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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. VI
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Ridolfi, Enrico: Di alcuni ritratti delle Gallerie Fiorentine
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0457

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DI

ALCUNI RITRATTI

DELLE GALLERIE FIORENTINE

I due ritratti di Raffaello.

ji non conosce il ritratto di Raffaello? quella graziosa te-
stina di color pallido, dall'espressione pensosa, che volgen-
dosi un poco a destra sul collo alquanto lungo e magretto,
guarda coi grandi occhi castagno oscuri. Le guancie ha
appena appena tinte di un roseo leggero, e leggermente
pure colorate le labbra, di un taglio fine ed elegante.

I capelli, parimente castagno oscuri, gli scendono sulle
spalle; una vesticciola nera, chiusa fino al collo, da cui
avanza una piccola lista di camicia, ed un piccolo berretto
nero alla foggia del suo tempo ne formano il semplice e
modesto abbigliamento, lasciando che tutta l'attenzione si
raccolga sul volto.

I contorni segnati di nero con la penna, appariscono
sotto l'impasto leggerissimo del dipinto, condotto sempli-
cemente alla prima, e compito con fini tratteggi di color bruno, visibilissimi nella parte ombrata
del volto, nel naso, nel labbro superiore e nel mento.

L'essersi conservati quei finissimi tratti, mostrerebbe che il dipinto non fosse poi tanto sfre-
gato quanto si dice dagli scrittori d'arte. Bensì una quantità di piccole macchie di color vio-
laceo indicano una quantità di piccoli ritocchi, massime nella gota in luce.

I critici si accordano nel ritenere quel ritratto eseguito da Raffaello in Urbino il 1506, nei
suoi 23 anni; e tale età dimostra invero il dipinto, che da Urbino venne in Firenze nel 1631,
insieme con altri molti ereditati dalla granduchessa Vittoria della Rovere, fra i quali ne erano
sei dell' Urbinate, compreso il ritratto in carta di papa Giulio II, che passò poi nella Galleria
Corsini.

II ritratto proprio di Raffaello tiene il n. 32 della nota in cui sono registrati i detti quadri
di Urbino. 1

Ciò contrasta con quanto si asserisce dal Passavant, che il ritratto di Raffaello, dopo essere
stato lungamente in Urbino, venisse trasportato a Roma, e posseduto dall'Accademia di San Luca,
dalla quale fosse poi venduto al cardinale Leopoldo de' Medici.

1 Gotti, Le Gallerie di Firenze, Documenti, p. 335.
 
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