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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. V
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Nardini Despotti Mospignotti, Aristide: Lorenzo del Maitano e la facciata del Duomo d'Orvieto
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0384

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852

A. NARI)INI DESPOTTI MOSPIGNOTTI

existentia in dieta fabrióa, con autorità al camarlingo di spendere lo somme a ciò necessarie.
E per essere più sicuri del fatto, fecero disegnare sul pavimento della chiesa il frontone stesso
iribus formis et mensuris,1 cioè con tutte e tre le cuspidi della tricuspide, ed esaminato il disegno
in solenne ed apposita adunanza tenutasi il 10 marzo 1451, fu nuovamente confermato e deli-
berato, qiiod frontonus prosequatur fieri et fiat mensura et forma maiori seeundum conformitatem
aliorum minorum hinc intérpositorum. Come si vede, fin qui prevaleva sempre il concetto di tener
fermo il disegno antico. Ma sembra che il capomaestro dell' Opera, Giovannino di Meuccio da
Siena, (che forse chi sa non fosse stato il primo a mettere il campo a rumore) non si appagasse
troppo di questa deliberazione, epperciò mise fuori un suo disegno per il frontone, ed altro pure
ne presentarono i maestri Francesco da Siena e Pietro da Como, che lavoravano alla fabbrica.
E i soprastanti allora ordinarono a Pietro Mei, qui intelligens est in tali opere, che si mettesse
d'accordo col capomaestro Giovannino per prendere dal disegno di lui e da quello dei maestri
Francesco e Pietro le parti migliori e così proseguire il lavoro; e questo fu nel 18^ agosto 1451.
Ma uscito di carica in questo frattempo il capomaestro Giovannino, sembra che questo lavorio
eclettico non avesse effetto. Perchè nel novembre successivo noi vediamo il nuovo capomaestro
Antonio Federighi da Siena, che, noiato di perdere il tempo senza nulla concludere, domanda
che cosa se ne deve fare di que' due disegni fatti per il frontone e messi in quelle due cornici.
E i soprastanti deliberano, quod dictus caput magister sit cum aliquis aliis hominibus qui sciant desi-
gnare, et quidquid inter ipsos deliberatum fuerit prosequatur. Che cosa fece il capomaestro Fede-
righi in seguito a questa deliberazione? Non si sa. Sappiamo soltanto che il 28 febbraio 1452
fu ordinato al detto capomaestro, che faccia due disegni di diversi scultori (?), oppure ne faccia
uno solo, e l'altro lo facciano Francesco e Pietro da Como, eppoi si abbia adunanza dei signori
conservatori e di molti altri cittadini, e si prosegua come essi delibereranno.2 Questa delibera-
zione, come si vede, è di colore piuttosto oscuro, e tanto più oscura diventa per il fatto che
essa è l'ultima che ci parli di questo frontone, cosicché intorno al medesimo non ne sappiamo
più altro. Chi erano questi scultori che dovevano disegnare il frontone insieme al capomaestro
Federighi? E perchè questa società? Si valse egli di essi? Lo disegnò da solo? E i maestri
Francesco e Pietro presentarono un disegno nuovo, o si contentarono di quello già fatto? E il
disegno che poi venne eseguito appartiene veramente ad alcuno di essi? ed a chi?... Mistero
su tutta la linea.

Nel Museo dell'Opera del duomo si conserva sempre un'antica pergamena col disegno del
frontone modificato, ed anche della pubblicazione di questa dobbiamo essere grati all'egregio
cav. Fumi. Di chi sia veramente questo disegno non si sa, sappiamo soltanto che non è quello
che fu poi mandato ad esecuzione, perchè questa è cosa che si vede subito dal confronto. An-
ch'esso però si fonda sul rialzamento della cuspide mediana, e il divario sostanziale che presenta

1 Da questa dizione parrebbe ad un tratto che sul
pavimento della chiesa si fossero disegnati 3 frontoni
diversi in 3 differenti forme e misure ; ma, se ben si
riflette a quel che si è detto ed a quello che poi si dice,
dovremo convincersi che qui si tratta di un disegno solo
comprendente le 3 diverse cuspidi della tricuspide. In-
fatti lo scopo che adesso si proponevano era quello di
vedere se la cuspide mediana rialzata e modificata si
legava ed armonizzava con le cuspidi minori meglio di
quello che fosse negli antichi disegni della facciata.
Questi disegni rappresentavano senza dubbio la tricu-
spide nella sua integrità, epperciò davano ragione del
connubio delle 3 cuspidi. Bisognava adesso rendersi al-
trettanta ragione del disegno nuovo, epperciò occorreva

associarlo anch'esso alle cuspidi minori di forma e mi-

sura diversa. Di qui il disegno della tricuspide sullo
spazzo della chiesa. In questo intendimento ci confer-
mano anche le parole usate nella deliberazione resa in-
torno al disegno medesimo. Infatti in essa si dice, che
il frontone si seguiti a fare e si faccia nella misura e
forma più grande seeundum conformitatem aliorum mi-
norum hinc intérpositorum, cioè secondo quella relazione
di misure che ha con le cuspidi minori interposte. Nel-
l'ipotesi opposta di 3 disegni di forma e misura diversa,
bisogna convenire che questa deliberazione avrebbe assai
poco senso.

2 Non occorre dire che tutti questi estratti di deli-
berazioni da me citati finora io li ho desunti dalla
parte II della precitata opera del cav. Fumi.
 
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