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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0374

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:u2 a. nardini despotti mospignotti

conseguenza tutto quanto concerne la medesima ò riferibile soltanto al Maitani, ed al Maitani
sono perciò riferibili anche i due vecchi disegni su pergamena che si. conservano nel Museo
dell'Opera, monocuspidale l'uno, tricuspidale l'altro. I quali veramente non rappresentano altro
che degli studi fatti da Lorenzo per la composizione della sua facciata. In essi egli, libero della
sua azione, fa e disfà a suo libito, e mostra a prova, come di fronte a lui quella questiono fosse
impregiudicata. Che poi que'due disegni siano opera d'un'istessa mente e d'un' istessa mano si
vede chiaro dall'uniformità dello stile, delle tendenze, dei concetti e dei modi; le diversità che
si scorgono in essi non accennano ad altre discrepanze tranne quelle che sono inevitabili in cosa
modificata e corretta. Potremmo noi dire altrettanto se si paragonasse il vecchio disegno mono-
cuspidale al ciborio arnolfiano della basilica Ostiense,- o alla vecchia facciata fiorentina, ritratta
dal Poccetti nel chiostro di San Marco?... Ma nel vecchio disegno monocuspidale, opera anch'esso
del Maitani, in uno dei pilastri io veggo accennati quei bassorilievi secondo il genere e il modo
col quale furono eseguiti dipoi, e questo mi fa sempre più supporre ch'essi fossero opera sua e
che li avesse sempre avuti nella mente: imperocché se fossero opera d'altri venuti dopo, nò egli
avrebbe potuto disegnarli colà in quel suo studio, nò i veri autori di essi avrebbero voluto
prendere, come suol dirsi, l'imbeccata da quei gingilli schizzati da una mano diversa là in un
bozzetto oramai rifiutato.

Ma, se io non m'inganno affatto, abbiamo altresì i documenti che parlano in modo anche
più eloquente. Il documento famoso del 16 settembre 1310 ci mostra già Lorenzo nostro univer-
salis caput magìster ad fabricam supradictam (majoris ecclesie Urbevetane), e questo, secondo l'uso
dei tempi, vuol dire che erano poste sotto la sua dipendenza tutte le arti e gli artefici occorrenti
alla costruzione della chiesa; e se egli, come ce lo confermano anche i documenti e le erudite

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illustrazioni del cav. Fumi, era a capo e alla direzione delle opere murarie, lignarie, architettoniche,
vetrarie, musivarie e pittoriche, perchè non doveva essere a capo altresì delle opere scultorie?
Perchè avrebbe dovuto esser escluso unicamente da queste ? Anzi di queste più specialmente e dei
bassorilievi della facciata il documento anzidetto fa chiara ed esplicita menzione. Questo documento ò
una petizione degli Ufficiali della fabbrica ai Magistrati del Comune, affinchè assegnino al Maitani
per lo grandi benemerenze che si è acquistato nei fatti della chiesa, et prò evidente utilitate diete
fabrice et Communis, 12 fiorini d'oro all'anno; perchè gli accordino facoltà di portare armi; perchè
sia castigato qualunque gli facesse offesa; perchè sia fatto cittadino d'Orvieto insieme alla sua
famiglia; perchè abbia per 15 anni immunità da ogni dazio, servizio, colletta ed onere reale e
personale, e finalmente quod possit etiam discipulos qnos voluerit expensis diete fabrice reti-nere ad
designandum, figurandum et faciendum lapides prò pariete supradicto (ex facie anteriori ecclesie). Qui
dunque si parla chiaramente della facciata e delle sue sculture, e la facciata fin sotto l'occhio
maggiore non ha sculture d'importanza tranne i celebri bassorilievi. Ed ai bassorilievi appunto qui
si allude con quelle parole fignrandum lapides, perchè nella lingua di quel tempo i bassorilievi si chia-
mavano appunto lapides figuratae, cioè pietre (o marmi) scolpiti a figure, come si chiamavano com-
passi figurati, fregi figurati, capitelli figurati, i compassi, i fregi e i capitelli con figure scolpite, per
distinguerli dai fregi fogliati, dai capitelli fogliati e dalle cornici fogliate, cioè intagliate a fogliame.
Colle parole fignrandum lapides qui dunque si è inteso accennare a bassorilievi e non a statue,
perchè, se si fosse parlato di statue, si sarebbe detto ad faciendum figuras (il vocabolo figurae
essendo quello usato sempre allora per denotare le statue), e perchè se si fosse inteso di statue,
esse nella sezione inferiore della facciata sono così poche che sarebbe stato ridicolo accordare a
Lorenzo facoltà di farsi aiutare da quanti discepoli avesse voluto. Alludono evidentemente ai
bassorilievi anche le altre parole ad designandum lapides, inquantochè i bassorilievi prima di scolpirli
si possono disegnare, le statue no. Nò vi è da supporre che nella dizione ad designandum, fignrandum
et faciendum lapides si sia voluto alludere in modo generico ai lavori ordinari di scarpellatura
occorrenti per l'esecuzione architettonica della facciata. A questa interpretazione osta manifesta-
mente la parola figurandum, la quale non può riferirsi altro che ad opere di scultura figurativa,
ed osta sopratutto la considerazione che per i lavori ordinari di scarpellatura sarebbe stata
oziosa e ridicola la facoltà che qui si dava a Lorenzo di valersi dell'opera altrui a spese della
 
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