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Archivio storico dell'arte — 4.1891

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Fasc. VI
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Ridolfi, Enrico: Di alcuni ritratti delle Gallerie Fiorentine
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https://doi.org/10.11588/diglit.18090#0484

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452

E. RIDOLFI

Non avendo eredi necessari, deliberò di istituire suo erede il granduca Cosimo II o i suoi
* figli, e tale determinazione affermò in un testamento autografo fatto il 15 settembre 1619, e
consegnato al notaio in presenza di molti testimoni; istituendo in esso esecutore testamentario
monsignore arcivescovo di Firenze, o i suoi successori nell'arcivescovato. 1

Cospicua eredità fu quella del marchese Botti, poiché, oltre al valore dei beni immobili e
degli stabili, erano le case e ville del marchese fornite di molti arredi di pregio, e di cose d'arte
non poche, quadri, arazzi, stoffe, stipi, argenti, libri, disegni di valenti artisti, e altri oggetti
preziosi, come si rileva dagli inventari di ciò che contenevasi nelle case e ville facenti parte
dell'eredità. 2

E fra i quadri trovasi un ritratto muliebre di mano di Raffaello, notato nel modo che se-
gue: « Un quadro in tela dipintovi drento una giovane sino a cintola, di mano di Raffaello da
Urbino, con adornamento di noce scorniciato ; alto braccia uno e mezzo, largo braccia uno e un
quarto; con sua cortina di ermesino rosso guarnita di frangia di seta rossa, e cordone di seta
simile ». In margine si legge: Si trova in Palazzo (Pitti) però non fu stimato.3

Questo è dunque indubitatamente il ritratto della donna amata da Raffaello, di che ragiona
il Vasari, e di cui parlarono il Borghini nel 1584 e Francesco Bocchi nel 1591.

Quando il Cinelli dopo ottantasei anni, cioè nel 1677, ripubblicava il libro del Bocchi con

1 Archivio notarile di Firenze, rogiti di ser Iacopo
Tinelli, filza IY : Testamenti mistici dal 1614 al 1636,
n. 4.

2 Archivio del Palazzo Pitti, Eredità del marchese
Botti, nis. n. 398.

I quadri erano moltissimi, e dalle stime fattene sem-
bra che dovessero esservene molti di pregio. Non sono
però nominati gli autori che di pochi. Oltre al ritratto
di Raffaello, sono notate due tavole di Andrea del Sarto:
una Carità e una Madonna col Bambino ; uno del Pol-
laiolo con « diverse Figure in atto di fabbricare, con
sua prospettiva di un palazzo .antico » ; due di Frate
Angelo (Angelico), Lo Sposalizio della Madonna e il suo
Transito; una di Leonardo da Yinci, entrovi una Bat-
taglia di cavalli e cavalieri, non finito (è nei magazzini
delle Gallerie, essendo giudicato una copia antica della
pittura incominciata da Leonardo nella gran sala della
Signoria); e più 270 pezzi di disegno di più valentuo-
mini.

Non si fa menzione negli inventari di quella tavo-
letta di Leonardo, che ai tempi del Bocchi vedovasi pure
in quella casa, e che egli diceva di eccessiva bellezza ;
rappresentava la Vergine col Bambino, che ci descrive
bello a maraviglia, vedendosi in esso un alzar del volto
singolare e mirabile. Sembra quindi che quando morì
il marchese Botti, non fosse più fra i suoi quadri.

Neil'inventario però della Galleria di Firenze del 1704
si trova descritto, nella camera detta di Madama, « un
quadro in tavola alto 2/3* di braccio, largo l/2 circa, di-
pintovi di mano di Lionardo da Vinci un paese con la
Madonna, che a sedere sopra un masso tiene con ambe
le mani Gesù Bambino nudo, che sta scherzando con
una pecorina» (Inventario cit., p. 140).

Ora quella tavoletta del Yinci, che potrebbe anche
essere stata donata al granduca dal marchese Botti du-
rante la sua vita, e però non figurare negli inventari

delle cose sue eseguiti dopo sua morte, non è più nella
Galleria, ne si sa cosa ne avvenisse. Ne può dirsi che,
forse riconosciuto in appresso non essere di Lionardo,
venisse attribuita ad altro artefice, perchè manca asso-
lutamente una tavoletta di quelle dimensioni e di quel
soggetto. Evvi bensì una tavola di maniera leonardesca,
figurante la Vergine col divin Figlio, che seduto in terra
accanto a lei scherza con un agnellino, volgendo in alto
la testa (n. 1013), dipinto giudicato di Bernardino Lumi;
ma non può essere quello descritto nell'inventario del-
l'anno 1704, perchè di dimensioni assai maggiori, e perchè
la Yergine non è seduta sul masso, ma sta in ginocchio
in un prato, mostrandosi poi di dietro a lei il piccolo
san Giovanni, pure in ginocchio, che si sporge quasi in
atto di voler riprendere l'agnellino che Cristo tiene stretto
fra le tenere braccia. Ne per soggetto, nè per misure
confronta quindi con la tavoletta descritta nella camera
di Madama.

Nella Galleria della villa Albani fuori di Roma esiste
una tavoletta che porta il n. 59, figurante la Vergine
col Bambino, e indicata nei cataloghi della villa come
opera di Andrea Salai, detto il Saldino; questa, nella
parte centrale posteriore, porta attaccato un cartellino
in cui si riferisce la descrizione della tavoletta di Leo-
nardo, che vedevasi un tempo in casa di Matteo e Gio.
Battista Botti, citandosi il libro: Le bellezze di Firenze.
Sotto poi alla traversa inferiore, e segnato sulla tavola
con la penna in inchiostro nero, leggesi il nome di Leo-
nardo scritto in questa guisa :

L'eonar d'auinx.

Fra i quadri dell'eredità Botti erano pure i ritratti
del marchese Matteo, del fratello di lui Gio. Battista, e
di Caterina de' Medici loro madre ; ritratti che possono
forse sussistere ancora fra i molti ignoti della Colle-
zione di ritratti e costumi.

3 Arch. del Palazzo Pitti, ms. cit., e. 13*.
 
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