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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Baldoria, Natale: La Capella di San Zenone a Santa Prassede in Roma
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270

N. BALDORIA

ix secolo, e che gli artisti greci non fossero assai più esperti de' romani e non avessero dell'arte
un più alto concetto.

Interessantissime per la storia dell'arte medievale sono anche le parti architettoniche e le
decorazioni marmoree dell'oratorio di San Zenone, e tanto più perchè esse non furono ancora
esaminate e studiate come si conveniva. 1

La porta d'ingresso si presenta con aspetto monumentale; vi si manifesta veramente tutto
lo sforzo degli artisti romani per comporre ed eseguire un'opera, che rispondesse alla magnifi-
cenza concepita da Pasquale I quando volle che fosse innalzata la preziosa cappella.

Sia per la ricchezza dei marmi, sia per la diligenza, relativamente assai notevole, con cui
sono scolpiti gli ornati, donde apparisce la presunzione di quegli artisti di gareggiare cogli an-
tichi, di cui si sono pure messi in opera e adattati nel miglior modo i frammenti di decorazione
architettonica che potevano servire allo scopo, questa porta è il più caratteristico e completo
esemplare che ci rimanga di quanto sapevano far di meglio gli scultori e gli architetti in Roma,
nella prima metà del secolo ix.

E rettangolare ed alquanto bassa: gli stipiti, di marmo bianco, sono arricchiti d'intreccia-
ture di vimini, secondo lo stile che il Cattaneo chiamava giustamente italo bizantino.

Una specie d'architrave molto più lungo di quanto è larga la porta, consta, al basso, d'una
fascia fregiata da intrecciature di vimini ; d'un cordone di fusaruole ; d'una gola ornata di foglie,
e triangoli secondo un motivo classico rozzamente interpretato e di rilievo assai timido, e final-
mente d'un liscio listello. 2

Yi sta sopra un fregio colla seguente iscrizione:

f PASCHALIS PRAESVLIS OPYS DECOR (decore) FULGrIT IN AYLA
QYOD PIA OPTYLIT YOTA STYDYIT REDDERE DO:3

a lettere abbastanza bene imitate dalle iscrizioni classiche, quantunque un po' lunghe e secche.

Due preziose colonne di diametro alquanto ineguale, l'una di serpentino o lapis lacedaemonhis,
a destra, l'altra di granito bianco e nero, si drizzano ai fianchi della porta su basi di marmo bianco
di bellissima fattura classica della prima epoca dell'impero, uguali fra loro ma sproporzionate
colle colonne, perchè di diametro molto maggiore.

Sovrapposti alle colonne son due capitelli di forme ioniche, che il Cattaneo4 attribuì al
vi secolo adducendo come prova che sono lavorati anche nella parte verso il muro ; ma ciò, siccome
abbiamo notato, non deve produr meraviglia, quando si consideri che ciascun pezzo, scelto per
servire ad una composizione architettonica, era poi lavorato per sè, senza che fosse tenuto uno
stretto conto dell'impiego che se ne dovea fare, poiché la composizione era intravveduta vaga-
mente dall'artista, non era concretata in qualche disegno che servisse di guida.

1 II Nesbitt, On the Churches at Home in ArcJiaelogia,
tomo XL, pi. X, p. 191, ha rappresentato la porta del-
l'oratorio. — Il Cattaneo, L'architettura in Italia dal se-
colo vi al mille circa, ne parla a p. 193 e segg.

2 II Cattaneo (op. cit., p. 34) ascrive al secolo vi
questa specie d'architrave, e ne trova la ragione nella
sua lunghezza eccessiva; se non che la tecnica troppo
rozza per il secolo vi, la barbara interpretazione d'un
motivo classico nella gola, ed il rilievo assai basso e
senza vita, sono tutti caratteri dell' arte del secolo ix.
D'altra parte, non si badava in questo tempo d'essere
troppo ligi alle misure. Avvezzi, già da secoli, a veder
posti insieme frammenti che male corrispondevano fra

loro, non sembrava necessario a que' costruttori e

scalpellini di usar diverso metodo, anche quando face-

vano del nuovo ; molto più che, servendosi di materiale
raccogliticcio, soltanto ad occhio, ed approssimativa-
mente, dovevano scegliere i massi marmorei da usare
in un edificio, e lavorarli separatamente, senza curarsi
che corrispondessero perfettamente nella misura gli uni
cogli altri. Aggiungasi che nel caso nostro non si pensò
soltanto alla larghezza del vano, ma anche a tutto l'in-
sieme architettonico della porta, allargato dalle colonne
e dal cornicione su di esse, onde quella specie d'archi-
trave veniva quasi colla sua lunghezza a legar meglio
fra loro il contorno della porta col prostilo.

3 Si vede quindi il monogramma di Pasquale, seguito
da altri due punti triangolari, e quindi da una foglia
come alla fine della prima linea.

4 Op. cit., p. cit.
 
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