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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0383

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LORENZO DEL MATTANO E LA FACCIATA DEL DUOMO D'ORVIETO 351

Stando veramente alla parte sostanziale, essa sarebbe consistita nel fare alquanto più acuminate le
cuspidi minori, che nel disegno o studio del Maitani erano presso a poco equilatere. Ecco ora quello
eh' io vo pensando fra me stesso. Che il Maitani in un lavoro di primo getto, com' è appunto
quel suo studio, mettesse giù quelle cuspidi equilatere o quasi, questo non mi fa meraviglia, sia
perchè l'ottimo non si raggiunge alla prima, sia perchè il triangolo equilatero, oltre a rappre-
sentare allora il triangolo per eccellenza, il triangolo per antonomasia,1 era quello che per la
temperanza della sua acuità si addiceva meglio d'ogni altro al genio dell'arte nostrana. Quello
però che mi par difficile si è, che Lorenzo, tornandovi sopra col suo gran senso artistico, non
s'accorgesse che quelle cuspidi equilatere messe sopra alle cuspidi delle porte, tanto più aguzze
e sviluppate, riescivano troppo piccole e nane e facevano con esse un contrasto di linee non
troppo bello, e che accorgendosene non sentisse il bisogno di correggerle, dando ad esse mag-
giore acuità, e per conseguenza maggiore sviluppo. Che se l'avesse realmente corrette, si sarebbe
altresì accorto, che per non soffocar troppo la cuspide mediana con questo maggiore sviluppo
dato alle cuspidi minori, occorreva abbassare la loro nascita quanto più fosse possibile, il che
vai quanto dire, sopprimere la loro linea triangolare di base e far così discendere la loro mossa
iniziale fin giù all'andito sottoposto, come oggi appunto si vede. Questo pare a me che avrebbe
dovuto fare il Maitani, e se lo avesse fatto, la modificazione di quelle cuspidi sarebbe anch'essa
opera sua; ma torno a ripeterlo, su questo argomento si possono fare delle induzioni, ma non
si può dir nulla con certezza.

Molto più certa è la modificazione introdotta nella cuspide mediana. Se si mette a confronto
il vecchio bozzetto tricuspidale del Maitani con la facciata eseguita, si vedrà a colpo d'occhio
che quest'ultima ha subito una modificazione sull'alto dalla nave maggiore; imperocché, mentre
in quel disegno la cuspide mediana posa direttamente sull'inquadramento dell'occhio centrale,
nella facciata invece fra quest'occhio e la cuspide è interposto un filare di dodici nicchie con
statue, che dànno alla cuspide stessa un visibile rialzamento. E ben vero che anche qui potrebbe
obiettarsi, non essere impedito il supporre che questo rialzamento figurasse anche nel disegno
definitivo del Maitani, che oggi ci manca; ma a questa obiezione si può facilmente rispondere,
che se questa modificazione fosse opera di Lorenzo, egli l'avrebbe fatta valendosi dello stile
proprio e di quello del tempo suo, e diciamo pure che l'avrebbe fatta un po' meglio di quello
che oggi si vede ; ma siccome lo stile di quelle nicchie sa di classicismo e di Rinascimento, così
non si può ammettere in buona logica che avrebbero sostituito questa decorazione a quella di
Lorenzo, se quella di Lorenzo fosse veramente esistita; e bisogna credere invece che, trattandosi
di cosa nuova, aggiuntavi verso la metà del quattrocento, costretti a decorarla di testa loro, la
decorarono alla foggia dei quattrocentisti.

Alle diligenti ricerche dell'egregio Fumi dobbiamo anche la scoperta di questa aggiunta
introdotta sull'alto della facciata. Le memorie da esso raccolte2 ci fanno sapere che nell'ottobre
del 1450 un maestro Isaia da Pisa, architetto e scultore appositamente chiamato, presentava
un disegno del frontone o frontespizio della facciata; e il fatto di questo disegno fa subito capire
che non si era paghi del disegno antico e che si tentava modificarlo. Pochi giorni dopo (9 otto-
bre 1450) il camarlingo dell'Opera, ostendens designa vetera in dieta ecclesia et fabrica exist enfia,
et ostendens designum factum per mag. Isayam, chiede ai magnifici signori conservatori e ai sopra-
stanti e ai cittadini congregati in solenne adunanza che deliberino intorno ad essi; e costoro
dopo lunga e matura discussione, de comuni concordia et ipso rum nemine discordante, deliberaverunt
quod frontonus predictus prosequatur secundum proportionem aliorum factorum, et designa antiqua

1 Che il triangolo equilatero lo chiamassero per an-
tonomasia triangulum, si rileva anche da una delibera-
zione dell18 agosto 1456, riportata dal Fumi, a pp. 80-81,
ove si dice: deliberaverunt quod frontespitium fiat et
fieri debeat ad triangulum.... et dictum frontespitium non

exeat de triangulo, et si exit non possit exire ultra duos

pedes, propter maiorem pulchritudineni. È evidente che
qui s1 intende parlare d1 un triangolo canonico, il quale
non può essere altro che l'equilatero.

a Si consultino nella prelodata opera del Fumi dalla
p. 32 alla p. 37, insieme ai relativi documenti che ivi si
richiamano, ed ai quali vado io puro accennando.
 
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