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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. IV
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Nuovi documenti
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0326

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294

NUOVI DOCUMENTI

IL 12, per 10 mezi capitelli che sono sotto ilporticho
arrischontro ale colonne tonde 11. 30, per iiij colonne
quadre acanali in su 4 (sic) cantj delospedale alato di-
nanzi (sono i quattro pilastri che fiancheggiano le due ar-
cate esteriori del portico) per 11. 22 luna fornita dj ca-
pitello basa eciniasa intutto 11. 88 » Il foglio si

chiude col seguente ricordo: «Nota che inquesta ra-
gione escritto che debino avere per 9 colonne tonde, e
le colonne sono 10, pero che furono paghati della prima
cholonna chome apare alibro che teneva andrea mano-
velli a carte 45 ». (Conf. più sopra nel libro A il foglio
citato, dove infatti si trova saldata la decima colonna).

Maestro Albizo di Piero che eseguì i più importanti
lavori di scalpello per lo spedale, come apparisce da
questa e da parecchie delle seguenti note di spese, ci
è già noto per alcune sue opere eseguite prima dei la-
vori di Santa Maria degl' Innocenti, e sono i taberna-
coli per le statue del San Marco di Donatello e di
San Giovanni Battista del Ghiberti sulle faccie esterne
di Orsanmichele, ed i capitelli delle porte dello stesso
monumento. (Vedi L. Passerini, La loggia di Orsanmi-
chele, Firenze, 1865, p. 22, 25 e 50). Su Benedetto d'An-
tonio, il compagno d'Albizzo, non possediamo altre no-
tizie. Nella nota surriprodotta vengono ricordate sol-
tanto dieci colonne del portico proprio ; delle quattro
ulteriori che accompagnate da pilastri fiancheggiano le
arcate sui due canti di quest'ultimo, non si fa cenno
nò in questo nò in alcun altro passo dei libri, benché
i pilastri stessi si trovino già qui indicati fra i conci
forniti, onde senza dubbio anche questa parte dell'edi-
lìzio era già in corso d'esecuzione. Parimente la nota
al fol. 62 r. tratta solo delle nove arcate, quella al
fol. 90 r. (riprodotte ambedue più sotto) soltanto dei
dieci medaglioni del portico proprio, e non anche delle
due arcate e dei quattro medaglioni de' due comparti-
menti laterali cinti da pilastri, mentre dalla lunghezza
dell'architrave indicata al foglio 90 r. appare chiaro che
questo fu murato contemporaneamente anche nei due
compartimenti laterali. Da' quali indizi si deve conchiu-
dere che questi ultimi originalmente, secondo il modello
del Brunelleschi, erano progettati senza le arcate di
passaggio che li traversano ora, in guisa di pareti piene
e liscie, interrotte forse solo da porte, e che così fu-
rono pure eseguiti. (A queste porte pare che si accenni
nel testo colle parole : « porticciuole piccoline cioè a
ogni testa del portico una ». Ma seppure sotto esse vo-
lessero intendersi le porte applicate ai due capi della
loggia propria, anche dalla loro esistenza si avrebbe da
inferire che dietro i due compartimenti laterali este-
riori vi era uno spazio chiuso e non passaggi aperti
alla comunicazione, poiché non si può indovinar lo scopo
al quale avrebbero potuto servire in quest'ultimo caso
le porte in discorso, essendo il loro livello uguale a
quello della loggia, cioè notevolmente più alto di quello
dei supposti passaggi). Quanto abbiamo testò esposto
viene anche confermato dal seguente passo nella bio-

grafia del Brunelleschi scritta da Antonio Manetti, il
cui senso ora è del tutto chiarito: «e da ciascuno de
lati del portico uno spazio solo che era messo in mezo
tra due pilastri ». (Milanesi, Operette di Aut. Manetti, Fi-
renze, 1887, p. 134). Qui non si fa cenno di nessuna
arcata o arco che formasse passaggio fra i pilastri. Nei
libri della fabbrica che vanno fino al 1451, non si trova
fatta veruna menzione della ricostruzione che ai due
compartimenti laterali diede la loro forma odierna; e
questo non può essere altrimenti, giacche, quando verso
il 1480 il Manetti scriveva, non avevano ancora subito
l'alterazione in discorso. Ma siccome i quattro meda-
glioni in questi compartimenti sono decorati dagli stessi
bambini in terracotta invetriata, come il resto dei tondi
sopra le arcate del portico, la ricostruzione doveva
essere stata eseguita al tempo stesso o prima, quando
pure i medaglioni ricevettero il loro ornamento. Essa,
quindi, è da mettere fra il 1480 e 1525, anno quest'ul-
timo in cui morì Andrea della Iiobbia, autore inconte-
stato dei bambini in discorso.

fol. 62 r. : « 1423 Albizo di piero scarpellatore dee
avere insino adj 16 dj marzo per fattura di nove archi
diconcio a fattj sopra alle 10 colonne che sono insul-
porticho dello spedale e muratj erittj atutte sue spese
dipietra ed scarpello e calcina . . 11. 853 ss. 2 d. 6.
E dee avere insino adj detto ff. quatro doro i quali sono
per maestero dj dieci ripieni fece fra sopradettj archi,
cioè fraogni archo uno scudo dimuro dimattoni edj cal-
cina per ripieno e per ristoro dezocholi chesono apic-
chatj apeducci che entrano nelle cimase ecapitelli
che sono insulle colonne fatto dacordo questo dj
31 dj marzo 1424 desopradettj due lavori . . 11. 16».

Dalle date contenute nei due ultimi ricordi consta
che prima della fine dell'anno 1422 tutte le colonne del
portico erano rizzate e che al principio del 1424 anche
le arcate e i pennacchi fra i loro archi erano com-
piuti. Nel corso del medesimo anno poi le volte del
portico dovettero essere eseguite, come apparisce dal
ricordo al fol. 70 r. qui sotto riprodotto.

fol. 64 v. : « 1424. Inquesta faccia commincieremo
ascrivere tutte lefacende della inuralgla (sic) si farà
altenpo degloperai che entrarono inuficio adj primo
dimagio 1424 èva insino 92 ».

I nomi degli operai, pur troppo, non ci sono notati,
e siccome non occorrono neppure negli accordi rela-
tivi a quest'anno (vedi più sotto fol. 175-189) restiamo
incerti riguardo alle loro persone.

fol. 70 r. : « 1424 Romolo di lorenzo fabro dee avere
da dj 4 dottobre insino adj 22 dj novembre per dieci
catene tonde avemo da lui in più volte e in diversi dj
per ledieci colonne delporticho dello spedale, le quali
catene sono soperte (s'operate, adoperate?) sotto levoltj

del detto porticho » (segue V indicazione del peso

e prezzo).

Si tratta qui dei ferri destinati a protegger le colonne
contro la spinta delle volte appoggiantisi su di esse.
 
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