinistre. Nel
disegnare i suoi giovani trova bensì, come abbiam detto, un tipo speciale di bellezza ; ma, quando
li dipinge di fronte, ogni bellezza scompare in quelle faccie larghe, schiacciate, con fronti a baule,
con capelli ad anella calligrafiche e rossicci. Sempre del resto, l'Aspertini dimostra irrequietezza
e furia. Dovendo fare le penne del casco di san Giorgio o l'abbondante chioma d'una sua figura,
si sbizzarisce tracciando circoli entro circoli, sopra circoli, contro circoli ; dovendo fare le mac-
 
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