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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. VI
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Ridolfi, Enrico: Di alcuni ritratti delle Gallerie Fiorentine
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0468

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maggior frequenza sul collo e sul petto-, ma non così però, che alterino il carattere del dipinto
per guisa che non possa benissimo studiarsi. E quelle piccole macchie siamo d'avviso che con
grande diligenza potrebbonsi togliere, ritrovando sotto di esse il colore originale; giacche quei
ritocchi dovettero aver motivo da piccolissime scrostature, nel ricoprire le quali non si è limi-
tato (come disgraziatamente si usava in addietro) a quei piccoli punti il tocco del pennello.

In ogni altra parte poi, il ritratto può dirsi intatto, ed i caratteri che esso oggi presenta
sono i suoi propri ed originali. Però riteniamo non esser giusta l'osservazione del Gruyer, che
la sua presente intonazione provenga dal contrasto del verde e del rosso dell'abito, resi più oscuri
dal tempo; con le carni impallidite. Può essere che la velatura data sopra al verde dell'abito
sia alquanto cresciuta di tono ; ma a parer nostro quella modesta e grave armonia che or vi si
scorge, è del tutto originale e voluta dall' artefice, facendo che essa contribuisse a creare quel
sentimento di malinconia che notammo, il quale non è prodotto solo da' lineamenti e dall'espres-
sione della donna, ma spira altresì da tutto l'insieme dell'opera insigne.

Ciò premesso, diremo che il disegno squisito dell' Incognita è accompagnato nelle carni da
un impasto del colore così fine e leggero, di una tanto soave fusione, che non ha riscontro in
nessuno degli altri ritratti del periodo fiorentino dell'Urbinate, nei quali il colore è sempre più
grasso, ed ha una qualche maggior varietà, ma insieme una minor finezza d'impasto. Già accen-
nammo alle differenze che esistono fra questo e il ritratto di lui stesso, il quale a prima giunta
sembra avere con l'Incognita molta analogia; e però non staremo a ripeterci.

E se dalle carni si passi agli accessori, un'osservazione accurata ci farà conoscere non essere
punto esatto quanto asserì il Passavant, e si ripetè dal Gruyer e da altri, che il drappo bianco
il quale vien fuori dalle maniche nel ritratto dell'Incognita, sia condotto nel modo stesso che
vedesi nei ritratti di Maddalena Doni e della Gravida; giacché la finezza superiore di quella
parte dell' abbigliamento dell' Incognita è tale e così evidente, che essa sola basterebbe a dimo-
strare, a chi la studi, la differenza dell'artefice.

E di un' ammirabile finezza di esecuzione, che non ha riscontro negli altri due ritratti, sono
i pizzi neri che solcano quel bianco drappo, e quelli che ornano la scollatura della camicia e
l'estremo della sua manica. Anche in quelli accessori Raffaello pose minor finezza e maggior
grasso di colore. Che diremo poi di quella catena meravigliosa che le scende dal collo? Anche
il Passavant la disse mirabilmente dipinta; e invero è di tale squisita esecuzione e di tal verità
nel girare che fanno per l'annodatura i suoi vari fili, che sorprende chi la contempli, e la diffe-
renza fra questa e la catena che porta al collo la Gravida lascia apparire anche all'occhio meno
esercitato, che l'autore dell' una non fu quello dell' altra.

Ma di grande rilevanza è lo studio da istituirsi sulla forma e fattura della mano ; e bene
a ragione diceva il Morelli, che confrontando le mani della Maddalena Doni con quelle del-
l'Incognita, dovrà far maraviglia come il Passavant potesse prendere tale abbaglio, da riconoscere
appunto nelle mani di questo ritratto la maniera di Raffaello. 1

E non già che le mani della Doni non sieno ben disegnate e colorite, che anzi le diremmo
la parte più eminente di quel ritratto; ma la loro forma tendente al tozzo ed al largo con le
dita pienotte, carattere delle mani di Raffaello in quel tempo, le fa differire da quelle dell'Inco-
gnita, più schiette e leggiadre.

Aggiungeremo poi non essere esatto il Passavant, quando dice dipinte a tratti quelle mani,
come praticavasi in allora da Raffaello; nè in quelle della Doni, nò in quelle della Gravida
vedonsi tratti, essendo condotte e finite con morbido impasto ; e quelle pure dell1 Incognita son finite
con impasto finissimo, che ne modella le parti con eleganza di fattura, e solo in alcuni punti, ove
cade il maggior lume, il colore fu apposto con piccoli tratti in luogo di esser disteso, per far sì
che ivi il chiaro brilli maggiormente.

Che Raffaello nei principi della sua gloriosa carriera, e nel tempo della sua dimora in
Firenze, tendesse a far le mani piuttosto larghe e con dita corte, già l'aveva osservato il chiaris-

1 Lermolieff, op. cit., p. 57.
 
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