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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0367
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e di regola. Si può mai logicamente supporre che a caso vergine, in una costruzione ex integro,
un architetto abbia voluto darci quella mostruosa sguaiataggine di transetto le cui testate nella
pianta somiglierebbero ad un gancio e nell'alzato ad un gozzo? Non basta. Se si osservano atten-
tamente i fianchi della chiesa, si vedrà che la stesa delle abisidiole dal lato di mezzogiorno è
più corta di quella del lato di tramontana, per modo che la cappella della Madonna è tre metri
almeno più larga di quella del Corporale. La principale causa di questo divario è che dal lato nord,
per far posto alla così detta porta postierla ed ai larghi suoi sguanci, si è dovuto mettere le due
absidiole che la racchiudono a molto maggiore distanza delle altre. Non essendovi transetto, questo
divario non guasta e non si avverte nemmeno ; ma se il transetto vi è, quel divario allora si
porta dietro gli sconci delle sue linee sbiecate e delle testate l'una diversa dall'altra; sconci che
appunto si hanno nel transetto presente, e che potendosi tanto facilmente evitare in un edifizio
costruito ex integro, vi è tanto più ragione di attribuirli ad un fatto posteriore. Finalmente, e
questo è il guaio più grosso, i muri trasversi del transetto odierno che guardano a ponente, col ritesto
angolare dal lato di mezzogiorno invadevano e tappavano in parte l'emiciclo interno dell'absidiola
che ivi era prima dell'aggiunta della cappella Nuova, e questa è una bruttura; e con quello dal
lato di tramontana invadono tuttavia gli sguanci della porta postierla, cosicché montano addosso
alla medesima e posano in falso, e questa oltrecchè una bruttura è un gravissimo errore di statica.
Togliendo via il transetto, l'errore e la bruttura spariscono. Da tutto questo si vede come il
transetto del nostro duomo si porti seco un complesso di guai (oggi attenuati molto dall'aggiunta
delle due anzidette cappelle e dalla conseguenziale demolizione delle due rispettive absidiole), guai
che non hanno in sè ragione o necessità d'essere, e che si potevano con tutta facilità evitare.
Vorremo fare noi dunque al primitivo architetto del nostro duomo l'offesa di crederlo capace
d'aver voluto il male per elezione e per gusto ? Non sarebbe invece più logico e naturale il
supporre ch'egli abbia fatto l'opera sua a dovere, e che il male sia nato dall'aver voluto aggiun-
gere un transetto ad uno stato di cose che non era preordinato a riceverlo? A me parrebbe di sì,
e per questo io credo che il duomo in origine non avesse transetto, e che questo vi fosse aggiunto
più tardi, forse chi sa, per opera del Benvignate, che fra il 1295 e il 1300 ne dirigeva i lavori.
Mi si obbietterà forse che nella pianta del duomo un indizio del transetto l'abbiamo nella larghezza
maggiore dell'ultima arcata verso il coro, e nella forma diversa e più robusta dei piloni che la
sostengono. Ma a questo si può facilmente rispondere. Quanto alla forma dei piloni è naturale
che aggiungendovi il transetto si dovesse modificarla ; quanto poi alla larghezza maggiore dell'ul-
tima arcata, nulla osta supporre che in origine l'arcata stessa fosse eguale a tutte le altre, che
fra essa e la tribuna si frapponesse d'ambo i lati una spalla di muro (come spesso si vede usato
nelle antiche basiliche), e che quando fu aggiunto il transetto, questo muro si demolisse per dare
appunto all'ultima arcata un'ampiezza maggiore. E qui ho parlato di demolizione, ma potrebbe
anche darsi che essa non avesse avuto luogo, per non essere ancora costruita quella spalla di muro
destinata a demolirsi : imperocché è noto come nella edificazione delle cattedrali medioeve spesso
si costruisse or qua or là, per rispettare questo o quel tale ingombro, per procrastinare la spesa
di qualche espropriazione, o per conservare il più possibile agli uffici divini la chiesa preesistente,
cosicché le più volte le modificazioni che vi s'introducevano nel corso dei tempi erano fatte sul
disegno anziché sull' edifizio, come avvenne appunto al duomo di Santa Maria del Fiore, che
dal 1296 al 1367 fu mutato tante volte e così radicalmente, senza che per questo se ne disfacesse
una pietra.

E questo transetto aggiunto alla basilica originaria era forse quello stesso che oggi si vede?
Mi permetterei dubitarne; e il dubbio mi nasce da quegli sproni del Maitani, che, fatti da lui
per rafforzare i muri della chiesa pericolanti per lo sforzo delle volte (senza di che non si capirebbe
la forma di sprone volante data al rinforzo), puntano poi così in basso che non si sa veramente
dove e come esercitassero la loro azione efficace. E troppo noto che la resistenza degli sproni
ad arco volante, se vuol neutralizzare davvero la spinta delle volte, deve essere applicata alle
reni delle volte medesime ; qui invece è applicata molto al di sotto di esse, quasi alla metà dei
loro piedritti, ed è perciò di una utilità molto problematica, per non dire ch'è inutile affatto. Non
 
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