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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. VI
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Ridolfi, Enrico: Di alcuni ritratti delle Gallerie Fiorentine
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0474

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442

E. RIDOLFI

quella dolce e bella creatura, che, amata dal principe dei pittori, con una rara modestia, più
ammirabile in un secolo di cortigiane sfrontate, tanto si nascose agli occhi del mondo, da rima-
nere ignorato persino il nome; nò morto Raffaello più nulla si seppe di lei, come se esistita
non fosse. 1

Attestazione dell'autenticità di tal ritratto ce la porge il Vasari ; e per esser vicinissima di
tempo alla origine di quello, e per esser porta nel modo più assoluto e preciso, deve ritenersi
come incontestabile; ecco le sue parole:

« Fece poi Marco Antonio per Raffaello un numero di stampe, le quali Raffaello donò poi
al Baviera suo garzone, che aveva cura d'una sua donna, la quale Raffaello amò sino alla morte,
e di quella fece un ritratto bellissimo che pareva viva viva; il quale è oggi in Fiorenza appresso
il gentilissimo Matteo Botti mercante fiorentino, amico e familiare d'ogni persona virtuosa, e
massimamente dei pittori ; tenuto da lui come reliquia per l'amore che egli porta all'arte e parti-
cularmente a Raffaello ».

E quindi continua: « Nè meno di lui stima l'opere dell'arte nostra e gli artefici il fratello
suo Simon Botti, che oltra lo esser tenuto da tutti noi per uno de' più amorevoli che faccino
beneficio agli uomini di queste professioni, è da me particulare tenuto e stimato per il migliore e
maggiore amico che si possa per lunga esperienza aver caro, oltre al giudicio buono che egli
ha e mostra delle cose dell'arte ». 2

Il quale non breve periodo del Vasari volemmo per intero riferire, per mostrare come foss'egli
in grado, per la strettissima amicizia che lo legava ai fratelli Botti, di esaminare a suo agio
e di conoscere con ogni maggior sicurezza quanto concerneva il prezioso ritratto dell'Urbinate,
venuto in loro possesso, probabilmente per acquisto fattone dagli eredi di lui : e pel soggetto
rappresentato, e per venerazione dell'artefice, da essi tenuto come reliquia.

Anche il Borghini attestava nel suo Riposo, edito nel 1584, essere il ritratto posseduto
dalla famiglia Botti quello della donna amata da Raffaello. « Dipinse ancora (egli dice parlando
del Sanzio) il duca Lorenzo e il duca Giuliano de' Medici, i quali ritratti sono in Firenze appresso
agli eredi di Ottaviano de' Medici, ed un ritratto bellissimo d'una donna molto amata da lui
sino alla morte si ritrova appresso a Matteo e Giovambattista Botti, fratelli, e figliuoli d'un altro
Giovambattista, giovani gentilissimi e virtuosi ». 3

E quel ritratto esisteva tuttavia nella casa medesima il 1591. In tale anno Francesco Bocchi
nel suo libro : Le bellezze della città di Firenze, parlando della « casa di Matteo e Gio. Battista
Botti, giovani ambedue di rare qualità », diceva che, « oltre esser bello l'edifizio e magnifico,
conteneva ancora alcune pitture di rara bellezza», e fra le altre notava: « Un ritratto di una
giovane di bel sembiante e leggiadro, dipinto da Raffael da Urbino, il quale è tenuto dagli ar-
tefici in grande stima; e siccome fu questo pittore ammirabile, così è l'opera nobile e famosa
appresso tutti ». 4

Fu quindi un grave abbaglio quello dell'abate cav. Tommaso Puccini, nominato nel 1793
direttore della R. Galleria di Firenze, quando mosso più da zelo e da desiderio di procu-
rarle lustro sempre maggiore, di quello che da giusti criteri e da diligenti investigazioni sto-
riche, si die a propalare di aver fatta una scoperta luminosa : di aver cioè ritrovato, che il
ritratto della donna amata da Raffaello, posseduto un tempo da Matteo Botti in Firenze, e del
quale si erano poi smarrite le traccie, esisteva nella R. Galleria degli Uffizi; ed era un ritratto
bellissimo di una femmina veduta fino alla cintura, che col braccio destro ignudo regge una pelle

1 Si congettura che si chiamasse Margherita, per
aver trovato quel nome scritto in una postilla di carat-
tere del secolo xvi ad un esemplare del Yasari, edizione

del 1568, posseduto dall'avvocato Yannutelli di Roma. Fu
però il Visconti il primo a metter fuoi'i quel nome,

nella sua Istoria del ritrovamento delle spoglie mortali

di Raffaello Sanzio, Roma, 1833.

2 Yasari, edizione Sansoni, voi. IY, p. 354 e seg.

3 Borghini Raff., op. cit., Firenze, Moucke, 1730,
p. 320.

4 Le bellezze della città di Firenze, scritte già da
M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli am-
pliate ed accresciute, Firenze, Gugliantini, 1677, p. 172
e seg.
 
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