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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Questioni d'arte
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0030
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i

LA DIREZIONE

sprecare denari, non trarremo dal suo spreco una norma del valore di un'opera. Così, se, ad
esempio, per iscopo di attrarre l'attenzione del pubblico, o per iscopo di speculazione, un indu-
striale americano facesse mostra di un ritratto portato via da una celebre galleria romana, e
l'avesse anche pagato una somma favolosa per eccitare più grandemente la curiosità altrui, noi
non potremo da ciò dedurre che l'opera valga la somma favolosa. I compratori delle opere d'arte
sono di molte specie : vi sono coloro che corrono dietro a larve di tradizioni, coloro che giuocano
arrischiatamente sur un'opera come sur un titolo di borsa, coloro che non guardano che alla
sua bontà intrinseca. A questi ultimi, men facilmente ingannati o ingannatori, non passerebbe
certamente per il capo la fantasia di dare molte e molte migliaia di lire per un ritratto del
Bronzino, anche se ottimo e immacolato, molto meno poi se nelle condizioni del preteso Cesare
Borgia. Tutti invece lo cambierebbero di gran cuore coi quattro quadri che il principe Borghese
gli ha surrogato.

L'articolo quarto dell'atto d'istituzione della galleria fidecommissaria Borghese cosi suona:
« Saranno egualmente compresi sotto la generale legge ed inalienabilità eziandio tutti gli altri
oggetti descritti nella nota contrassegnata lettera A, e tutti gli oggetti esistenti nel casino della
villa Pinciana, con la limitazione però, che questa proibizione di alienare non sia assoluta, e
che debba cessare quante volte volesse distrarsi uno o più oggetti il di cui prezzo riunito dovesse
servire per acquistare altro o altri oggetti in essa nota descritti, di eguale o di un pregio
maggiore. In questo caso sarà permessa l'alienazione, con condizione espressa, che l'oggetto o
gli oggetti acquistati debbano subentrare a quello o a quelli venduti, e formar parte del fide-
commisso. E perciò ogni volta che sarà venduto uno o più oggetti di quelli che esistono attual-
mente, e con il ritratto se ne sia acquistato un altro od altri, dovrà darsene notizia al Camar-
lengato o a qualunque altro Dicastero che lo rappresentasse, affinchè sia presa e notata memoria
di questa surrogazione ». Dunque i principi Borghese erano in diritto di sostituire al preteso
Cesare Borgia, descritto nella nota A, altri quadri di uguale o maggior valore. I principi Bor-
ghese tuttavia, prima di procedere alla sostituzione, hanno chiesto l'autorizzazione del Ministero
dell'istruzione pubblica, il quale si è rivolto per consiglio alla Commissione permanente di belle
arti. Questa dichiarò che la surrogazione poteva farsi, e fu fatta in modo degno della maggior lode,
perchè al preteso ritratto di Raffaello, e cioè al guasto Bronzino, furono sostituiti il Santo Stefano
del Francia, un tondo di Lorenzo di Credi, il San Cristoforo di Fiorenzo di Lorenzo, la Sacra
Conversazione di Lorenzo Lotto.

Fu una singolare fortuna che le quattro opere d'arte di assoluta proprietà privata dei
principi Borghese tornassero ad ornare la galleria, donde erano state tolte da parecchi anni, e
non senza lamento degli studiosi. Il senatore Giovanni Morelli, discorrendo dei quattro quadri,
fece voti perchè non fossero più a lungo sottratti all'ammirazione del pubblico ; e i suoi voti
sono stati esauditi, mediante il sacrifìcio di un dipinto che egli particolarmente mostrò di
tenere in poco conto. 11 Santo Stefano (tavola II) è la più delicata opera che mai escisse dalle
mani del Francia, con un colore che sembra di smalto, con una precisione nel segno degnissima
di un artista che maneggiava il bulino sovranamente, e con una profondità di espressione che
non si riscontra maggiore nelle altre numerose opere sue. Vi è negli occhi del martire lo spasimo,
nel raccoglimento della persona l'aspirazione al cielo. E un dipinto ove il Francia ancor giovane
trasfuse tutta la purezza del suo sentimento e de' suoi ideali, ove il maestro non trascurò cosa
alcuna, e rese a perfezione marmi, stoffe, dorature. Più tardi il Francia ottenne più plastica
forza e larghezza di contorni; ma quella sua pittura giovanile, senza convenzioni, studiata con
amore infinito, di intima bellezza, non teme confronti. Così fra le opere di Lorenzo di Credi
eccelle il tondo bellissimo, oggi divenuto parte della galleria fidecommissaria, di un rigore quat-
trocentistico meraviglioso, di finezza sorprendente (tavola III). E il quadretto di Fiorenzo di
Lorenzo, da alcuni attribuito alla giovinezza del Pinturiceliio, splende come se fosse tutto incasto-
nato di gemme, ha la freschezza di un'opera appena escita dalle mani del suo autore (tavola 1V ).

Infine la Sacra Conversazione di Lorenzo Lotto (tavola V) è un altro miracolo d'arte,
e una grande pagina storica della vita di quel celebre pittore. E un' opera de' suoi anni
 
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