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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0375

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LORENZO DEL MATTANO E LA FACCIATA DEL DUOMO D'ORVIETO

fabbrica, troppo essendo naturale e notorio che l'architetto per costruire un edificio abbia bisogno
di gente che gli lavorino, e che siano pagate dal committente. Tanto varrebbe se, per esempio,
si deliberasse di dar facoltà al vetturino di valersi dell'opera dei cavalli. Finalmente anche la
parola discipulos concorre a confermare il mio intendimento : imperocché l'architetto per costruire
un edificio si vale di muratori, manovali, scalpellini, legnaioli ed altri artefici, gente tutta insomma
che sono suoi dipendenti, suoi subalterni e non suoi discepoli ; solamente allorquando si deve
eseguire un lavoro di arte vera e propria, come sarebbe appunto la grande opera plastica di
quei bassorilievi, allora ed allora soltanto si capisce come il maestro per impresa cosi vasta
abbia bisogno di aiuti, e come il committente a spese proprie gli dia facoltà di sceglierseli a
piacer suo, e fra i suoi discepoli, appunto perchè l'opera abbia quell'unità di stile che non potrebbe
avere se non uscisse dalla mano di artisti appartenenti ad una medesima scuola.

Se a tutte queste considerazioni che ho svolto aggiungeremo l'accenno di quei bassorilievi
espresso da Lorenzo nostro nel vecchio disegno monocuspidale che rappresenta il primo suo ten-
tativo per la facciata, pare a me che non potremo esimerci dal riconoscere in lui l'ispiratore e
il direttore dell'opera dei bassorilievi medesimi, ed anche l'esecutore di una gran parte di essi.
Tutte le ipotesi che ho letto intorno a questo argomento, divenuto ormai famoso per tanto
discussioni, mi persuadono assai poco e sono molto impugnabili. Contro alla mia non si potrebbe
accampare che una sola obbiezione, ed è questa: che facendosi il Maitani autore in tutto odili
parte di quei bassorilievi, siccome essi sono opera insigne, ne verrebbe di conseguenza che egli
fosse stato anche scultore di gran vaglia, e questo nò il Yasari nò altri ce l'hanno mai detto.
Ma il silenzio del Yasari e seguaci di lui non è cosa che faccia ostacolo, noto essendo quanti
nomi di artisti nientissimi e grandi davvero questo biografo abbia trascurato ne' suoi scritti, e
basti citare per tutti quel Francesco di Talento che lasciò tanto orma di sè nel campanile e
nel duomo di Santa Maria del Fiore, e che condusse a perfezione quel bello stile fiorentino
iniziato da Arnolfo. 1 Che più? Non ha forse il Yasari taciuto del Maitani stesso anche come
architetto, quantunque egli fosse uno dei più grandi ed originali ed operasse tanto in una delle
più famose cattedrali nostre, e ci abbia dato la più splendida e bella facciata che vanti l'Italia?
Qual meraviglia dunque che il biografo aretino, e dietro a lui tutti gli altri, non parlino affatto
di Lorenzo come scultore, e ch'egli ad onta di questo fosse valentissimo e sommo nell'arte dello
scalpello? E che tale egli fosse veramente lo mostra il precitato documento del 16 settembre 1310,
imperocché parlandosi quivi dei lavori scultori si accenna ai discepoli di lui, il che vai quanto
dire ch'egli era caposcuola e maestro in quell'arte; cosa d'altronde comunissima in quell'età
fortunata in cui le belle arti erano sorelle davvero, e non per celia siccome adesso.

Fino a che dunque sull'argomento di quei famosi bassorilievi non si facciano ipotesi più
solide di quelle che furono fatte finora, io seguiterò a credere che Lorenzo del Maitano ne sia
stato T inspiratore, e che li abbia eseguiti in parte di sua mano, facendosi aiutare nel resto dai
suoi scolari o da altri che avrà creduto più idonei. Nò il giudizio reso su questi bassorilievi da
scrittori autorevolissimi, come il Cavalcaseli ed il Crowe, contrasta alla mia ipotesi. Imperocché,
secondo questi valentuomini, le sculture dei due pilastri centrali mostrano lo stile dei seguaci
ed imitatori di Niccola pisano, e sono probabilmente le prime fatte; quelle del pilastro all'an-
golo di mezzogiorno « ricordano piuttosto la maniera di Giovanni, ma migliorata » ; e quelle del
pilastro angolare dal lato di tramontana « sono da attribuirsi più giustamente ad Andrea pisano
che ad altri... e fanno presentire l'arte del Pollaiolo e del Yerrocchio ». Ora nulla impedisce
il supporre, che Lorenzo nostro, nella sua qualità di scultore, fosse imitatore e seguace di quei
due sommi capiscuola della scultura, Niccola e Giovanni da Pisa, e che perciò avesse potuto
eseguire co' suoi discepoli i bassorilievi dei due pilastri centrali e di quello all'angolo di mez-
zogiorno. Quanto poi ad Andrea, il cui stile è richiamato dai bassorilievi del quarto pilastro
verso tramontana, sappiamo che esso fioriva principalmente dal 1310 al 1349, e che in questi
ultimi anni fu anche capomastro del nostro duomo ; e nulla osta che egli fosse stato in Orvieto

1 Vedi il precitato mio lavoro sul campanile di Santa Maria del Fiore.
 
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