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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0372
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340 A. NAUDINI DESPOTII MOSPIGNOTTI

demolirla. « Ma lasciatemi credere — ripeterò aneli"io coll'egregio Guasti — lasciatemi credere, che
se le linee di quella facciata fossero state degne dell'autore di questo campanile, non dico i
vandali del sei e settecento, ma i classicisti del quattro e cinquecento le avrebbero rispettate ». 1
Dopo tutte queste considerazioni, a me almeno parrebbe che quel vecchio disegno monocuspidale
non potesse assolutamente attribuirsi ad Arnolfo.

E se esso non è di Arnolfo, e se non deve essere nemmeno del Maitani, allora bisognerà
andare in cerca di altro nome. Ma è proprio vero poi che alla facciata del duomo d'Orvieto si
fosse posto mano anche prima dell'arrivo di Lorenzo nostro, e che per conseguenza ne preesi-
stesse un disegno che venne poi da Lorenzo modificato? Su quali dati, su quali documenti si
fonda questa supposizione? Il documento del 16 settembre 1310, il primo che parli della facciata,
ne attribuisce il merito intieramente al Maitani, e dice di essa, (pie debet fieri. Questo documento
adunque prova l'opposto. L'ipotesi d'un disegno della facciata antecedente a quello del Maitani
potrebbe trovar favore, se si provasse che veramente i famosi bassorilievi che sono al piede dei
quattro grandi pilastri della facciata stessa, esistevano in tutto o in parte prima del 1310. Ma
questa prova ci manca. La deliberazione del 7 luglio 1307 che inibisce di giuocare e tirar d'arco
e balestra infra muros nove ecclesie.... cum propter proiectiones que filini cum balistis et archu
multe figure et opere fenestrarum et portarum diete ecclesie sint devastate et fracte,2 non vale al
bisogno. Primieramente, perchè ivi non si fa menzione speciale dei muri e delle opere della
facciata, ma si parla della chiesa in genere ; in secondo luogo, perchè si accenna al danno delle
porte e delle finestre, che non hanno nulla che fare coi quattro grandi pilastri (o torri, come
li chiamano ad Orvieto) che contengono i noti bassorilievi ; e finalmente perchè il vocabolo
figure a quel tempo significava statue, ed il vocabolo opere è generico, e tanto può significare
sculture, come pitture, musaici, vetri istoriati ed anche lavori architettonici. Per la qual cosa vuol
credersi che detta deliberazione si riferisca piuttosto agli ornamenti delle porte e finestre late-
rali, che a quel tempo, come risulta dai documenti pubblicati dal Fumi, erano già in tutto od
in parte eseguiti.

Ma che i bassorilievi famosi non antecedano il 1310 e l'opera del Maitani possiamo provarlo
in modo anche più diretto. Il Fumi in quel suo volume così ricco di notizie e di documenti ci fa
sapere, che la costruzione della facciata occupò un periodo di circa 250 anni ; e siccome non è
supponibile che gli Orvietani volessero tenere per due secoli e mezzo la fronte bellissima del
loro duomo incompleta e arruffata così per semplice gusto, bisogna credere che la ragione
precipua di questo ritardo fosse il disagio della spesa. Questo disagio doveva essere tanto più
forte e sentito nei primi tempi della costruzione del duomo, in quanto che allora era da prov-
vedersi anche a tante più altre cose. Non si può ammettere pertanto che in quei primordi gli
Orvietani si perdessero ad apparecchiare tutta quella immensa stesa di bassorilievi per metterli
poi in opera fra 15 o 20 anni. Dunque molto probabilmente essi non ci pensarono affatto ; ma,
dato e non concesso che li avessero fatti fino d'allora, bisognerebbe credere che li mettessero subito
in opera, tanto più che, essendo composti di molti e non grandi pezzi, ed avendo perciò un'infinità
di spigoli soggetti a scantonarsi e a guastarsi, urgeva anche per questo il collocarli definitivamente
al posto. Ma, sia che li collocassero o no, è una verità indiscutibile, che tutto questo lavoro doveva
essere preparato in precedenza secondo misure date, per poter così corrispondere esattamente
all'altezza, alle larghezze e alla forma dei vari pilastri che dovevano esattamente contenerlo;
epperciò esso doveva inesorabilmente imporsi al Maitani colle sue superfici e colle sue dimensioni
invariabili, e Lorenzo doveva perciò necessariamente e religiosamente rispettarle. Or bene 5 come
rispetta il Maitani coteste misure e coteste superfici obbligate? Prendiamo il vecchio disegno
monocuspidale, che non si vorrebbe opera di lui, che si vorrebbe anteriore ad esso, e che sa-

1 Cesari, Guasti, Opuscoli descrittivi e biografici, Fi-
renze, 1871, p. 52. Qui il Guasti menziona Fautore del
campanile, inquantochè combatte giustamente la falsa

idea che la vecchia facciata di Santa Maria del Fiore

distrutta nel 1585 sia opera di Giotto.

2 Fumi, op. cit., p.'213.

3 Fumi, op. cit., parte III, pp. 439 e segg.
 
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